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Connettività sociale… l’altro nome della prevenzione?

Giovedì 5 novembre a Roma la Fict (Federazione italiana Comunità terapeutiche) promuove un convegno che partendo dall'eduzione presenterà anche modelli di riferimento e prassi operative per promuovere il benessere della persona

di Antonietta Nembri

Educazione e prevenzione, due elementi al centro dell’intervento della Fict (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche) che da sempre pone al centro la persona e la promozione del benessere come azione preventiva. Attraverso 44 centri federati è in grado di portare avanti in tutta Italia e in modo capillare interventi che coinvolgono la famiglia, la scuola, gli oratori, le periferie, i luoghi di aggregazione e il mondo dello sport. E proprio per approfondire l’idea di prevenzione la rete della Fict, denominata “Interventi educativi territoriali”, ha organizzato il convegno, in programma giovedì 5 novembre a Roma, "Prevenzione nel nulla chimico… E se la chiamassimo educazione e promozione della connettività sociale?".

Tra i punti di partenza delle riflessioni del convegno anche la constatazione che la prevenzione sebbene sia riconosciuta come vitale, in Italia negli ultimi 8 anni sì è ridotta, come si legge nell’ultima relazione sulle tossicodipendenze al Parlamento, passando dal 55,5% del 2007 al 18% nell'anno 2014. Un altro dato significativo, segnalato dalla Fict, è che gli istituti scolastici, che hanno attuato progetti di prevenzione all'uso di sostanze psicoattive, passano nel corso degli anni dal 58% nel 2008 a circa il 46% nel 2014. Mentre la prevalenza di cannabis, nell'ultimo anno, riferita dagli studenti, passa dal 23% nel 2007 al 26,4% nel 2014, come anche rilevante è l'uso di alcol e di psicofarmaci senza prescrizione medica nella popolazione studentesca. Il trend degli utenti in trattamento rileva un costante aumento delle persone tossicodipendenti assistite dai servizi pubblici del sistema sanitario nazionale. L'età media dei nuovi utenti è di 34 anni, di cui meno del 9% ha un'età compresa tra i 15 e i 19 anni

Da parte degli organizzatori si sottolinea che: «Come riportato anche all’interno del titolo scelto per il convegno, nel nostro presente fatto di “nulla chimico”, una prevenzione attenta deve trascendere l’approccio esclusivamente medico, per connotarsi di aspetti educativi e formativi. Inoltre, nell'attuale realtà sociale va considerato che occuparsi di prevenzione significa non solo fare riferimento alle forme di dipendenza, ma anche di altre situazioni di disagio, che rappresentano i nuovi bisogni sociali emergenti: il contrasto all'illegalità, l'immigrazione, la protezione delle vittime di tratta, l'inclusione sociale, l'inserimento lavorativo».

Il Convegno di Roma approfondirà gli aspetti peculiari dell’azione educativa nel territorio, presentando alcuni modelli di riferimento e prassi operative consolidate. «Il metodo preventivo, la struttura e la professionalità degli operatori sono chiari; tuttavia, gli interventi di prevenzione dipendono per la quasi totalità da progettazioni a termine. La mancanza di continuità negli interventi realizzati rischia di vanificare il lavoro svolto, creando interventi spot, piuttosto che servizi stabili e verificabili nel tempo. Dal punto di vista territoriale, esistono grandi differenze sul nostro territorio nazionale, sia nel servizio pubblico che nel privato, creando un’eterogeneità nelle possibilità di intervento ed una struttura a macchia di leopardo» spiega Maria Calabrese, coordinatrice della Rete sulla prevenzione Fict. «Le associazioni che operano nella prevenzione sono costrette, a volte, a rispondere alle esigenze e alle richieste dei propri territori adattandosi alle possibilità offerte e alle esigue risorse; oltre che agendo innanzitutto in forme di volontariato e di gratuità. Per questo è fondamentale creare reti territoriali in cui le istituzioni, le associazioni e i servizi dialoghino e si confrontino a livello nazionale e locale, in cui diventi centrale anche il contributo di una visione politica. Una prevenzione alle dipendenze che basa tutte le sue intuizioni e le sue azioni attraverso il solo paradigma della cura e rimane orfana di una visione politica, intesa come attenzione al ben-essere della popolazione è una visione riduttiva del senso di partecipazione sociale alla comunità» e conclude ricordando lo scopo dell'incontro, «far nascere domande che aprano a nuovi modi di pensare e di leggere i bisogni emergenti per tracciare possibili risposte metodologiche, culturali, educative e politiche di promozione alla salute».

Al convegno, alla Sala dell’Unicef di via Palestro 68 (Ore 9,30 – 16), promosso in collaborazione con l'Istituto Superiore Universitario di scienze psicopedagogiche e sociali "Progetto Uomo" affiliato all'Università Pontificia Salesiana di Roma dopo i saluti e le relazioni è in programma anche una tavola rotonda dal titolo: "Dove sta andando la prevenzione? Pre-visioni, pre-testi e pre-supposti" a cui parteciperanno: Maria Calabrese Fict; Mario Dondi – Istituto Progetto Uomo; Leopoldo Grosso – Gruppo Abele; Riccardo De Facci – Cnca; Franco Taverna – Exodus. Prenderà parte alla tavola rotonda anche Filomena Rocca, Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, Miur.

In allegato il programma dell’evento

In apertura foto Getty Images


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