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Cooperazione & Relazioni internazionali

«In Nepal tra orfani e solidarietà spontanea»

Parla Giorgio Zucchello, responsabile cooperazione di WeWorld, «tutti i nostri operatori stanno bene. Siamo già al lavoro per capire quali nostri progetti siano sopravvissuti e quali ricostruire. Intanto lavoriamo ad un coordinamento con le altre ong e ci impegniamo per i ricongiungimenti familiari»

di Lorenzo Maria Alvaro

«La paura è ancora alta, perché la terra non ha smesso di tremare. Abbiamo recuperato tutto il nostro coraggio e la nostra forza per soccorrere immediatamente le persone, i bambini soprattutto. La luce va e viene, i collegamenti telefonici sono tutti saltati, gli acquedotti completamente distrutti. L’affollamento degli ospedali rende difficile poter aggiungere altri pazienti. Abbiamo bisogno di tutto, coperte, cibo, acqua…» così racconta da Kathmandu Paolo, un cooperante di WeWorld, in una delle rare e difficoltose comunicazioni con l'Italia raccontava alla sede centrale la situazione. Un rapporto drammatico che racconta di uno scenario da fine del mondo. Vita.it ha intervistato Giorgio Zucchello, responsabile cooperazione di WeWorld per fare il punto sulla situazione e capire come si muoverà la macchina degli aiuti nei prossimi mesi.

Qual è il vostro bilancio dopo la tragedia?
In questo momento WeWorld ha sul posto una decina di operatori. Oggi possiamo dire che siamo un po' più tranquilli nel senso che sia i tre dello staff espatriato che il personale locale sono in sicurezza. Non abbiamo avuto né feriti né deceduti. Siamo riusciti a contattare tutti e sappiamo che stanno bene. Ovviamente molti di loro non hanno più una casa e tutti per motivi di sicurezza vivono per strada.

Come vi state muovendo in queste ore?
Stiamo, come prima cosa, cercando di capire cos'è successo delle sedi in cui stavamo lavorando. Perché tutti i nostri progetti non erano a Kathmandu ma nei distretti periferici. Stiamo cercando di contattare, con grandissime difficoltà, i nostri partener locali. Le comunicazioni non funzionano quindi si tratta di un lavoro lungo e difficile. L'unica cosa che sappiamo, notizia di ieri sera, è che nella zona di Pokhara i nostri progetti non hanno subito danni. WeWorld ha una rete di 80 scuole nella zona. Quindi adesso per noi è captale capire quante e quali scuole sono ancora funzionanti e quali invece vadano ricostruire. Una volta fatto il bilancio ci metteremo all'opera. Bisogna considerare che i beneficiari complessivi dei nostri interventi in Nepal erano 30mila persona tra bambini e insegnanti. Dobbiamo rimettere in funzione il servizio prima possibile. 

Quindi il vostro impegno è concentrato sulla riattivazione del vostro servizio scolastico?
Quello che è il nostro obbiettivo principale. Poi siamo impegnati su altri fonti. Innanzitutto stiamo lavorando per creare un coordinamento con le altre ong. Abbia o già preso accordi con Gruppo per le relazioni transculturali, Asia e Ccs, tutte realtà che operano in Nepal. Un coordinamento locale è fondamentale per fare in modo di rendere l'intervento umanitario e di ricostruzione più corale ed efficace. In queste situazioni infatti la cosa più difficile è avere una logistica efficiente.

La situazione, come si evince dalle immagini è drammatica. Esiste qualche criticità più impellente delle altre?
La situazione generale è oltre il disastro. Mi aspetto che i dati, sia sui decessi che sui danni, si raddoppino rispetto a quelli che circolano in queste ore. Questo perché il conteggio non sta tenendo conto dei villaggi intorno alla capitale. Si tratta di un territorio molto popolato. Quando i soccorritori riusciranno a raggiungere queste zone più periferiche sapremo i veri numeri del disastro. Oltre a tutto quello che riguarda ogni emergenza umanitaria qui il tema più caldo sono le famiglie disperse. Ci sono tantissimi bambini isolati, soli. Una cosa su cui stiamo cercando di organizzarci è proprio il recupero di questi bambini. Cwin, un'altra organizzazione che opera da anni in Nepal, che già gestiva una help line per i bimbi di strada, ha messo a disposizione il suo network per facilitare i ricongiungimenti familiari.

Gli aiuti internazionali stanno arrivando?
La macchina degli aiuti internazionali si sta muovendo. In queste ore arrivano tende, cibo, acqua e sapone. Tutte le cose basilari per sopravvivere. Nel nostro piccolo anche noi abbiamo partecipato distribuendo beni e aiuti. Un modo per esprimere vicinanza. Avevamo la possibilità di farlo e l'abbiamo fatto, anche se non c'entra col nostro impegno in senso stretto.

Com'è il clima? La popolazione come si comporta, come reagisce?
Su questo ci terrei a sottolineare una cosa che mi hanno raccontato ieri. C'è un'impressionante solidarietà tra vicini. Una prossimità commovente. La città non è stata rasa totalmente al suolo. C'è chi ha avuto la fortuna di avere la casa ancora in piedi. Questa gente ospita e aiuta chi invece ha perso tutto. È il motivo per cui tutti, nessuno escluso, hanno trovato sostegno e un tetto. Grazie a questa solidarietà sociale spontanea.

Avete attivato qualche raccolta fondi?
Avremo bisogno di supporto e di aiuto per ricostruire. Su questo faremo delle campagne mirate. In questo momento è attiva una raccolta attraverso il numero 848.883.388  

 


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