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Cooperazione & Relazioni internazionali

La crisi? Tutta colpa della finanza

Il Trade and Development report 2015 addossa le responsabilità della crisi economica a un sistema finanziario senza regole e senza controllo e auspica più investimenti pubblici e sostegno alle banche per lo sviluppo.

di Martino Pillitteri

C’è bisogno di una riforma radicale del sistema monetario e finanziario internazionale che soddisfi le esigenze di una nuova fase dello sviluppo sostenibile e che permetta ai paesi in via di sviluppo di non essere travolti da nuove crisi per colpa della finanza creativa. E’ la concetto di fondo del Trade and Development report 2015 presentato questa mattina a Bruxelles. Più che un report, in realtà, il testo è una spietata valutazione del sistema finanziario globale e dei sui effetti. Un sistema che coinvolge paesi ricchi e in via di sviluppo, rei, alla fine degli anni 80, di aver aperto senza controlli e senza limiti i loro sistemi economici a strumenti e prodotti finanziari. Tra i colpevoli, anche nuove figure di intermediari che hanno beneficiato delle politiche di liberalizzazione e di controlli quasi inesistenti.
Dopo la crisi finanziaria del 2008, esperti di economia, politici, guru di wall street, adepti di occupy wall street, professori, commissioni parlamentari e associazioni hanno convenuto sugli effetti (positivi per pochi, sfavorevoli per tanti) a breve termine dei mercati finanziari, la dipendenza da prodotti non trasparenti e tossici e l'incapacità di Wall Street di essere al servizio delle esigenze di aziende e di famiglie. Riforme del sistema finanziario sembravano imminenti, l’opinione pubblica era sensibile al tema. Invece…

Sette anni dopo la crisi del 2008, sostiene il report, è aumentata la forbice tra ricchi e poveri, l’iniquità si è estesa mentre l’economia mondiale è rimasta ( ed è tuttora) esposta ai capricci del capitale e soprattutto della finanza. L’agenda delle riforme, lamenta il report, è rimasta scritta sul foglio che è rimasto nei cassetti. Le poche riforme fatte non hanno inciso. Anzi, come sostiene uno degli autori del report, il senior economist in the Division on Globalization and Development Strategies dell'UNCTAD Alex Izurieta, sono aumentati il peso e la valenza dei mercanti finanziari. Il paradosso, fa notare Izurieta, è che nonostante l’abbondanza di liquidità diffusa, i paesi in via di sviluppo fanno molta fatica ad accedere ai finanziamenti.
Non c’è alternativa; per evitare di proseguire in questa direzione c’è bisogno di investimenti a lungo termine ma soprattutto grossi investimenti pubblici in particolare nei paesi in via di sviluppo più poveri e vulnerabili, ma anche di istituzioni pubbliche più specializzate e più sostegno per le banche per lo sviluppo. Altrimenti, sostiene il report, la debole ripresa nei paesi sviluppati, e quella dei paesi in via di sviluppo sarà spazzata via da nuove crisi.


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