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Cooperazione & Relazioni internazionali

Guerra agli scafisti, si farà solo in mare

Sarà un intervento sul modello di quelli adottati nei confronti dei pirati somali. È questo il risultato del vertice dei ministri della Difesa e degli Esteri Ue. Nessun intervento di terra e missioni per distruggere sulla costa africana le imbarcazioni. La guida dell'operazione sarà italiana. Ancora incertezza invece sulle quote per la redistribuzione dei migranti

di Lorenzo Maria Alvaro

A Bruxelles il vertice dei ministri della Difesa e degli Esteri per il primo via libera all'operazione Eunavfor Med si è appena concluso. L'esito molto atteso a sorpresa esclude interventi di terra e le tanto invocate missioni chirurgiche per distruggere le barche die trafficanti direttamente sulle coste africane. La linea ricalca quello che era stata l'operazione nei confronti dei somali. Solo operazioni in mare. La guida della flotta europea sarà italiana, il candidato è l'ammiraglio Enrico Credendino. L'operazione sarà lanciata a giugno, non prima però di aver incassato anche il avvallo avvallo giuridico-politico del Consiglio sicurezza ONU, che si attende per fine mese. Un via libera necessario in mancanza di un governo libico cui fare riferimento.

«L'approccio dell'Unione sarà composto da una fase interna e una esterna», ha specificato il capo della diplomazia Ue Federica Mogherini. «Per quello che riguarda la fase interna consiste nel rafforzare Triton e Poseidon. «Quella esterna», ha specificato, «ha invece due fronti: migliorare partenariato con Unione araba e Unione africana per gestire meglio i flussi di migranti e il rispetto del diritto internazionale nello smantellare i traffici».

«Il lancio dell'operazione avverrà dopo il Consiglio degli affari esteri UE di giugno», ha specificato Mogherini, «per questo servirà il quadro giuridico idoneo per tempo. Si tratta di un record assoluto sui tempi decisionali».

Saranno quattrro le fasi dell'operazioni:

  1. Condividere informazioni e intelligence
  2. Bloccare e ispezionare i barconi
  3. Rendere inutilizzabili i barconi

Sul terzo punto Mogherini ci ha tenuto a sottolineare come, «la questione fondamentale non è distruggere i barconi, ma distruggere il modello di business dei trafficanti, rendendo inutilizzabili i barconi. Per questo non si parla di distruzione ma rendere inutilizzabili gli strumenti di morte».

Le reazioni italiane
«La pace non si porta con un'invasione», ha sottolineato il Matteo Renzi, «ma serve un controllo internazionale delle coste libiche per evitare uno “schiavismo” da parte dei trafficanti di essere umani». Il ministro degli Esteri Gentiloni ha chiarito che «né la missione europea, né l'eventuale risoluzione dell'Onu prevedono un intervento militare», ma si “autorizza” soltanto «la confisca e il sequestro di barconi in mare e l'individuazione, attraverso meccanismi di intelligence, di barconi in acque territoriali prima che imbarchino migranti». Secondo le indiscrezioni, la bozza di risoluzione Onu prevede la possibilità per le forze speciali di intervenire sulle coste libiche per rendere inutilizzabili i mezzi degli scafisti.

La nuova ondata dei migranti
Intanto, in attesa che l'agenda Ue con le novità e le quote per la distribuzione dei profughi sia ratificata lunedì prossimo dai ministri degli Esteri e dell'Interno dei Ventotto, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha avvertito che nei prossimi mesi sono in arrivo in Europa non meno di 250/300mila migranti. Del resto anche in Asia un'altra emergenza migranti rischia di causare una tragedia di proporzioni epiche: secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), almeno 25.000 persone sono scappate a bordo di barconi malconci dal Bangladesh e dal Myanmar solo nei primi tre mesi del 2015, lo stesso numero registrato in tutto il 2014. Sono giorni, ormai, che migliaia di bengalesi e birmani della minoranza musulmana e perseguitata Rohinga, vengono letteralmente rimpallati tra le autorità di Indonesia, Thailandia, Myanmar e Bangladesh. I “boatpeople” carichi di centinaia di disperati sono alla deriva nelle acque delle Andamane, palleggiati da una riva all'altra. Nessuno li vuole e i governi sembrano anzi fare a gara tra chi li rifornisce di carburante, cibo ed acqua, a patto che non entrino nelle loro acque. Anzi: i traballanti barconi vengono di proposito trainati a largo e diretti verso i Paesi confinanti. A bordo c'e' gente cosi' disperata, perché in mare magari da settimane, che beve la propria urina per dissetarsi. E già ci sono stati morti, i cui cadaveri sono stati gettati in mare. L'ultimo episodio riferisce di 712 profughi che le autorità indonesiane sono stati costretti ad accogliere – per ora – perché la barca a bordo della quale si trovavano è affondata e i pescatori di Aceh li hanno generosamente tratti in salvo.

I dati di Frontex
Nel 2014, solo lo 0,5% di tutti i passaggi illegali delle frontiere registrati dai Paesi dell'Unione europea sono avvenuti lungo i 6 mila chilometri dei confini orientali dell'Unione, pari a 1.275 immigrati. È il dato diffuso da Frontex, che ha pubblicato l'analisi annuale sulle frontiere ad Est dell'Ue. «La crisi in Russia ha portato a un calo dei flussi regolari», si legge nel rapporto, «con la debolezza del rublo che riduce il numero di lavoratori e compratori russi che attraversano i confini. La tendenza si è accentuata alla fine dell'anno scorso». È invece aumentato il numero di viaggiatori al confine con l'Ucraina, nonostante la crisi delle regioni orientali del Paese. Frontex sottolinea che proprio la situazione in Ucraina, con le sue conseguenze sull'economia Russia e la sua politica di migrazioni, rimane il più importante fattore di incertezza per il futuro della regione.

Profughi. Spagna, Francia e Ungheria contro le quote
La Spagna ha criticato i criteri del sistema di quote per la redistribuzione dei rifugiati previsto dalla Commissione Ue nella sua agenda per l'immigrazione. «Siamo assolutamente preparati a fare uno sforzo di solidarietà, ma questo sforzo deve essere proporzionato, giusto e realistico e a mio avviso i criteri stabiliti dalla Commissione non lo sono», ha dichiarato il ministro degli Esteri spagnolo, Jose Manuel Garcia Margallo, citato dai media iberici. Parlando da Bruxelles, a margine della riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa dell'Unione, Margallo ha spiegato che i criteri non tengono conto dell'alto tasso di disoccupazione spagnolo, degli sforzi già compiuti per accogliere i richiedenti asilo e «del grande sforzo che stiamo facendo per controllare le migrazioni dal Marocco, dalla Mauritania e dal Senegal che hanno impatto sull'intera Ue». Contro il sistema delle quote si eranoi già schierati Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e, per ultima, anche la Francia.


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