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Il centro per immigrati di Lampedusa? Vuoto

Da ottobre a oggi coperto solo il 2% dei posti disponibili. Leonardo Sacco (Misericordie, l'ente gestore): «Il risultato dei pattugliamenti di Mare Nostrum e della modifica delle rotte migratorie»

di Redazione

Zero presenze; totalmente vuoto, se si escludono i 6 operatori fissi che vi lavorano. Così appare oggi il Centro per immigrati di Lampedusa. Dopo lo scandalo della doccia anti-scabbia e una procedura negoziata dalla Prefettura di Agrigento dal primo ottobre dello scorso anno, il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza dell’isola siciliana dal primo ottobre dello scorso anno è stato concesso in gestione alle Misericordie, che si sono aggiudicate il bando di gara della durata di un anno. Da allora però gli sbarchi si sono ridotti al lumicino, tanto che le statistiche parlano di  appena 263 presenze mensili ad ottobre, 86 a novembre, nessuna a dicembre e 89 presenze totali in questa prima metà del mese di gennaio. Tenendo conto di una capienza, che a regime con la conclusione dei lavori di ristrutturazione arriverà a 381 posti e che in base alle norma la permanenza di ogni ospite non può superare le 48 ore, si può calcolare che grosso modo il Cpsa di contrada Imbriacola in un mese potrebbe arrivare ad ospitare 6mila migranti, ovvero 21mila persone ogni tre mesi e mezzo a fronte delle 438 presenze effettive fin qui registrate (pari al 2% della capienza).

Come spiegare questi dati? Leonardo Sacco, vicepresidente nazionale delle Misericordie con delega all’immigrazione risponde così: «Da una parte c’è stata l’operazione Mare Nostrum che nella maggior parte dei casi prevedeva l’accompagnamento degli immigrati direttamente nei centri siciliani, dall’altra le rotte migratorie sono cambiate e si sono spostate più a est. Vedremo nei prossimi mesi, certo è che se i flussi rimangono questi occorrerà valutare il senso della nostra presenza a Lampedusa».

La gestione dei Centri di accoglienza per migranti però non è l’unica attività che le Misericordie vogliono fare nel settore immigrazione. Proprio di questo argomento  sta discutendo il Consiglio di Presidenza in questi mesi, riflettendo su un modello che preveda il coinvolgimento dell’intero Movimento nazionale nei vari ambiti d’intervento. L’obiettivo non è solo un protocollo operativo, ma la predisposizione di un vero e proprio progetto su larga scala che preveda l’aiuto e il sostegno ai migranti in tutti i settori e in tutte le fasi. Oltre alla gestione di grandi centri di accoglienza come quello di Crotone e Lampedusa, infatti, le Misericordie sono continuamente chiamate ad intervenire su problemi legati all’immigrazione su tutto il territorio nazionale, con azioni che vanno dalla gestione del centro sul territorio locale, fino all’accudimento della persona, con la donazione di vestiti e di beni di prima necessità.

«Ci siamo resi conto in questi ultimi mesi che le Misericordie non possono più essere solo degli operatori che eseguono un mandato» sottolinea il presidente nazionale, Roberto Trucchi. «Gli otto secoli di carità che stanno alle nostre spalle e l’esperienza che stiamo maturando da quando è sorto questo problema nel nostro Paese, ci chiamano ad affermarci con competenza anche nella fase più organizzativa di un settore che vede al centro, per prima cosa, l’uomo con le sue sofferenze». «Siamo solo all’inizio delle discussioni che porteranno alla definizione del percorso»,  continua Trucchi, «ma siamo convinti che questa sia la strada da percorrere».

 


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