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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il Burundi mette nei guai l’Africa orientale

La rielezione di Pierre Nkurunziza alla Presidenza del Burundi, giunto ad un terzo mandato aspramente criticato dalla Comunità Internazionale, avrà presto gravissime ripercussioni sull’intera Comunità dell’Africa orientale. La cooperazione tedesca ha già chiesto l’esclusione del Burundi dai programmi di sviluppo regionale.

di Evelina C. U.

La rielezione di Pierre Nkurunziza alla Presidenza del Burundi, giunto ad un terzo mandato aspramente criticato dalla Comunità Internazionale, avrà presto gravissime ripercussioni sull’intera Comunità dell’Africa orientale (EAC – East African Community) composta da Burundi, Kenya, Ruanda, Tanzania e Uganda. Fonti interne al Segretariato EAC hanno infatti confermato a The East African che GIZ, l’agenzia di sviluppo tedesca, tra i principali donatori nell’area, ha chiesto l’esclusione del Burundi dai programmi di sviluppo regionale da essa finanziati.

Il blocco dei fondi punta all’isolamento politico del Burundi, ma inciderà su progetti di sviluppo, in particolare infrastrutturali, destinati all’intera regione. Il Direttore Generale per il Commercio dell’EAC, Peter Kiguta, ha spiegato come questa scelta incida pesantemente sul processo decisionale dell’intera organizzazione EAC, poichè le decisioni vengono prese sulla base del consenso di tutti gli Stati Membri, e dunque l’esclusione di uno di essi ne blocca l’intero meccanismo.

L’agenzia di cooperazione tedesca GIZ è stata nell’ultimo ventennio il principale donatore del Segretariato EAC, fornendo finanziamenti e supporto tecnico cruciale per il miglioramento dell’integrazione politica ed economica della regione, promuovendo grandi infrastrutture elettriche nonché donando l’edificio che ospita il quartier generale dell’EAC. Attraverso la propria banca di sviluppo Kfw e il co-finanziamento dell’UE, Giz ha realizzato progetti di elettrificazione tra Kenya, Burundi, Rwanda, Uganda e Repubblica Democratica del Congo.

Per l’anno corrente, il budget EAC si è ridotto del 13%, passando a 110 mln di dollari. I partner di sviluppo stranieri, che sostengono il 70% dei costi, contribuiranno con 73 mln di dollari, mentre il finanziamento dei 5 stati membri sarà di 42 milioni di dollari.

L’ipotesi che altri donatori seguano l’esempio tedesco desta non poche preoccupazioni. In effetti già alcuni paesi UE, quali Belgio, Francia e Regno Unito, hanno tagliato i fondi destinati al Burundi, allo stesso modo gli Stati Uniti hanno sospeso vari accordi di cooperazione, preannunciando inoltre l’imminente esclusione del Paese dal programma USA di crescita e opportunità per l'Africa (AGOA).

Ma quali sono le vie d’uscita per impedire che l’attuale situazione in Burundi comprometta lo sviluppo dell’intera regione? Si profilano varie opzioni, tra cui l’espulsione del Paese dall’EAC, secondo le diverse modalità previste dal Trattato Fondante della Comunità dell’Africa Orientale. Viceversa, gli altri Stati Membri potrebbero invece scegliere di sostenere il Burundi e accrescere il proprio contributo finanziario all’EAC, così da non dover più contare su donatori esterni. Una terza opzione sarebbe quella di lasciare il Paese fuori da progetti ed accordi finanziati dalla cooperazione tedesca, senza però vederne intaccato il peso come Stato Membro in altre decisioni politiche di alto livello.


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