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Guerre Globali, il racconto della guerra mondiale “a pezzetti”

Iraq, Siria, Gaza, Libia, Ucraina, Nigeria, Sud Sudan, Somalia. E l'elenco potrebbe continuare. Una guerra mondiale "a pezzetti" ha detto il Papa. Il numero del magazine in edicola la racconta a partire da una storia impressionante di una famiglia siriana

di Redazione

E oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: “Lei sa, Padre, che siamo nella Terza Guerra Mondiale, ma ‘a pezzi’?”». Parole pronunciate da papa Francesco sull’aereo di ritorno dalla Corea, il 18 agosto. Parole che si appoggiano su un’oggettività difficilmente discutibile: sono i numeri a parlare di questa folle epidemia che sta segnando con il sangue il momento di storia che stiamo vivendo. «Non lo dico per fare paura: si può fare uno studio empirico. Il livello di crudeltà dell’umanità, in questo momento, fa piuttosto spaventare», ha detto con il consueto realismo Francesco, rispondendo sempre ai giornalisti.

Una guerra mondiale a pezzetti: è una definizione che corrisponde ai fatti e ai numeri. Se sino ad ora si potevano leggere i conflitti dentro dinamiche geograficamente circoscritte, oggi quel tappo è saltato. La guerra con i suoi effetti, non solo economici, arriva dappertutto. Basti il dato reso noto dall’Unhcr sui morti nel Mediterraneo nei primi sei mesi del 2014: 1.889, di cui 1.600 solo negli ultimi tre mesi. È l’onda lunghissima delle guerre che non conosce più argini. Gran parte dei morti come pure delle migliaia che invece sono riusciti a sbarcare sulle coste italiane (108.172 a fine agosto), scappavano da terre in cui la guerra aveva reso impossibile la vita. La storia di Amjad Abdallah, e di sua moglie Tahani, raccontata da Daniele Biella nella servizio che apre la cover story (intitolato “Guerre Globali”) del numero di Vita magazine di settembre in edicola da venerdì è drammaticamente emblematica: siriani, in fuga dalla guerra, da tre anni anni erano a Tripoli con i loro quattro bambini, con vita e lavoro regolari. Anche lì però la guerra ha un’altra volta travolto le loro vite: chiusa la strada per un ritorno in patria (l’ultimo figlio nato in Libia non avrebbe potuto entrare in Siria) hanno scelto la strada dell’Europa. Ma nella traversata, con il rovesciamento del barcone hanno perso tutti i loro bambini…
Vittime di due guerre che in teoria erano state raccontate come “primavere” di una stagione di nuove libertà e che invece hanno generato la distruzione di due stati. Ma la guerra non è cosa che riguarda solo la Siria: se 191mila sono i morti dal 2011, è il numero dei profughi (circa 8 milioni su 20 milioni di popolazione!) a testimoniare come quella guerra abbia un risvolto globale.
 
In contesti così anche l’umanitario trova di fatto sbarrate le proprie strade. Nelle pagine che troverete in edicola, contesto per contesto, vi documenteremo anche le azioni di solidarietà in corso.

Ma, fuori da ogni retorica, è evidente come le strade della solidarietà siano diventate quanto mai impervie. Da una parte c’è la vastità dei disastri che ci si trova di fronte («Mai visto nulla di simile: mi è sembrato di rivedere le foto di Stalingrado», ha detto a Vita.it Francesco Rocca presidente della Croce Rossa, appena arrivato a Gaza); dall’altra c’è l’assoluta inaffidabilità di qualunque interlocutore, in quei contesti di guerra ormai endemica.

Ecco cosa potete leggere servizio “Guerre Globali”  che troverete in edicola da venerdì su Vita magazine di settembre.

Siria, dove siete bambini miei. L’incredibile vicenda di Amiad Abdallah e di sua moglie Tahani, siriani in fuga prima da Damasco e poi da Tripoli, che hanno perso i loro 4 figli nella tragica traversata del 2 agosto

Iraq, Sos Erbil. Le ong in trincea. Era la città simbolo del boom del Kurdistan. Ora è stata invasa da migliaia di profughi.

Libano, l’Isis bussa alla porta. Il prossimo bersaglio dell’esercito dello Stato islamico sarà il Paese dei cedri. Noi ci siamo stati

Gaza, il conto delle macerie. I numeri del disastro: 475mila sfollati, 5 miliardi di dollari per rimettere in sesto le infrastrutture.

Ucraina, l’esodo senza racconto. I nazionalisti anti russi purtroppo sono usati per fini strumentali da Nato e Usa.

Ebola, il virus non è il problema. Ma intanto a rischio di contagio ci sono già 20mila persone

Cooperazione internazionale, intervista al viceministro Lapo Pistelli: «Con la riforma della legge 49 abbiamo un’arma in più per intervenire nei contesti dove siamo chiamati a operare»


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