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Economia & Impresa sociale 

Becchetti: «C’è ancora il 50% di possibilità. Ma l’Europa non può essere la Germania»

Parla l'economista: «sono sconcertato dalla condotta tedesca. L'unico statista in Europa è Mario Draghi. Speriamo che riesca a mediare. La Germania dovrebbe ricordare di non aver pagato i propri debiti per due volte nella storia. La risposta potrebbero essere titoli di stato ellenici legati alla crescita»

di Lorenzo Maria Alvaro

«È il risultato di aver messo a trattare due Paesi agli antipodi. Da una parte la Germania, tutta regole e rigore, incapace di fratellanza e comprensione, dall'altra la Grecia, che invece avrebbe tanto bisogno di qualche regola». Questo è il riassunto dell'economista Leonardo Becchetti della crisi greca, arrivata ormai all'apice della tensione.

Ormai siamo al bivio. O si decide di imboccare una strada diversa rispetto all'intransigenza, oppure è quasi scontato che il risultato sarà che Tsipras si troverà con Paese in default e fuori dall'Euro.

«Eppure è una cosa fuori dal mondo. A chi può interessare un finale del genere? È evidente che quel debito la Grecia non potrà pagarlo mai, né oggi né in futuro. È per questo che trovo la posizione di inflessibilità tedesca veramente assurda. Preferiscono andare al default e perdere tutto piuttosto che fare concessioni e recuperare qualcosa», sottolinea Becchetti. Si perché a fare il gioco continua ad essere la Germania di Angela Merkel.

«È il motivo per cui sono molto irritato dall'atteggiamento teutonico. Devono capire che no sono l'Europa. Un conto è l'Ue un altro è la Germania. E bisognerebbe anche ricordare ai tedeschi che nella storia non hanno pagati i propri debiti, non una, ma ben due volte. Una volta quando, dopo la Prima Guerra Mondiale, i creditori non vollero sentire ragioni, nacque il nazismo. Poi con la Seconda Guerra Mondiale. Prima ci fu il Piano Marshall americano che dilazionò il debito. Poi negli anni 60 un a metà gli venne cancellata». Insomma nei loro confronti il trattamento fu proprio quello che Becchetti auspica per la Grecia.

Ma non tutto è perso. «Ogni scenario nuovo apre a nuove possibilità. Credo che ci sia ancora il 50% di possibilità di chiudere un accordo. Deve essere un do ut des. Cancelliamo metà del debito in cambio di un piano di rilancio dell'economia ellenica vero, verificato e controllato. La mossa fondamentale sarebbe quella di legare i titoli alla crescita. Fare cioè in modo che il debitore paghi una cedola maggiore quando l'economia del paese è in crescita e una cedola minore quando è in un periodo di crisi. Questo significherebbe che il fiorire dell'economia ellenica sia interesse di tutti, debitori e creditori».

Ma rimane l'altra possibilità, il default. «Nel caso si vada verso il fallimento sarà un test. Vedremo per la prima volta cosa significhi per un Paese uscire dall'Europa unita».


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