Cooperazione & Relazioni internazionali

Il blocco dei confini rafforza i trafficanti

Sconfiggere il business dei trafficanti si può. La proposta di Francois Crèpeau, United Nations Special Rappouteur sui diritti dei migranti.

di Martino Pillitteri

«L’immigrazione illegale e clandestina è anche il prodotto delle politiche protezioniste e di difesa dei confini adottate dai governi europei. L’Unione Europea deve prendere atto che più si investe nella sicurezza e più la daremo vinta ai trafficanti. Loro sono più avanti dei governi e sanno che i migranti verranno indipendentemente dalle politiche di controllo. Verranno punto e basta. Tanto vale legalizzare l’entrata e l’uscita delle persone attraverso canali ufficiali. In altre parole, bisogna legalizzare la mobilità dei migrati». E’ la tesi di Francois Crèpeau, United Nations Special Rappouteur sui diritti dei migranti, che Vita.it ha incontrato alla presentazione del suo rapporto sui diritti dei migranti ( vedi allegato) che si è tenuta questa mattina a Bruxelles.

Secondo Crèpeau «dobbiamo entrare nella logica che se diventiamo più competitivi e attrattivi, permettendo alla gente di entrare in Europa in modo legale senza rischiare la vita e non spendendo cifre esorbitanti, i migranti sceglieranno la via della legalità e il mercato nero dei trafficanti subirà un forte contraccolpo. E’ la stessa logica del proibizionismo dell’alcol e delle droghe leggere. Per anni in Usa sono stati investiti miliardi di dollari per contrastare il mercato nero di alcol e di droghe con pessimi risultati. La loro legalizzazione ha invece contribuito a danneggiare i cartelli in modo irreparabile».

L’esperto di migrazioni è convinto che i paesi europei sono in grado di accogliere in modo legale i migranti. «I politici mentono quando dicono che i paesi non sono attrezzati per accoglierli. Il fatto è che non bisogna solo accoglierli e tenerli nei centri di accoglienza. Bisogna dargli la possibilità di essere impiegati. Oggi c’è una grande offerta di lavoro nell’agricoltura, nell’ospitalità, negli hotel, nella cura alle persone. Sono spesso lavori sottopagati, ma diciamo la verità, ai migranti interessa iniziare una nuova vita. In una prima fase non gli importerà guadagnare poco. L’importate è avere la possibilità di essere liberi di muoversi e non essere “fingerprinted” e restare bloccati per mesi in centri di accoglienza».

No one puts their children in a boat unless the water is safer than the land

Warsan Shire, poetessa somala-britannica

Francois Crèpeau si è anche espresso sull’ascesa del populismo che specula sul no all’immigrazione per ampliare il consenso elettorale. «I partiti populisti fanno domande legittime ma danno risposte sbagliate» sostiene lo Special Rappouteur. «Quello che mi preoccupa è che anche i politici più preparati, avveduti e sensibili sono influenzati della aspettative del loro elettorato e dell’opinione pubblica. Se parli in favore dei migranti perdi voti. Registro che in Europa la cittadinanza non si sta mobilitando a favore dei diritti dei migranti e di conseguenza né i cittadini né i gruppi di interesse mettono pressione ai politici».
Incalzato sul tema delle politiche di cooperazione e sviluppo nei paesi di origine, la risposta di Crèpeau è lapidaria:«Non serve a niente. La tesi più sviluppo porta a meno migrazione è un mito. Per le attuali generazioni più sviluppo porta a più aspettative e a più partenze».


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