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Economia & Impresa sociale 

Guerini: «Mafia Capitale, ecco come uscire dall’angolo»

Intervista al portavoce dell'Alleanza delle cooperative sociali: «La mia ricetta? Basta alle maxi cooperative e ai mega appalti. Occorre tornare ai nostri valori fondanti formando una classe dirigente giovane legata alle radici della nostra esperienza»

di Redazione

Non devono essere giorni facili per il presidente di Federsolidarietà/Confcooperative e portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali. Giuseppe Guerini in queste ore sta preparando la due giorni di Assisi (18/19 giugno) che celebrerà il trentennale della prima Assemblea delle cooperative sociali di Confcooperative. Previsti oltre mille cooperatori sociali. Sull’evento però incombe l’ombra lunga di Mafia Capitale.

Guerini, ad oggi Confcooperative non ha ancora preso emesso alcun comunicato ufficiale su questa seconda tranche di arresti. Come si spiega questo basso profilo?
Non abbiamo emesso alcun comunicato semplicemente perché la nostra posizione non cambia rispetto a dicembre. La situazione che abbiamo davanti agli occhi è uno schifo. Lo abbiamo detto allora, lo ribadisco oggi. Da parte nostra prenderemo tutti i provvedimenti necessari per arginare uno scandalo che sta mettendo a rischio la reputazione di un mondo di cooperatori che nella maggioranza dei casi lavora con passione per ricostruire il tessuto sociale di questo paese.

Cosa intente per “provvedimenti necessari”?
Fino ad ora non è successo, ma se qualche nostra cooperativa sarà coinvolta nella vicenda non esiteremo a procedere all’espulsione. La Cascina, Solco Roma e Solco Calatino, non appartengono direttamente alla nostra rete. Ma lo ribadisco, se sarà necessario saremo durissimi. Nella consapevolezza però che non è questa la chiave per risolvere il problema.

Qual è la strada giusta allora?
Ad Assisi dovremo rilanciare con estrema forze il nostro codice etico. A darci una mano ci sarà anche un magistrato indipendente e autorevole come Gerardo Colombo. A noi serve una svolta, prima di tutto culturale, educativa. Dobbiamo formare una classe dirigente indissolubilmente legata ai nostri valori e alle nostre radici. Faccio un esempio, che so non piacerà a tutti: le grandi concentrazioni, le maxi cooperative non hanno nulla a che fare con la nostra filosofia e non sono utili alle comunità.

Avete annunciato che quando partirà il processo Mafia Capitale, vi costituirete parte civile. Conferma?
Sì, credo proprio che lo faremo.

Vita magazine questo mese ha pubblicato un’ampia inchiesta sugli appalti sul welfare. Viene fuori che in città come Roma e Milano, gli affidamenti diretti o negoziati sfiorano il 100%…
La regolamentazione delle gare a cui partecipa il non profit sconta il fatto di essere stata pensata quando questo settore era marginale e magari in una città le cooperative in grado di farsi carico di determinati servizi erano poche. Oggi siamo in un'altra epoca. Anche qui poi c’è un tema di gigantismo: i maga appalti sono un’autostrada per il malaffare. Ma attenzione, questo non vale solo per la cooperazione sociale. Non dimentichiamo che i 40 milioni di euro di fatturato della 29 Giugno equivalgono al costo di un chilometro della metropolitana di Roma, opera su cui hanno mangiato in molti. E non dimentichiamo nemmeno che a Mineo, c’è chi ha fatto affari sull’accoglienza dei migranti, ma chi ne ha fatti di più, penso alla Pizzarotti di Parma, sul versante immobiliare.

Non crede che il taglio del cordone ombelicale che lega amministrazione pubblica e cooperative sociali vada reciso?
Su questo punto bisogna stare molto attenti. Mi sembra che stiamo pericolosamente replicando le campagna contro i falsi invalidi: prima si crea lo scandalo, poi sulla sua scia si tagliano le risorse al welfare. Partiamo dai numeri: oggi il 46% del fatturato della cooperazione sociale arriva dal privato, quindi non è vero che dipendiamo dal pubblico. Bisogna essere inflessibili contro la corruzione, ma anche fermi nel ribadire la privatizzazione dei servizi sociali non è assolutamente garanzia di maggiore trasparenza. Tutt’altro. Semmai la cosa da fare è sottomettere l’intera gamma dei rapporti fra terzo settore e amministrazioni pubbliche alla vigilanza dell’Autorità anticorruzione, che, per fare un esempio oggi si occupato solo di appalti, ma non delle convenzioni.

Il Forum del Terzo settore propone di rilanciare il dibattito sull’Agenzia in sede di riforma del Terzo Settore. Cosa ne pensa?
Siamo d’accordo, può essere una misura fra le altre. Ma se la prospettiva è quella di ripristinare la vecchia Agenzia per il Terzo settore, che di fatto non aveva poteri, non mi aspetto molto da questo fronte.


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