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Economia & Impresa sociale 

Chi trarrà beneficio dal Mercato Unico dei Capitali?

La Coalizione Europea per la Giustizia d’impresa ha lanciato una petizione per chiedere chiarimenti in merito proposta della Commissione europea per la creazione del CMU. Tra le organizzazioni firmatarie anche Cittadinanzattiva

di Monica Straniero

La Coalizione Europea per la Giustizia d’impresa, ECCJ, un’organizzazione che promuove la responsabilità aziendale raccogliendo a livello nazionale diverse organizzazioni della società civile (ONG, sindacati, gruppi di difesa dei consumatori e istituzioni accademiche di tutta Europa), ha lanciato una petizione per chiedere chiarimenti in merito proposta della Commissione europea per la creazione del Mercato Unico dei Capitali, (CMU). Tra le organizzazioni firmatarie, anche Cittadinanzattiva, movimento di partecipazione civica che opera in Italia e in Europa dal 1978 per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini.

Il piano d’azione pubblicato il 30 settembre scorso al termine della fase di consultazione di tre mesi, aperta a tutti gli attori del mercato dei capitali, definisce la strategia per lo sviluppo di un'unica piazza europea per gli investimenti entro il 2019. L’obiettivo è quello di rimuovere gli ostacoli che fino ad oggi hanno impedito la libera circolazione dei capitali tra i 28 paesi dell’Unione Europea. Aiutare le piccole e medie imprese e le start up a reperire finanziamenti con la stessa facilità delle grandi imprese, e allo stesso tempo, offrire ai risparmiatori maggiori possibilità di investimento. Questo perché secondo Bruxelles il contesto attuale è particolarmente penalizzante per le imprese europee che dipendono ancora fortemente dalle banche e attingono solo in misura minore dai mercati dei capitali. Ad esempio in Italia nelle piccole e medie imprese circa il 75% del finanziamento del debito totale proviene dalle banche. In altre parti del mondo si verifica invece una situazione opposta. Le fonti alternative di finanziamento, complementari ai finanziamenti bancari, svolgono un ruolo di maggiore rilievo nel finanziamento delle imprese, e quindi della cosiddetta “economia reale”.

Il modello a cui si fa riferimento la Commissione è quello del Nord America, quando è risaputo che la causa principale della crisi economica attuale, che sta durando dal 2008, è il disastro generato negli Stati Uniti con la questione dei mutui-subprime. Se ad esempio, spiegano gli esperti di Bruxelles, il mercato dei capitali europeo avesse avuto le caratteristiche di quello statunitense, tra il 2008 e il 2013, le imprese europee avrebbero potuto beneficiare di finanziamenti supplementari pari a 90 miliardi di euro, rispetto a quelli erogati dagli istituti creditizi europei impegnati a ripianare i propri bilanci pieni di titoli tossici e in processi di ristrutturazione patrimoniale in conformità alle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale.

Insomma più finanza meno banche. Forse perché l’enorme mole di progetti in tema di regolamentazione, come la vigilanza bancaria, i servizi di pagamento o la tutela dei consumatori, non sembra essersi rivelata la strada migliore per rafforzare il sistema finanziario ed evitare in futuro che crisi bancarie si possano trasformare in crisi del debito sovrano. La centralità sulle banche ha infatti rivelato il suo potenziale dannoso per l'economia nel momento in cui il fallimento di Lehman Brotehrs, la quarta banca d'affari per importanza degli Stati Uniti, è crollata sotto il peso degli investimenti sbagliati che aveva effettuato, allarmando le banche europee e investitori con cui aveva concluso operazioni commerciali. Salvare le banche ha comportato per i governi costi elevatissimi.

Eppure secondo l’ECCJ, le consultazioni pubbliche lanciate dalla Commissione Europea per raccogliere idee e proposte su come affrontare gli ostacoli, soprattutto di natura fiscale, che intralcerebbero l'attività transfrontaliera nel mercato unico, sono state circoscritte agli addetti ai lavori. “Perché mentre alcune iniziative nel pacchetto CMU sono condivisibili, molte altre potrebbero creare ulteriori rischi per l'economia e per la società in generale, in Europa e oltre”, sostengono i firmatari della petizione.

Non è difficile infatti intuire come la realizzazione delle misure contenute nel CMU rafforzerebbe significativamente il sistema bancario ombra (Shadow Banking System), ossia quel complesso di mercati, istituzioni e intermediari finanziari non bancari, tra cui i fondi sovrani, che erogano servizi bancari senza essere soggetti alla relativa regolamentazione. Al di là degli aspetti critici del sistema tra cui il forte contagio tra intermediari e il disallineamento rispetto al regime prudenziale proprio delle banche, la Commissione ha più volte rassicurato che se opportunamente regolamentato, lo scado banking potrebbe rappresentare uno degli strumenti più efficaci per promuovere la crescita in Europa, fornendo alle imprese forme alternative di finanziamento rispetto all'indebitamento bancario. Ma in questo modo non si favorirebbe una mag­giore finan­zia­riz­za­zione dell’economia e un suo definitivo distacco dal mercato reale?

Un’altra fonte di preoccupazione è la rinascita del mercato delle cartolarizzazioni (Abs), “al fine di mitigare la stretta creditizia”, si legge nel piano di azione della CMU. Com’è noto i disastri bancari, che hanno portato sull’orlo del default paesi come l’Irlanda o la Spagna, sono dovuti soprattutto al fatto che le banche che raccolgono pubblico risparmio ed esercitano il credito commerciale speculavano contemporaneamente sui mercati, tramite derivati ad alto rischio. Parliamo di operazioni attraverso le quali una banca trasforma le proprie attività illiquide, tradizionalmente detenute in bilancio sino a scadenza, in strumenti finanziari di mercato negoziabili. Sebbene le intenzioni dell’Esecutivo comunitario sia quella di istituire un quadro normativo che garantisca cartolarizzazioni “di alta qualità” riconoscibili, ossia “semplici, trasparenti e standardizzate” (“Sts), rimane il timore è che la ripresa delle cartolarizzazioni possa permettere alle banche di rimettere in circolo i rifiuti tossici delle vecchie cartolarizzazioni e favorire una maggiore propensione al rischio.

Ci si chiede, in altre parole, se il Mercato Unico dei Capitali servirà davvero a favorire la ripresa dell’economia e la crescita sostenibile, obiettivi dichiarati dalla Commissione Europea nelle premesse del piano d’azione.


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