Welfare & Lavoro

L’Africa chiude le adozioni agli stranieri?

La East African Legislative Assembly ha approvato un report sulla protezione dei diritti dei bambini, conseguente agli incontri del febbraio 2015. Fra i temi affrontati anche le adozioni internazionali, che secondo i paesi membri sarebbero da limitare se non proprio abolire.

di Sara De Carli

I membri della East African Legislative Assembly, in corso a Kampala, hanno messo un altro freno alle adozioni internazionali. Lo scorso 19 agosto l’EALA ha approvato un report sui diritti dei bambini e l’implementazione in maniera uniforme nei Paesi membri (Uganda, Kenya, Tanzania, Rwanda e Burundi) di politiche che li tutelino, nella convinzione che serva un approccio transnazionale e comune all’intera regione per proteggere i bambini da atti criminali. Fra i temi trattati ci sono il diritto allo studio, le mutilazioni genitali femminili, l’Hiv e pure le adozioni.

Secondo quanto riportato nel comunicato ufficiale dell’Eala, l’Hon. Ombasa Joseph Kiangoi, del Kenya, avrebbe in particolare chiesto leggi più severe sulle adozioni, definendo come “preoccupante” la “continua pressione di stranieri per l’adozione di bambini della regione”.

Su The East African sabato è apparso un articolo intitolato “EALA chiude fuori gli stranieri dalle adozioni di minori”, dove si dice che i Paesi EAC andranno verso l’abolizione dell’adozione internazionale per evitare che i bambini finiscano nelle mani di trafficanti e che le legislazioni nazionali dei Paesi membri saranno modificate nell’ottica di limitare l’adozione di bambini all’interno dei soli confini nazionali. La proposta sarebbe arrivata dal Rwanda, l’unico paese dell’area che già non consente adozioni internazionali, chiuse per via di uno scandalo di compravendita di bambini orfani che aveva coinvolto la Norvegia. Il ministro ugandese Shem Bageine avrebbe sostenuto la proposta dell’ex ministro rwandese Valerie Nyirahabineza di chiudere le adozioni internazionali, con un “Let’s not allow our children to be adopted by foreigners”. Ostilità in particolare è stata dichiarata dai Paesi africani contro la possibilità di adozione da parte di coppie omosessuali.

La "ritrosia" culturale verso l'adozione internazionale in Africa non è una novità. L’avvocato Martin Kasereka Musavuli Okende, esperto di adozioni, della Repubblica Democratica del Congo, rappresenterà l’Africa al convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza”, organizzato da Amici dei Bambini per il 26 e 27 agosto a Gabicce Mare. Anche lui parlerà di questo tema: «Molto spesso le adozioni internazionali scontano il pregiudizio di essere assimilate a pratiche lontane da poter essere considerate strumenti di protezione dell’infanzia. Questo stesso pregiudizio porta frequentemente i Paesi a chiudere le porte a quello che è uno degli strumenti di protezione dell’infanzia previsti dalla Convenzione dei Diritti del Fanciullo, ratificata da gran parte dei Paesi africani. Si deve iniziare dalla cultura, facendo capire ai popoli che cosa sia davvero l’adozione. I Paesi di accoglienza dimostrino il loro impegno costruttivo, assistendo i Paesi africani e consentendo loro di acquisire fiducia nell’adozione internazionale». Un passo necessario perché il pregiudizio contro le adozioni, per l'avvocato, «si rivela letale per milioni di bambini che restano per anni negli istituti o per strada, dove ad attenderli c’è solo la violenza e la morte».

Photo by Chris Hondros/Getty Images


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