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Economia & Impresa sociale 

Becchetti: «L’Europa rischia di sprecare il Quantitative Easing»

Secondo l’economista l’acquisto dei titoli da parte della Bce non supportati da altre leve rischiano di risultare inutili. «Gli Usa per far fronte agli stessi problemi hanno varato anche il Tarp e una politica fiscale espansiva. Così sono usciti dalla crisi. In Ue è tutto fermo»

di Lorenzo Maria Alvaro

È in corso a Bruxelles un Ecofin sotto tono. La riunione dei ministri dell'economia dei 28 di oggi ha in agenda temi scottanti come la questione greca e la ripresa economica della zona euro. Ma stando alla cronaca di quello che sta succedendo non sembrano trapelare novità rilevanti. Per capire questo immobilismo abbiamo parlato con Leonardo Becchetti, docente di Economia Politica all’Università di Roma.

Oggi è in corso l’Ecofin. Non sembra arriveranno novità rilevanti dall’incontro…
Il rischio che vedo è che vada sprecata l’opportunità del Quantitative Easing

In che senso?
Dopo la crisi gli Usa sono riusciti ad affrontare bene la questione con tre mosse: il Tarp (l'acquisto con fondi pubblici e privati dei titoli tossici ndr), il Quantitative Easing (acquisto di titoli di stato ndr) e una politica fiscale espansiva. Così sono passati dal 10% del rapporto Deficit-Pil, al 3% di oggi. Noi invece abbiamo varato il QE ma senza affiancarlo ad altri strumenti.

E qual è il motivo secondo lei?
Da una parte L’Ue non è in grado di mettere in campo questo tipo di leve perché sulla politica fiscale non c'è unità di intenti ed è evidente come a alla Germania non conviene che vengano varate soluzioni di quel tipo. Adesso il rischio concreto è di sprecare questo sforzo.

Cosa si potrebbe fare?
Ci sarebbe il piano Juncker che però fa fatica a partire perché le risorse a disposizione non ci sono e ci vorrebbe un coinvolgimento di privati. Ma è una manovra che non permette rendimenti alti e quindi non è un investimento interessante. C'è poi il grande problema del sistema bancario

In cosa consiste?
Che le banche non fanno più credito. Le banche europee hanno tassi troppo bassi e il peso delle sofferenze enorme. Questo spiega la flessione del 2% di questi mesi, nonostante la mini ripresa, dei crediti bancari. Avremmo bisogno di banche che facciano le banche.

Come si può risolvere questo problema?
Dividere tra banche di mercato e banche finanziarie prima di tutto. E poi ci sarebbe bisogno di una biodiversità bancaria più forte, mentre il Governo Italiano le ha ridotte. Penso alla riforma delle Bcc che rischia di snaturare il credito cooperativo e quella delle popolari che rischia di farle sparire.

Un po’ di denaro, parecchio, potrebbe arrivare dalla Tasse sulle Transazioni Finanziarie…
Sì, c’è un milione di firme che abbiamo raccolto con la Campagna ZeroZeroCinque per la sua introduzione. Al Governo interessano? Sarebbe bello capirlo. Da lì avremmo degli introiti statali fino a 4/5 miliardi di euro l’anno. Potrebbe essere interessante ragionare su questo orizzonte. Anche perché bisogna cambiare la finanza, Deve finire questa autoreferenzialità finanziaria. Bisogna che la finanza torni al servizio del mercato.

C’è poi la partita greca. Cosa ci dobbiamo aspettare?
Quello greco è solo un problema politico. Si sa benissimo che la Grecia non può pagare. Si tratta di farle un condono e darle il tempo di ripartire. Il problema è che più tarda questo accordo più la situazione rischia di scoppiare. Nessuno vuole la rottura che sarebbe dannosa per tutti. Devono solo mettersi d’accordo sulle fette della torta. Speriamo facciano in fretta

 


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