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Cooperazione & Relazioni internazionali

In Grecia superato il mezzo milione di rifugiati

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati lancia l'allarme: senza un potenziamento dell’accoglienza e un’accelerazione nel ricollocamento è altissimo il rischio caos

di Redazione

In Grecia, il numero di arrivi via mare dall’inizio dell'anno ha superato il mezzo milione, dopo che nella giornata di ieri sono giunte sulle isole del Mar Egeo quasi 8mila persone, portando il totale a circa 502.500. Il numero totale di arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo ha finora superato le 643mila unità. Il picco di arrivi in Grecia va ad aumentare ulteriormente la pressione sulla capacità di accoglienza delle isole. Molti dei rifugiati e dei migranti cercano disperatamente di proseguire il loro viaggio verso altre destinazioni, nel timore che i confini davanti a loro si potrebbero chiudersi di nuovo. Questa mattina c’erano più di 27.500 persone sulle isole, in attesa di registrazione o di essere trasferite sulla terraferma. Nella giornata di domenica e di ieri è stato necessario far intervenire unità supplementari di Polizia per gestire la situazione di caos che si è generata.

In questo contesto, come in altre parti d'Europa, è di primaria importanza che siano garantite condizioni di accoglienza adeguate. Se questo requisito essenziale non viene soddisfatto, potrebbe essere compromesso il funzionamento ed il successo dell’intero programma di ricollocamento, che l’Europa ha deciso a settembre.

Dopo le scene caotiche e avvilenti degli ultimi giorni, sono stati riaperti i confini lungo le rotte balcaniche. Al confine serbo con la Croazia, circa 3mila persone sono rimaste bloccate, in attesa, in condizioni di incertezza da domenica fino al tardo pomeriggio di lunedì, senza riparo sotto la pioggia e con un’assistenza minima a disposizione. Il personale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e delle organizzazioni partner hanno dato tutto il sostegno che potevano, dato il poco preavviso con cui sono state allertate, tra cui cibo, acqua e coperte. Ma molte persone, tra cui anziani, donne incinte e diverse persone con disabilità fisiche, sono rimasti bagnati per ore e si sono segnalati diversi casi di ipotermia. Una situazione simile si è verificata anche al confine tra Croazia e Slovenia.

Anche se in alcuni luoghi le condizioni continuano ad essere difficili e ritardi nelle procedure vanno accumulandosi, gli spostamenti sono ripresi, tanto che nella sola giornata di ieri sono arrivate in Austria 4.300 persone che erano partite dalla Slovenia. Nel contempo, in Austria e in Germania, decine di migliaia di rifugiati e immigrati dormono in tende e rifugi temporanei a causa della mancanza di alloggi.

Rispetto a quanto sta accadendo nell'Egeo, l’Unhcr esprime cordoglio per le recenti tragedie che hanno provocato ulteriori morti in mare tra le persone che cercano di passare dalla Turchia alla Grecia. Diciannove persone sono morte negli ultimi nove giorni in cinque episodi distinti, quasi la metà dei quali avvenuti durante il fine settimana. Tra le persone che hanno perso la vita, ci sono anche neonati e bambini. I rifugiati incontrati dall’Unhcr durante il fine settimana hanno riferito che i trafficanti stanno offrendo tariffe scontate a chi accetta di viaggiare con il maltempo e che stanno stipando sempre più persone a bordo delle imbarcazioni.

Almeno 123 persone sono morte o scomparse nelle acque territoriali greche dall’inizio dell'anno (complessivamente almeno 3.135 persone sono morte nel Mediterraneo nel corso del 2015 fino ad oggi). L’Unhcr è preoccupato che questo numero possa crescere ulteriormente dal momento che le persone cercano di affrettarsi per imbarcarsi prima dell'inizio dell'inverno e per evitare nuove chiusure nei valichi di frontiera. L'Unhcr auspica che le operazioni di ricerca e soccorso siano ulteriormente rafforzate per ridurre il rischio di ulteriori perdite.

Per affrontare l’attuale situazione in Europa ed evitare movimenti secondari irregolari, sono necessarie diverse misure di stabilizzazione nei paesi di primo asilo e in tutti i paesi in cui avvengono movimenti secondari. Tali misure comprendono un forte sostegno ai paesi che ospitano il gran numero dei rifugiati siriani, iracheni e afghani, una campagna informativa sui pericoli del viaggio in mare e lo sviluppo di percorsi legali per cercare protezione in Europa. Nei paesi interessati da movimenti secondari in Europa devono essere compiuti sforzi significativi affinché si sviluppino sistemi validi di accoglienza e solide capacità di registrazione in modo che il programma di ricollocamento possa funzionare.


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