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Fondazione Bambini e Autismo e Serracchiani, la polemica continua

La presidente della onlus di Pordenone, Cinzia Raffin, risponde alle affermazioni dell’assessore alla Salute della Regione Friuli parlando di inesattezze e falsità

di Redazione

Continua il botta e risposta tra la Fondazione Bambini e Autismo onlus e la Regione Friuli. La presidente della Fondazione, Cinzia Raffin, ha diffuso un nuovo comunicato stampa per contestare quello dell’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, perché «pieno di inesattezze e affermazioni false».

Di seguito il testo completo del comunicato:

Falso è che la Fondazione avrebbe motivato lo stop alle prestazioni per mancanza di finanziamenti da parte della Regione. Nel comunicato stampa della Fondazione del 14 agosto si diceva testualmente: “La Regione Friuli Venezia Giulia, infatti, pur avendo stanziato i finanziamenti storici per le attività della Fondazione rivolte ai cittadini residenti, non è riuscita a tutt’oggi a stilare una bozza di convenzione, nonostante vi siano rapporti regolamentati da anni tra Fondazione e Regione.”

Questo per chi è in grado di leggere obiettivamente significa che lo stop è legato alla mancanza di PAGAMENTI, non di finanziamenti che, se non vengono erogati, non possono magicamente trasformarsi in stipendi.

Falso è che la bozza di convenzione sia stata inviata dalla Regione alla Fondazione il giorno 13. Per la precisione la bozza è arrivata la vigilia di Ferragosto alle ore 14.46 successivamente alla sofferta decisione di sospendere i servizi. Sono ora in corso le reciproche revisioni del testo come accade in ogni contratto non essendo un atto unilaterale.

Fuori luogo è la considerazione che gli 870.000 euro stanziati (storicamente erano 900.000) siano una risorsa “rilevante”, considerazione probabilmente tesa a creare stupore e malumori nelle associazioni e nei cittadini.

Gli 870.000 euro infatti non sono un contributo generico concesso alla Fondazione, bensì il pagamento di prestazioni erogate secondo lo schema riportato e alle tariffe stabilite dalla Regione stessa con DGR 1669/2009

Inoltre si fa presente che la Fondazione per la sua attività rivolta alle famiglie della Regione si avvale di 30 esperti (dipendenti) e 6 consulenti.

Si provi a fare € 870.000 : 30 e viene fuori uno stipendio medio di 29.000 euro lordi. Come poi si possano pagare i consulenti, gli affitti e le utenze lo spiegheremo al punto 10.

Vero è che i finanziamenti sono stati approvati in assestamento lo scorso 10 agosto.

Bizzarro che venga detto dall’assessore che da parte della Regione “Tutto è stato fatto in tempi rapidissimi”. La Fondazione stando ai tempi rapidissimi avrebbe dovuto chiudere il 1 gennaio 2015, invece ha continuato ad erogare le prestazioni per non mettere le famiglie e i pazienti in difficoltà. Chi è stato completamente privo di rispetto verso un fornitore che “svolge un servizio importante” (parole di Telesca) è la Regione e ancor più l’assessore a cui, in questi 8 mesi, è stato chiesto ripetutamente un appuntamento mai concesso.

Vero è che il contributo era stato previsto fosse dato all’AAS 5 e poi è stato ricreato un capitolo diretto in sede di assestamento, come riportato, del resto anche nel nostro comunicato stampa del 14 agosto

Falso è quanto dichiarato dall’assessore rispetto alle motivazioni che hanno arenato le trattative e che fanno sembrare nuovamente responsabile la Fondazione quasi insinuando un’ingordigia nel non ritenere le tariffe sufficienti.

Le tariffe ex art. 26/833 per le prestazioni sanitarie (diagnostiche e riabilitative ambulatoriali) erano state perfettamente accettate dalla Fondazione. Il problema si poneva sulle tariffe per le prestazioni socio-sanitarie (semiresidenziali e residenziali) per le quali la Regione non ha un tariffario! Così come non ha una normativa. Questa ingiustificata mancanza legislativa che disattende persino la normativa ministeriale (DPCM del 14 febbraio 2001- Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie e DPCM 29 novembre 2001 – Livelli di Assistenza Sanitaria dove si parla di una distribuzione del carico di spesa tra sanità 70% e sociale 30%) metteva la AAS 5 nella condizione di far rientrare qualsiasi prestazione come sanitaria ex art. 26/833. La Fondazione aveva proposto, anche in via sperimentale, in attesa che la Regione emanasse provvedimenti normativi in materia, di addivenire ad un accordo, come di fatto era avvenuto gli anni precedenti in cui il coordinamento socio sanitario metteva a disposizione la quota sociale per tali servizi, ma vi è stato un categorico no da parte della AAS 5 che ha ritenuto non percorribile tale strada.

Dicano i genitori, che più di tutti conoscono il funzionamento dei loro figli, se l’inquadramento di INTERNATO previsto dall’ex art. 26/833 che non prevede la quota sociale ad integrazione della retta, era accettabile per un servizio semiresidenziale e residenziale che non assiste persone allettate, ma adulti in forza, spesso in crisi comportamentale con comorbidità epilettiche, ossessivo-compulsive, disturbi della condotta e quant’altro.

Falsa e tendenziosa è la dichiarazione che la Fondazione riceve contributi dallo Stato poiché così non è: non riceve alcun contributo dallo Stato.

Falso è dichiarare che è stata firmata una convenzione con l’Azienda 5 per 232.000 euro. E’stata fatta una proposta da parte dell’Azienda in data 13 agosto che avrebbe messo a posto solo i casi in sovrannumero rispetto a quelli che copre il contributo regionale. Infatti date le numerosissime richieste di presa in carico presso la Fondazione da parte di famiglie di tutta la regione, da anni nelle convenzioni è data possibilità alle singole AAS regionali di stipulare accordi aggiuntivi per ulteriori pazienti (art. 12 convenzione 2014). A questo si riferivano i 232.000 euro che andrebbero a coprire i casi in carico dal 1 gennaio 2015 e per i quali, parimenti a tutti gli altri della regione, sono state erogate con continuità le prestazioni sanitarie pur non avendo ricevuto finora alcun pagamento. Anche in questo caso, non si tratta dunque di un generico finanziamento, ma di un corrispettivo di specifiche prestazioni concordate. Va poi sottolineato infine, che, nonostante tali accordi aggiuntivi, esiste comunque una lista d’attesa regionale per accedere ai servizi della Fondazione di oltre 30 casi. La Fondazione ha ritenuto che la proposta dell’AAS 5, pur accettabile, fosse da discutere unitamente a tutte le altre questioni aperte, ma evidentemente c’era fretta di comunicare alla stampa una firma che non c’è stata, dal momento che il Messaggero pubblica il 14 agosto l’avvenuta firma, smentita dalla Fondazione il giorno stesso.

Inoltre ci pare importante sottolineare che la Fondazione da sempre ha adottato una politica per il suo sostentamento che non è centrata solamente sui contributi pubblici. Tale scelta era dovuta al fatto che siamo perfettamente coscienti che le risorse pubbliche sono quelle che sono. Se dal 1 gennaio 2015 ad oggi, pur non incassando alcun euro dalla Regione o dalle Aziende Sanitarie e pur prestando regolarmente i servizi, la Fondazione ha continuato a pagare utenze, affitti, stipendi, ecc. è perché l’Organizzazione è una ONLUS efficiente che ha sviluppato il settore della donazione e della fornitura di servizi di eccellenza quali la formazione. Farci apparire come una sorta di vampiro che succhia il sangue della sanità regionale è ingiusto ed è triste.

Vero è quanto dice Telesca rispetto al fatto che "rimane in prospettiva l'esigenza di meglio definire e regolamentare le attività che la Regione finanzia con risorse pubbliche", aggiungeremmo noi, soprattutto in materia di autismo date anche le novità legislative in merito e data la mancata ratifica da parte della Regione persino delle Linee di indirizzo della Conferenza Stato-Regioni approvate nel 2012. Siamo molto preoccupati perché siamo quasi a settembre e stiamo ancora chiudendo vicende relative all’anno 2015 quando sarebbe già il momento di pensare per tempo all’imminente gennaio 2016 quando avremo ancora in carico pazienti cronici ad oggi senza garanzie di copertura.


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