Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Comitato editoriale

Troppa emotività sull’orso bruno, meglio ancorarsi alle procedure

L’associazione chiede che si rimanga ancorati al Pacobace Piano d’azione interregionale per la conservazione dell'Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali

di Antonietta Nembri

«Anacronistico». Così il WWF Italia bolla il dibattito avviato in queste settimane sugli “orsi dannosi” e sulla minaccia che la loro reintroduzione rappresenta per la comunità. Il rischio che denuncia l’associazione ambientalista è quello di «trasformare la straordinaria storia di successo che ha visto la reintroduzione dell’orso nelle Alpi nell’ennesimo dibattito emotivo, dove i presupposti scientifici vengono inequivocabilmente dimenticati».

Il dibattito sul tema della pericolosità che è stato promosso nel decennio scorso ha portato alla condivisione di un’impostazione scientifica che partisse dall’esaltazione della volontà di coesistenza. Del resto, lo stesso progetto di conservazione sviluppato dal WWF Italia Life Arctos ha come presupposto la coesistenza uomo-orso bruno, favorendo la diffusione di azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico. È una iniziativa volta a favorire la tutela della popolazione di orso bruno (Ursus arctos) e a sostenerne l’espansione numerica, attraverso l’adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la riduzione dei conflitti con le attività antropiche, l’informazione e la sensibilizzazione dei principali stakeholder.

Il WWF ricorda che «esiste ed è operativo il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell'Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali Pacobace sottoscritto da tutti gli enti competenti, compreso il ministero dell’Ambiente e la Provincia Autonoma di Trento e condiviso nella sua legittima impostazione tecnico scientifica anche dal mondo ambientalista, in un legittimo confronto».
Frutto di quel dibattito, di quella coerenza scientifica è stato lo sviluppo di progettualità condivise e sostenute da investimenti finanziari da parte dell’Unione Europea, mirati a rafforzare il valore della coesistenza e garantirlo attraverso attività di prevenzione e formazione.

Il capitolo 3 del Pacobace intitolato “Criteri e procedure d’azione nei confronti degli orsi problematici e d’intervento in situazioni critiche” richiama il tema della sicurezza e dell’incolumità pubblica.
Il dibattito – prosegue il WWF Italia – deve rimanere in questo perimetro preciso, scientificamente validato, senza introdurre nuove variabili quali il concetto aleatorio di “dannoso” che genera incomprensioni anche per la mancanza di parametri certi ed oggettivi.

Il riferimento è alla modifica resa esecutiva dal ministero dell’Ambiente al capitolo 3 del Pacobace e che, rende noto un comunicato del ministero « tenuto conto del parere favorevole dell’Ispra, i decreti e le deliberazioni già emanati sull’argomento dalle Regioni Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano». La principale novità è appunto la nuova categoria dell’orso “dannoso”. La nota del ministero si conclude ricordando che « Ferme restando tutte le azioni di dissuasione che dovranno essere poste in essere secondo la normativa vigente, è prevista la richiesta di autorizzazione al ministero per ogni intervento di rimozione»

Da parte sua il WWF chiede che «si rimanga ancorati al Pacobace, che aveva previsto possibili situazioni quali quelle che si sono recentemente verificate, ed ha indicato una precisa catena di comando con interventi progressivi». È un lavoro tecnico, preciso, rispetto al quale la politica deve tener conto, mantenendo una posizione di garante di una applicazione puntuale di inequivocabili scelte tecnico scientifiche.