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Che fine ha fatto la riforma delle adozioni internazionali?

Il ministro Boschi l'aveva promessa con un tweet subito dopo l'arrivo da Kinshasa, un anno fa. Nessuno ne ha più parlato. Ora un tavolo tecnico operativo fra senatori, deputati, enti e associazioni vuole lavorare per fare proposte concrete

di Sara De Carli

«Noi famiglie vorremmo incidere, vorremmo portare delle proposte concrete. Costi, tracciabilità delle spese sostenute all’estero e una riflessione su come sostenere le famiglie nel post adozione sono a mio parere le priorità su cui lavorare»: così Anna Guerrieri, presidente di Genitori si diventa, spiega la sua partecipazione all’incontro “Adozioni internazionali: quale riforma?”, tenutosi al Senato mercoledì 8 luglio, convocato dal senatore Aldo Di Biagio (Area Popolare) e Rosetta Enza Blundo (Movimento 5 Stelle).

Un incontro che ha riunito soggetti diversi fra loro (c’erano quattro esponenti di enti autorizzati, Griffini di AiBi, Arnoletti del Cifa, Colella di Arai e Ardizzi del coordinamento Oltreladozione, tre per le famiglie, Ferriti per il Care, Guerrieri per GSD e Belletti per il Forum Famiglie, ma anche Melita Cavallo presidente del Tribunale per i Minori di Roma e la consigliera regionale del Lazio Daniela Bianchi) e oggettivamente più ampia rispetto a quanto ci si poteva aspettare (è noto il legame fra il senatore Di Biagio e AiBi, fin dai tempi della proposta di modifica della legge 476/98, depositata a Palazzo Madama da Di Biagio e alla Camera da Mario Caruso e Khalid Chaouki). Tutti hanno condiviso la preoccupazione per la gravità dell’attuale situazione e la necessità di un netto cambiamento di rotta.

«Se alle difficoltà economiche aggiungiamo la confusione e l’assenza di una chiara progettualità a favore delle famiglie accoglienti, comprendiamo la pervasiva sensazione di sfiducia che danneggia l’istituto dell’adozione, chi vuole adottare, chi ha adottato ma soprattutto i bambini e le bambine in attesa di una famiglia», ha detto Guerrieri nel suo intervento. «Abbiamo assistito a un allontanamento dai bisogni concreti delle famiglie adottive Italiane. L’unica voce differente è quella del MIUR, che ha invece ascoltato le necessità e le proposte, arrivando a firmare le Linee di Indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati ora inserite nel DDL Scuola. Nella loro semplicità ed operatività stanno già spazzando via una serie di difficoltà annose. Ecco noi famiglie vogliamo questo tipo di operatività su ogni singolo aspetto che concerne l’accoglienza. Non ci aspettiamo nulla di meno dalla Politica e dalle Istituzioni. Ci aspettiamo ascolto, ci aspettiamo un confronto serio, attivo, concreto perché i nodi sono tanti».

Monya Ferriti, presidente del Care, coordinamento che riunisce 32 associazioni di famiglie adottive, ha chiesto «una cabina di regia forte che proponga una politica estera propulsiva, trovi soluzioni concrete per le coppie intrappolate in situazioni di stallo doloroso, agisca con efficacia e celerità in materia di controllo degli Enti Autorizzati, ma soprattutto agevoli il dialogo fra i vari attori del Sistema-Adozioni (TdM, Servizi, Enti, Famiglie) al fine di iniziare ad elaborare azioni di sostegno alle famiglie. È importante uscire dalla sterile discussione su se sia meglio avere “poche adozioni ma di qualità” rispetto a “tante adozioni” evidentemente pensate di cattiva “qualità”: i bambini e le bambine in stato di abbandono nel mondo hanno diritto ad avere una famiglia, e la loro adozione deve essere sempre di “qualità”, sia che ne vengano adottati “pochi” o “tanti”. I numeri dipendono solo dalle necessità dei bambini. Stupisce che proprio in un momento così complesso, dialogo e confronto appaiano inceppati: la Commissione Adozioni Internazionali non diffonde ancora i dati sulle adozioni del 2014, privando le coppie pre-adottive di un utile strumento di monitoraggio e orientamento dell’andamento delle Adozioni internazionale in Italia e costringendole così a fare riferimento solo a proiezioni di alcuni Enti Autorizzati».

AiBi ha pubblicato queste proiezioni, partendo dai dati resi noti dagli stessi enti autorizzati. Il 2014 si sarebbe concluso con meno di 2mila bambini adottati, mentre i minori a cui è stata concessa l’autorizzazione all’ingresso in Italia dal 1° gennaio al 30 giugno 2015 sarebbero circa 850, un centinaio in meno rispetto allo stesso periodo del 2014. Soprattutto, dice Marco Griffini, presidente di AiBi, «preoccupa il calo di fiducia da parte delle famiglie, con 500 famiglie in meno all’anno che fanno richiesta di adozione internazionale».

Dinanzi al silenzio calato sulle adozioni internazionali, il convegno di mercoledì è stato l’occasione per un confronto tra istituzioni, politica, enti autorizzati e rappresentanti delle famiglie, con l’obiettivo di individuare una via di uscita. Fra le proposte, quella di un tavolo tecnico operativo fra senatori, deputati, enti e associazioni che porti a una riforma dell’adozione internazionale. Il ministro Boschi l’aveva promessa nel maggio 2014, scendendo dalla scaletta dell’aereo da Kinshasa: nessuno ne ha più parlato.


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