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Cooperazione & Relazioni internazionali

L’Europa fa un passo in avanti e due indietro

Massimiliano Salini (Ncd) del Gruppo del Partito Popolare Europeo spiega perchè l'unione europea è destinata a perdere le prossime grandi battaglie.

di Martino Pillitteri

«Non vedo l’Europa protagonista. Quello della Grecia è un test dove l’Europa sta uscendo con delle ammaccature. Il braccio di ferro con Tsipras è il test più tragicamente frizzante ma non è l’unico dove l’Europa ha rallentato il passo. Tra le partite aperte e più importanti, quella dell’agenda digitale, dell’immigrazione e dell’energia, l’Europa fa un passo in avanti e due indietro. Le parole della politica non hanno nulla a che fare con la realtà”.

E’ pessimista Massimiliano Salini, europarlamentare Ncd del Ppe e membro della Commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento Europeo, interpellato da Vita.it a Strasburgo durante i lavori della plenaria. «Avviso il bisogno di un cambio di passo e di un'Europa capace di prendere finalmente delle autentiche decisioni politiche in grado di far riguadagnare autorevolezza a un'istituzione sempre più in crisi. Io sono un europarlamentare al primo mandato, partecipo con entusiasmo alle riunioni, leggo le carte, non perdo una votazione, ma non posso non riscontrare che il senso di distanza dai processi decisionali sia impressionante».

Stacanovista dei lavori parlamentari (non ha mai saltato una seduta o una votazione), Salini viene da una storia culturale e politica che crede sempre nella possibilità di una ripartenza. “Per ripartire, e parlo anche del mio gruppo, (I popolari europei) la politica deve smettere di essere timida e prudente rispetto alle proprie radici. L’Europa è nata grazie al protagonismo dei liberali cristiani. E da lì bisogna ripartire. Bisogna tornare al modello culturale ed economico che ci ha portato fuori dalla guerra e che è stato il motore economico dell’economia mondiale. Un modello di sviluppo economico a misura d’uomo e di famiglia, che ha favorito le piccole medie imprese, che non ha tassato le case, che ha puntato più sulla crescita che sul rigore».

Invece cosa sta succedendo ?
«Oggi il continente europeo sta divorando i propri presupposti» dice con convinzione Salini. «Quando si perde il collegamento tra i rappresentati e i rappresentanti, ci si stacca dalla governace dei processi europei. Non a caso, come mi dicono, rispetto al passato le attività legislative del Parlamento europeo si sono ridimensionato. Siamo molto impegnati, questo si. Facciamo tante riunioni, le discussioni all’interno dei gruppi sono lunghe e articolate. Ma dopo le discussioni il nostra capacità di incidere è ridimensionata. Di questo passo dubito che si potranno vincere delle grandi battaglie».

Un leader che è sul pezzo e che nel bene o nel male vuole incidere è Tsipras..
«Il primo ministro greco è quanto più di tragico si possa immaginare. Rappresenta una politica senza costrutto, non ha risolto alcun problema; il referendum lo ha deresponsabilizzato dai sui compiti. E’ un leader che lavora sul modello sessantottino. Quando si va al governo bisogna decidere e questo vuol dire anche deludere il tuo elettorato. Lui non li fa. Secondo me in cuor suo non vede l’ora di tornate nei salotti e nelle piazze per protestare contro quelli che, a suo avviso, non sanno governare».


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