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Cooperazione & Relazioni internazionali

Germania e Austria, l’”accoglienza” corre sul campo

In prima linea nell'accoglienza i campioni del Bayern Monaco che giovedì 3 settembre tramite Karl-Heinz Rummenigge hanno annunciato la volontà di devolvere un milione di euro seguiti a ruota da tante altre squadre. In Austria a muoversi è direttamente la Nazionale oltre che la squadra di Vienna

di Roberto Brambilla

Un esodo e un'accoglienza che hanno lasciato a bocca aperta l'Europa. E che non hanno lasciato indifferente nessuno. Nemmeno il calcio. Nella Germania e nell'Austria, impegnate nell'organizzare l'accoglienza di migliaia di rifugiati in fuga, il pallone non è stato a guardare. In prima linea i campioni del Bayern Monaco che giovedì 3 settembre tramite Karl-Heinz Rummenigge hanno annunciato la volontà di devolvere un milione di euro, raccolto attraverso una partita di beneficenza a un progetto per i richiedenti asilo e di istituire un “camp” in collaborazione con l'amministrazione del capoluogo bavarese in cui i ragazzi e bambini profughi potranno mangiare, giocare e ricevere lezioni gratuite di tedesco. Se l'iniziativa dei bavaresi ha avuto le prime pagine dei giornali anche le altre squadre della Bundesliga, il massimo campionato nazionale, hanno dato una mano.

Molte, come per esempio il Borussia Dortmund, l'FC Augsburg e l'Amburgo, hanno invitato i profughi allo stadio per assistere alle loro partite, altre invece hanno realizzato “in prima persona” progetti per aiutare i richiedenti asilo. Come lo Stoccarda, compagine allenata in passato anche da Giovanni Trapattoni che ha avviato “Fußball verbindet – eine Initiative für Flüchtlinge”, un progetto che consente ai bambini e ai ragazzi profughi di allenarsi in strutture messe a disposizione dalla società o come il Bayer Leverkusen che con il suo programma “Bayer macht Schule” (Il Bayer fa scuola) propone sessioni di allenamento unite a corsi di tedesco.

Qualcun altro invece come l'Hoffenheim, società dell'omonima frazione di Sinsheim, città nel sud della Germania che ospita un migliaio di rifugiati, ha puntato sul “concreto”, regalando 900 paia di scarpe ai richiedenti asilo, oltre a 300 palloni da calcio ai bimbi, altri ancora come il Mainz attraverso la sua fondazione “Mainz hilft e.V.” (Mainz aiuta) ha raccolto e destinato più di 15mila euro al Flüchtligsrat, l'organo che raduna le organizzazioni che si occupano dell'accoglienza dei rifugiati.

Aiuti concreti ma anche campagne di sensibilizzazione di tifosi e cittadini, come quella dello Schalke 04 che nei giorni scorsi ha pubblicato un video “ Steh Auf!” (Alziamoci!) in cui invita tifosi e non solo a opporsi al razzismo e alla discriminazione. Principali attori, i giocatori della squadra e soprattutto Gerald Asamoah, ex giocatore e bandiera del club, che nel 2001 è stato il primo giocatore nato in Africa (in Ghana) a essere chiamato in una selezione nazionale tedesca con cui parteciperà a due Mondiali nel 2002 e nel 2006. E un altro video contro l'intolleranza e l'odio razziale l'ha realizzato la Nazionale, in ritiro per le qualificazioni all'Europeo 2016. Protagonisti Jérôme Boateng, Gündogan, Schweinsteiger, Özil e Kroos, tutti tedeschi, ma tre dei quali con “radici” tra Turchia e Ghana.

I club, la Nazionale ma anche le istituzioni calcistiche della Repubblica Federale si sono attivate per l'integrazione dei profughi. E già prima dell'”esodo” di inizio settembre. La Bundesliga sta portando avanti da diversi mesi un progetto “Willkommen im Fußball” (Benvenuti nel calcio) il cui scopo è quello di favorire l'accesso allo sport dei bambini e ai ragazzi rifugiati e per cui sono state messe a disposizione 750mila euro, mentre la DFB, la Federazione della Repubblica federale attraverso una delle sue fondazioni ha lanciato a marzo 2015 “1:0 für ein Willkommen” (1-0 per un benvenuto) che si occupa di aiutare i club, soprattutto quelli piccoli che si impegnano in attività calcistiche che coinvolgono i richiedenti asilo, come per esempio l'SG Eintracht Sirnau o come l' FC Eschwege. Un progetto quest'ultimo, finanziato direttamente dalla DFB (75mila euro), dal governo della Repubblica federale che verserà per 2015 e 2016 150mila euro all'anno e dalla Nazionale che ogni 12 mesi toglierà 75mila euro dai suoi “premi”.

E i giocatori? “A metterci la faccia”, come al solito, sono stati in pochi. C'è chi come il terzino della Nazionale Benedikt Höwedes ha mostrato su Twitter un cartello in cui si ricorda il diritto d'asilo.

C'è chi invece come Renè Adler portiere dell'Amburgo e Lasse Sobiech del St. Pauli, due squadre “rivali”, si impegnano direttamente. Entrambi trascorrono una notte in un centro di accoglienza per profughi di Amburgo per sostenere un progetto per i rifugiati. Come Javi Martinez, basco del Bayern Monaco che nei giorni in cui la stazione del capoluogo bavarese è il punto di approdo di molti richiedenti asilo, il giocatore va allo scalo ferroviario e dona palloni e magliette ai bambini e ai ragazzi rifugiati.

E l'Austria? Nell'altro paese in cui i profughi si stanno riversando dopo l'apertura delle frontiere da parte dell'Ungheria, la risposta del calcio non è stata di massa, ma c'è stata. La Nazionale, ormai a un passo dalla qualificazione dagli Europei, ha mostrato prima di un allenamento uno striscione “Respect Refugees” (Rispetto per i rifugiati). E tra i club l'Austria Vienna, la squadra più titolata del Paese, ha invitato i rifugiati agli allenamenti del loro settore giovanile e ha organizzato all'interno del Trialog Respect now day 2015 un'amichevole contro una selezione composta da ragazzi cristiani, ebrei e musulmani. Un piccolo inizio e un altro segno di sensibilità verso i temi dell'accoglienza e della tolleranza. Che nel mondo del calcio, soprattutto tra i tifosi, sia in Austria che in Germania, non e' un valore condiviso da tutti.


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