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Accoglienza di qualità: le proposte delle associazioni

Oggi in sei città la nuova tappa del pool di associazioni che ha lanciato il manifesto "#5buoneragioni per accogliere i bambini e i ragazzi che vanno protetti". Occasione per avanzare delle proposte alle istituzioni e ai media

di Antonietta Nembri

Assicurare qualità e trasparenza nelle strutture di accoglienza dei minori fuori famiglia. È una delle richieste che il pool di associazioni che ha promosso il manifesto #5buoneragioni per accogliere i bambini e i ragazzi che vanno protetti (in allegato) ha avanzato oggi.

Le voci di Agevolando, Cismai, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Coordinamento nazionale comunità per minori (Cncm), Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini si sono alzate oggi, giovedì 29 gennaio, da Torino, Milano, Bologna, Napoli, Bari e Palermo e non solo per far conoscere il vero stato dell’arte – lontano mille luci dai luoghi comuni e dalle strumentalizzazioni – ma anche per ribadire alcune proposte rivolte alle istituzioni (nazionali e regionali) e agli stessi media. Il tour per raccontare le storie e i dati dei minorenni allontanati dalla propria famiglia, dei loro genitori e degli operatori che se ne prendono cura, proseguirà nelle prossime settimane. I prossimi appuntamento sono ad Ancona il 27 febbraio e, infine, a Firenze il 9 marzo, all’Istituto degli Innocenti.

Ma cosa chiedono le sei associazioni? Investimenti adeguati per l’infanzia e la famiglia. Una richiesta rivolta al governo perché i tagli della spesa sociale e sanitaria «stanno compromettendo la tenuta del sistema di protezione dell’infanzia in Italia». Sempre al governo si chiede ormai da tempo di «definire con “linee guida nazionali” i criteri di appropriatezza delle diverse tipologie di servizi di accoglienza residenziale dei minorenni che non possono stare nelle loro famiglie, gli  standard di qualità che ne devono orientare il funzionamento, le  modalità di controllo rispetto  alla gestione».  

Non mancano richieste rivolte alle Regioni, a partire da appropriati “piani socio-sanitari” sulla prevenzione delle fragilità genitoriali con interventi di supporto adeguati alle famiglie. Un modo per limitare il ricorso dei minori dal loro nucleo familiare e allo stesso tempo intervenire tempestivamente a protezione del minore. Ma soprattutto, alle Regioni, viene chiesto un pagamento “adeguato e puntuale” delle rette di inserimento nelle comunità, ma anche rinforzare l’istituto dell’affido familiare utilizzandolo in modo appropriato.

Al Parlamento si chiede di intervenire affinché migliori con interventi legislativi il funzionamento della magistratura minorile.
Dalle richieste non sono esenti i media. A stampa e tv si chiede di «promuovere una cultura che non amplifichi in modo strumentale le drammatiche vicende di  vita di bambini e adolescenti segnati da gravi problemi nelle loro famiglie. La ricerca spasmodica di colpevoli, persecutori, vittime e salvatori  – si sottolinea – possono certamente riempire una pagina di  giornale o suscitare indignazione in un servizio televisivo, ma non rappresentano mai la complessa  vicenda di relazioni difficili, spesso segnate  da violenza, che vanno comprese e non manipolate con  semplificazioni a volte  terribili».
E quanto si è visto in tv nelle ultime settimane (vedi articolo) sta proprio a dimostrare quanto lontano siano dalla realtà il sensazionalismo o le cifre sparate a caso.
 


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