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Economia & Impresa sociale 

Bitcoin: giallo di fine estate

Torna d’attualità (ma in realtà lo è sempre stato) il tormentone Bitcoin, la moneta crittografa acquistabile con le tradizionali valute su internet

di Marco Marcocci

Lo scorso mese di maggio, per la prima volta dalla loro comparsa sulla scena mondiale, i Bitcoin furono l’oggetto delle attenzioni di Banca d’Italia che, pur rilevando che nel nostro Paese costituivano un fenomeno ancora contenuto, allertava sul fatto che «le monete virtuali non sono assimilabili alla moneta legale e i loro utilizzatori non sono tutelati dai rischi a esse associati». 

Infatti, a differenza delle monete correnti, i Bitcoin sono emessi non da autorità monetarie ma da programmi accessibili a patiti dell’informatica ed anche per questo acquisiscono un valore puramente fiduciario ed estremamente variabile «che non è controllato o garantito da alcun istituto di emissione centrale» e quindi i rischi per i detentori sono «non trascurabili».

Del resto la marcata fluttuazione del valore della moneta virtuale è legata a episodi come ad esempio il default di Nt.Gox, la maggiore piattaforma di scambi attaccata, sembra, da hacker.

I Bitcoin in circolazione sono attualmente circa 12,5 milioni, per un controvalore in euro pari a circa 6 miliardi, e anche se il loro valore si è contratto negli ultimi mesi rispetto al picco che aveva avuto a dicembre 2013, il loro utilizzo è in espansione. D'altronde non potrebbe essere altrimenti se si considera che sembra imminente l’apertura da parte di PayPal apre ai pagamenti con Bitcoin. Secondo quanto riportato dal Financial Times, infatti, PayPal inizierà a testare la possibilità di accettare la moneta virtuale e sta lavorando con Coinbase, società che produce un portafoglio in Bitcoin.

Poi ci sono i bancomat per Bitcoin, già diffusi all’estero, che ad inizio estate hanno fatto capolino anche in Italia. Questi sono veri e propri ATM che permettono di acquistare o vendere la moneta virtuale in modo legale attraverso uno schermo touch grazie a Bitstamp, una delle più grandi piattaforme mondiali di compra-vendita di criptovalute.

Ma il tormentone di questi giorni riguarda Satoshi Nakatomo, il misterioso inventore di Bitcoin, ossia colui che nel 2009 ha inventato i Bitcoin e del quale si conosce poco e niente, nemmeno se si tratta di uno pseudonimo o di un nome collettivo. Un hacker, tale Jeffrey con pseudonimo Savaged, ha annunciato di essere riuscito a entrare nell’account di posta elettronica del signor Satoshi Nakatomo e di essere risalito alla sua vera identità.

Lo scorso marzo il settimanale Newsweek aveva annunciato uno scoop pubblicando addirittura la foto di un sessantaquattrenne giapponese, tale Dorian Prentice Satoshi Nakamoto, residente in California e indicandolo come mister Bitcoin: La totizia di rivelò presto una bufala. Adesso il nuovo 007 Savaged (alias Jeffrey) si è detto disponibile a rendere nota l’identità dell’inventore della moneta virtuale dietro un compends di 25 Bitcoin, circa 9.100 euro. Per ora è stato reso noto l’indirizzo mail di mister Bitcoin che è satoshin@gmx.com che però non da più segni di vita.

Così, con questo giallo di fine estate la confusione e l’attenzione sui Bitcoin aumenta e sicuramente ci sarà anche chi sborserà i 9.100 euro, anzi 25 Bitcoin, per tentare di mascherare Satoshi Nakatomo.
 


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