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Cooperazione & Relazioni internazionali

L’angelo custode dei migranti: senzatetto, leghista e hacker

A muoversi in Stazione Centrale tra i migranti c'è Gianluca. Un amico anomalo per chi scende da un treno dopo un'odissea come questi profughi. «Sono diventato amico di Fondazione Progetto Arca per caso. Ora sono innamorato di questi derelitti e delle loro storie e faccio quello che posso. Ne ho visto passare 30mila, e nessuno che abbia mai creato un problema»

di Lorenzo Maria Alvaro

Barba ispida, incolta e bianca come i capelli, lunghi, raccolti a coda. Faccia vispa e allegra. È Gianluca e in Stazione Centrale è un membro volontario della macchina che aiuta i migranti. Non un membro qualunque ma una vera e propria istituzione. È il tuttofare, che in frangenti come questi, diventa preziosissimo. Ma chi è Gianluca? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui. Che però risponde subito: «solo se posso dire tutto quello che penso senza censure». Non ci sono problemi, «basta che io ti possa chiedere quello che voglio senza censure». Andata.

Gianluca partiamo dal principio: chi sei?
Una persona normale che si dà da fare per chi ha bisogno.

Ma hai una casa?
Sono cresciuto per strada, ho cercato di farmi assegnare una casa popolare dall'Aler ma non c'è stato nulla da fare.

Hai un lavoro?
Certo, sono un programmatore. E anche un hacker di Anonymous, ma questo non lo scrivere…

I patti erano che non si censurava nulla…
È vero. E poi tanto ho il cellulare intercettato da quando lavoro coi migranti. Quindi amen.

È vero che sei della Lega Nord?
Certo che sì. Leghista al cento per cento.

Ma hai proprio la tessera?
No quella no. Non ho mai avuto una tessera, di nessun genere. E non la voglio. Sono una persona libera.

Sei un leghista anomalo lo sai?
Perché mai? Non credo di essere anomalo.

Scusa ma quanti altri leghisti ci sono qui a lavorare con i migranti con te?
Ah no bè nessuno. Qui a parte me sono tutti comunisti.

E, stando a quello che dichiarano sui giornali, la posizione di Maroni e Salvini sui migranti è un po' differente dal lavoro che tu fai qui tutti i giorni?
In tanti pensano che Maroni e Salvini siano due fessi. Non è così. Spesso quello che dicono viene frainteso. Poi un conto è la politica un altro è la verità. Se cominciamo a credere a quello che dicono i politici non si sa dove andiamo a finire.

Come nasce il tuo rapporto con Fondazione Progetto Arca Onlus?
Cercavo in quel periodo di farmi dare una casa popolare. Così frequentavo i dormitori e le associazioni perché sono cose che danno punteggio. Un giorno sono finito in uno dei loro centri e il giorno dopo ho mandato una mail a tutti, dal presidente al portinaio, lamentandomi delle condizioni del dormitorio. Subito sono stato contattato dal presidente in persona che si è fatto spiegare quali fossero i problemi e poi ha risolto la situazione. È nata così, per caso. E quell'incontro mi ha insegnato il primo comandamento della mia vita.

Quale?
La frase che campeggia sotto il simbolo dell'associazione: “Il primo aiuto sempre”. A nessuno si può negare il primo aiuto. Chiunque sia e qualunque storia abbia.

Perché ti sei appassionato così ai migranti?
Quando ero giovane ho frequentato in lungo e in largo il nord Africa. Mi sono fumato tutto il fumabile (ride). Ho conosciuto il meglio di questa gente. Persone che facevano a metà con me del nulla che avevano per darmi una mano. Gli immigrati violenti e lazzaroni li ho incontrati solo dopo, qui a Milano. E vedrai che tanti di questi che oggi sono brave persone domani cominceranno a delinquere.

Perché?
Perché vengono qui pensando sia un posto pieno di possibilità. Ma non è così. Non c'è niente qui per loro. Nessun corso di lingue, nessuna integrazione e nessun lavoro. Ma uno prima o poi deve pur mangiare e se non ha alternative ruba.

Stai dicendo che non è colpa loro?
Certo che no. È colpa nostra. Su questo ha ragione Salvini. Non si può farli venire qui senza avere in mente dei percorsi, delle possibilità. Poi per ora Marco parla e nessuno ha ancora visto i fatti, ma comunque…

Da quanto sei qui a lavorare?
Dalla prima ora. Io ho visto arrivare in Stazione i primi migranti. Quelli che si radunarono nel mezzanino. Non perché abbiano scelto di stare lì. Semplicemente ci finivano una volta scesi dal treno. Se non sei di Milano e scendi in Centrale, finisci dritto lì. E se, come loro, non hai un posto dove andare non fai altro che sederti e aspettare.

Che persone sono questi profughi?
Normali. Io ne ho visto passare di qui oltre 30mila. Mai avuto un problema o una difficoltà. Si qualche volta si litiga. Ma niente di che.

Tu in particolare di cosa ti occupi?
Un po' di tutto. Tutto quello di cui c'è bisogno. In particolare stocco vivande e materiali. Ma definire una mansione in questa situazione diventa difficile. Ci si misura con le cose che succedono di volta in volta.


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