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Solidarietà & Volontariato

La volontaria dell’anno, Papa Francesco e quei ragazzi in Ecuador

Parla Maria Luisa Cortinovis, insignita con il Premio del Volontariato internazionale FOCSIV 2014. «Questo premio è impegno, speranza. Questo premio significa che vale la pena prendere in mano quel libricino che è il Vangelo e seguire Gesù»

di Redazione

74 anni, sposata con due figli, originaria di Bergamo. Maria Luisa Cortinovis vive da 40 anni a La Troncal, in Ecuador, dove con la sua famiglia ha realizzato e porta avanti il Colegio San Gabriel, un progetto formativo unico nel suo genere in quella regione in cui i ragazzi necessitano di speranza e di opportunità. Per questo suo impegno è stata insignita con il Premio del Volontariato internazionale FOCSIV 2014, ed ha potuto incontrare Papa Francesco, in udienza privata. Raggiunta al telefono ecco cosa ci ha raccontato.
 

Maria Luisa in Ecuador, nel suo Colegio

Com’era la sua vita in Italia prima di partire per l’Ecuador?
In Italia lavoravo come segretaria. Sono partita quando avevo 25 anni. Ho sempre avvertivo il bisogno di fare di più per gli altri. Volevo abbattere le frontiere, volevo abbracciare una vocazione, un progetto di vita meraviglioso.

Perché l’Ecuador?
Non ho scelto io l'Ecuador, io e mio marito Sergio volevamo partire per andare ad aiutare persone che avevano bisogno e ci siamo messi in contatto con una associazione di volontariato di Milano, i Tecnici volontari cristiani, che ci ha formato per due anni che. Siamo arrivati in questo paese con la missione dei padri comboniani. Dopo tre anni quella scelta è diventata un impegno per tutta la vita.

Come hanno vissuto suo marito e i suoi figli questa scelta?
Mio marito era deciso a partire con me. Volevamo muoverci insieme verso la solidarietà e metterci al servizio degli altri. I nostri due figli Annamaria e Diego sono nati in Ecuador. Da sempre condividono con noi questa visione di vita dedicata agli altri. Adesso lavorano nel collegio San Gabriel.

Com’è nato il collegio?
Nella missione con cui siamo partiti c'erano sacerdoti e suore che realizzavano molto, noi volevamo fare altrettanto con una scuola tecnica che insegnasse un mestiere. Quest'anno i ragazzi sono 776: si studia grafica industriale, meccanica, elettronica, elettricità a livello professionale, il titolo di studio è riconosciuto dal ministero e consente di accedere all'università. La maggior parte degli insegnati di oggi sono ex alunni. La scuola è aperta a tutti, ogni ragazzo ha diritto a un futuro dignitoso. Non sono io a gestire il collegio. Siamo tutti una comunità e ognuno porta il suo aiuto che è di fondamentale importanza.

Com’è stato l’incontro con il Papa?
È difficile da spiegare con le parole. Mi ha guardata, mi ha stretto la mano. (Le si incrina la voce per l'emozione ndr). Quando ho detto Ecuador mi ha riguardata, mi ha dato ancora la mano e ci siamo capiti. Riparto il 16 dicembre per l’Ecuador: porto il suo sguardo nella nostra scuola.

Dove si trovava quando ha ricevuto il premio?
In Ecuador. È stata una gioia inaspettata. Questo premio è impegno, speranza. Questo premio significa che vale la pena prendere in mano quel libricino che è il Vangelo e seguire Gesù maestro per eccellenza.


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