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Homeless quanto mi costi? Così la Florida ha deciso di mettere su case

Ogni persona senza fissa dimora permanente costa mediamente 31.065 dollari all’anno per ogni residente dello Stato americano. Se invece avessero almeno un tetto i costi sarebbero ridotti del 70%. Così è nato un piano articolato con al centro le organizzazioni non profit

di Dario Sabaghi

Arthur ha lavorato per quindici anni come conducente di uno scuolabus in un paese della contea di Hillsborough (Florida, USA). I successivi dieci, li ha passati dentro un’azienda di vendita al dettaglio di prodotti fai-da-te e bricolage. Quattro anni fa, dopo un intervento al cuore, gli avevano diagnosticato un’insufficienza cardiaca congestizia, che si verifica quando la funzione di pompa del cuore non riesce a soddisfare le esigenze del corpo. Non potendo più lavorare, Arthur si era ritrovato anche senza casa e aveva iniziato a vivere per strada, tra le palme e sotto il sole della Florida, su una sedia a rotelle.

La storia di Arthur è cambiata quando ha ricevuto i primi aiuti dai volontari della Volusia/Flagler County Coalition for the Homeless, una organizzazione non-profit che sono intervenuti su tre fronti: l’hanno aiutato in ambito medico, gli hanno fornito un’assicurazione per persone con disabilità e gli hanno dato un’abitazione permanente. Tutto questo è stato possibile grazie ad un lavoro di cooperazione tra le diverse strutture del territorio. Un volontario l’ha portato in ospedale dove ha ottenuto una cartella clinica. Intanto, l’associazione ha fatto in modo che Arthur ottenesse un’abitazione.

In Florida sono presenti 28 lead agency, cioè organizzazioni che si occupano del cordinamento del lavoro e dei servizi delle member agency, associazioni di volontariato che si interessano di vitto, alloggio e assistenza, e sono presenti nelle 67 contee dello stato. Tutte con un unico obiettivo: aiutare i senzatetto a cominciare una nuova vita.

Lo Sunshine State, come viene soprannominata la Florida, è uno degli stati federati con la più alta concentrazione di senzatetto, insieme allo stato della California e a quello di New York. Secondo il rapporto 2014 del Council on Homelessness, l’organismo statale che si occupa delle persone senza fissa dimora, 41.335 persone vivono per strada o in alloggi d’emergenza. Il numero è sensibilmente diminuito se si pensa che nel 2008 erano nella stessa condizione 59.034 senzatetto.

La maggior parte sono uomini di un’età compresa tra i 24 e i 60 anni, non hanno una famiglia o dei bambini e il 14 per cento dei senzatetto che hanno partecipato ad un sondaggio (28.113 interviste) sul servizio militare svolto, sono veterani.

Nella stessa indagine svolta dal Council on Homeless, su 13.627 intervistati, il 26.1 per cento ha disabilità fisiche, il 29.8 per cento ha problemi psicologici e il 37.1 per cento ha problemi legati all’alcool. Ma quello che tiene a specificare il rapporto, è che alcuni degli intervistati potrebbero avere più di un solo disturbo.

La Coalition for the Homeless of Central Florida è un’organizzazione che aiuta famiglie con bambini, donne e uomini sprovvisti di una sicurezza economica. Muffet Robinson, responsabile alle pubbliche relazioni, racconta che molti senzatetto vengono in Florida perché sono incentivati da un clima favorevole. Inoltre sperano di trovare un lavoro. “A molti di questi vengono fatte promesse lavorative che però alla fine non vanno in porto”. Infatti, il 48 per cento delle persone che rimane senza casa deve questa situazione a problemi finanziari o legati al lavoro.

Uno dei principali strumenti su cui molte organizzazioni impiegano i loro sforzi è il reinserimento sociale attraverso il lavoro. L’associazione Okaloosa Walton Homeless ha avviato un programma per il reinserimento nel mondo del lavoro dei veterani di guerra e delle loro famiglie. Oltre ad aumentare le competenze e le capacità lavorative, l’organizzazione offre loro anche un periodo di formazione e un aiuto economico per le spese di trasporto e gli fornisce licenze e certificati, qualora questi siano richiesti. Si chiama “work therapy”, terapia del lavoro, e ha il fine di aiutare i senzatetto attraverso un impiego. Molte di queste organizzazioni che investono su questa forma di aiuto, vincono appalti pubblici e offrono allo stesso tempo una possibilità lavorativa retribuita e un servizio sociale alla comunità.

La Goodwill Industries è una organizzazione non-profit americana presente anche in Florida, che ha fatto della solidarietà un vero e proprio network aziendale. Assume veterani, persone con problemi economici o con disabilità, fornendogli quelle conoscenze in grado di reintrodurli nel circuito del mercato del lavoro. Tutto era iniziato nel 1902, quando Edgar Helms, un pastore metodista, decise di raccogliere oggetti usati e vestiti dai quartieri benestanti e darli ai più poveri per farli riparare. Gli oggetti riparati vennero venduti o dati a chi li aveva riparati. Questa è la filosofia del “a hand up, not a handout”, dai una mano, non elemosinare. Oggi è anche presente un network di mercatini dell’usato che applicano questa idea per autofinanziarsi e dare lavoro a chi ne ha bisogno. Sono presenti sia in Florida che nel resto degli Stati Uniti e in altri stati del continente americano.

L’attività di queste associazioni non-profit sono finanziate da donazioni da parte della comunità del territorio a cui queste appartengono. Altri finanziamenti vengono invece dallo stato della Florida per specifici progetti. Inoltre, molte associazioni puntano sulll’attività di raccolta fondi (fund raising) organizzando eventi. Un esempio è il Hearts of Gold Concert organizzato Coalition for the Homeless of Central Florida: un concerto che si terrà a maggio 2015 per promuovere l’attività dell’associazione e che è stato sponsorizzato da molti enti ed aziende, tra le quali la Walt Disney e la catena alberghiera Hilton.

I senzatetto della Florida non sono solo a contatto con le organizzazioni non-profit. Molti normali cittadini, comunità religiose e servizi comunali svolgono un costante lavoro di assistenza. Anche organizzando banchetti all’aperto o regalando indumenti. Iniziative che, qualche volta, possono costare caro.

 

Nella città di Fort Laiderdale, capoluogo della contea di Broward (sud-est della Florida), dalla fine di ottobre 2014, è passata una ordinanza che vieta di dare a mangiare ai senzatetto negli spazi pubblici. Chi non rispetta questa ordinanza rischia fino a 60 giorni di carcere. Micah Harris è co-fondatore del Peanut Butter and Jelly Project, un progetto che consiste nella preparazione di sandwich con marmellata e burro di arachidi: insieme ad una banana, a dei pretzel e a una bottiglietta d’acqua, vengono venduti a un dollaro. Insieme a sua moglie, a suo figlio e ad alcuni volontari è riuscito a togliere dalla strada 36 persone, che stavano “letteralmente morendo di fame”, ha detto Harris, ai microfoni di una TV locale, aggiungendo che questa legge è “atroce, disgustosa”. Lo scorso novembre, nella stessa città, sono stati arrestati due preti e un volontario veterano di 90 anni: da questo episodio ne è scaturita una grande protesta. Le autorità della città si sono limitate a descrivere questa legge come un intervento sulla sanità pubblica e misure di sicurezza.

Questo è uno dei casi in cui il volontariato confligge con le leggi di città, contee e stati. Il Dipartimento della Casa e dello Sviluppo Urbano degli Stati Uniti d’America (HUD)  è il dicastero federale che si occupa, tra le altre cose, anche dell’assistenza persone senza fissa dimora. Si limita però a sovvenzionare i programmi dei vari stati senza entrare in merito alla legge. Infatti, nel 2013 la Florida ha ricevuto una sovvenzione di quasi 83 milioni di dollari che sono stati utilizzati per più di 327 progetti a favore dei senzatetto.

Quando si parla di senzatetto si deve parlare anche di soldi. Sì. Perché hanno un costo. Lo scorso maggio, il Central Florida Commission on Homelessness ha pubblicato un rapporto  che mostra come ogni persona senza fissa dimora permanente costa mediamente 31.065 dollari all’anno per ogni residente delle contee della Florida centrale. Lo studio, condotto dalla Creative Housing Solutions, una società di consulenza, ha stimato questa cifra in base ai costi medici, agli eventuali costi detentivi e tenendo presente i costi di altri servizi come la riabilitazione da alcool e droga. Se si desse un’abitazione a queste persone invece, la spesa pro capite si abbatterebbe a 10.051 dollari per anno, una diminuzione del 67,65 per cento.

Per le persone senza fissa dimora avere una casa non significa solo avere un tetto sulla propria testa. Un’abitazione è anche uno strumento di assistenza sociale che aiuta i senzatetto a risolvere quei problemi legati alla salute (alcool, droga, disabilità fisiche e malattie mentali), oltre che dare una sicurezza sociale. Ecco perché molte organizzazioni non-profit stanno investendo sulla costruzione e sulla riabilitazione di unità abitative per permettere una degna esistenza alle persone che vivono ancora in strada.

I costi di queste abitazioni si stimano intorno ai 10 mila dollari all’anno ciascuna. Lo scorso dicembre, il Florida Hospital ha donato 20 milioni di dollari per sostenere queste iniziative.

I problemi legati alla droga, all’alcolismo, alle violenze, possono essere risolti se, e solo se, queste persone possono ritrovare quell’atmosfera e quella sicurezza idonea a concentrarsi sui problemi per risolverli. Una casa.

Nicole ha 41 anni, è di origine italiana e vive in una città della contea di Orange. I suoi capelli castano scuri si adagiano sulle spalle e i colori degli occhi tra il verde e l’ambra le regalano una luce, che è rimasta offuscata per due mesi, durante i quali ha vissuto come un senzatetto. Non ha mai finito il college perché si è voluta dedicare ad altre attività: il furto e la droga. Lavorava per comprarla. Rubava per acquistarla. Dopo aver girato gli Stati Uniti ed essere ritornata nella sua città, il suo amico che la ospitava era rimasto senza casa e Nicole non sapeva dove andare.

La fortuna di aver ricevuto un rimborso di 400 dollari le ha permesso di trovare rifugio in un hotel dove pagava 180 dollari a settimana. Dalla sua finestra vede ogni giorno molti senzatetto che dormono per strada. “I senzatetto hanno due scelte: dormire per strada o in un rifugio per senzatetto. Ma devi essere sobrio per dormire in queste strutture” dice Nicole, aggiungendo però, che molti di questi si preoccupano prima di tutto di droga o alcool, poi di dove dormire. E lei lo sa, perché ragionava come loro prima di disintossicarsi dalla cocaina.

Nicole racconta anche di come una parte della comunità della città in cui vive aiuti queste persone. Le chiese si coordinano tra loro affinché la distribuzione dei pasti possa avvenire sempre. Ci sono molti volontari ma anche una parte della comunità che vede i senzatetto letteralmente come rifiuti. E i problemi nei rifugi non mancano perché alcuni di questi sono molto trascurati.

 

Nonostante i suoi problemi di salute le hanno fatto perdere molte opportunità lavorative, adesso Nicole sta meglio e continua a combattere per cambiare la sua vita. Lo fa anche nella sua stanza dell’albergo dove vive, gestendo un blog personale su Facebook dove condivide la sua esperienza giornaliera di senzatetto, raccontando la sua storia e quelle delle persone che ogni giorno conosce e con le quali condivide gli stessi problemi e lotta per riconquistare la propria vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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