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Mafia Capitale e Santa Rita, i due goal di Cittadinanzattiva

L’associazione è stata risarcita con 70mila euro al processo della clinica milanese dal Tribunale civile. Nelle stesse ore a Roma è stata ammessa come parte civile al processo contro Buzzi e i suoi sodali. «Attacchiamo il patrimonio. La corruzione toglie risorse alla comunità, noi cerchiamo di recuperarle, almeno in parte», sottolinea il segretario generale Antonio Gaudioso

di Lorenzo Maria Alvaro

Cittadinanzattiva in poche ore ha messo a segno due goal importanti nei confronti della corruzione. A Milano infatti il tribunale civile ha risarcito l’associazione con 70mila euro nel processo alla Clinica Santa Rita, nota alle cronache come “clinica degli orrori” per lo scandalo emerso nel 2008. Nelle stesse ore a Roma al processo per Mafia Capitale, nel corso della udienza preliminare per il rito abbreviato richiesto da alcuni degli imputati, l’associazione è stata riconosciuta parte civile in quanto associazione di promozione sociale, pertanto legittimata ex lege ad essere parte del processo. Si tratta di riconoscimenti importanti di cui abbiamo parlato con il segretario generale Antonio Gaudioso.

Cominciamo da Mafia Capitale: cosa significa essere ammessi come parte civile per voi?
Per quanto ci riguarda ha un significato molto importante. È un modo per certificare il fatto che la lotta alla corruzione si fa anche come cittadini, andando in tribunale., La vicenda di Mafia Capitale ha anche un valore simbolico importante. Un sistema parallela che turbava e corrompeva sulle spalle dei cittadini. Ecco perché serve una forte presenza simbolica. C’è poi l’intento di recuperare risorse con un eventuale risarcimento da investire a Roma. Una parte di quello che è stato tolto alla comunità deve tornare alla comunità. Non è stata la prima volta per noi, e non sarà l’ultima. Nelle prossime ore annunceremo la stessa operazione sul caso dell’ospedale israelitico romano.

Perché per voi è importante costituirvi parte civile?
Il nostro impegno e le nostre denunce sono un modo per colpire i soggetti coinvolti in casi di corruzione ma anche attaccarli patrimonialmente per recuperare una piccola parte del maltolto.

Come è successo sul caso Santa Rita…
La cosa importante del caso Santa Rita è che per la prima volta è passato il principio per cui c’è un collegamento tra le risorse truffate e il loro ritorno alla comunità. Questi 70mila, come avevamo chiesto, saranno usati per il nostro servizio di tutela territoriale in ambito sanitario, Progetto Integrato di Tutela Salute – Pit Salute . La risposta del tribunale è stata coerente con la nostra richiesta. Una grande vittoria.

Questo però è un buon modo per riparare a situazioni con clamate di corruzione. Cosa si può fare per evitare di arrivare a questo punto?
Le organizzazioni civili devono essere all’interno e partecipare al processo di costruzione degli appalti. Devono avere una funzione di controllo e di promozione di trasparenza. Non si può controllare tutto il sistema degli appalti avendo 3milioni di poliziotti. Non possiamo militarizzare il Paese. Noi ci battiamo per l’accesso civico alle informazioni pubbliche, che abbiamo fatto inserire nelle normativa, ma che troppo spesso è ancora disatteso. Prevenzione è fare in modo che le informazioni siano disponibili al controllo di tutti. È l’unico modo. È apprezzabile l’opera di controllo istituzionale, ma non basta. Solo avendo le informazioni e il coinvolgimento nel monitoraggio dei cittadini si può pensare di tamponare una situazione che ormai vede ogni giorno un caso nuovo.

Anche dal punto di vista della razionalizzazione delle risorse avete le idee chiare…
Quando si parla di sanità e di lotta agli sprechi bisogna cominciare a dire che il vero e unico grosso spreco è la corruzione. E visto che il sistema corruttivo, scopriamo in questi gironi, è molto efficiente, la riduzione e razionalizzazione delle risorse rischia di avere l’effetto di tagli lineari. O si comincia a colpire sistematicamente sprechi, mazzette e tangenti oppure le risorse verranno sempre a mancare sui servizi. Ogni anno lo Stato spende 113 miliardi di euro in ambito sanitario. È la prima industria del paese. E deve essere protetta.


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