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Una sòla in prima pagina

Oggi la prima pagina di Libero è dedicata a un’inchiesta del vice direttore Franco Bechis che accusa genericamente le onlus di finanziare il terrorismo. Nessun nome. Solo una fonte, i report di The Financial Action Task Force (FATF), un ente governativo Usa. La fonte dell’ente? Un generico “source: Italy”

di Lorenzo Maria Alvaro

Oggi sulla prima pagina di Libero campeggia il titolo: «L’Italia finanzia l’Isis coi i soldi dei bambini». L’occhiello recita «Onlus sotto accusa” con il sommario, che lancia l’”inchiesta” di Franco Bechis, in cui si spiega: «I versamenti per le adozioni a distanza di piccoli siriani sono stati dirottati nelle tasche di gruppi di terroristi islamici. E gli Usa ci attaccano: Non fate abbastanza controlli».

Un’accusa pesante che apre a scenari inquietanti. Nessun nome in prima. Solo l’accusa. Ma sicuramente il vicedirettore della testata milanese si sarà tenuto gli assi per il pezzo nelle pagine interne.

Leggendolo però è solo un fiorire di «una Onlus», «le Onlus» e simili. Insomma Bechis non fa alcun nome, non indica nessuna realtà e non cita alcun fatto preciso.

Fa solo un nome. La fonte della “notizia”. La Fatf – Financial action task force. Un ente intergovernativo.

Siamo andati allora a vedere il «documento del Fatf (Financial action task force) inserito nelle cartelline dei partecipanti al recente G20 per spiegare i vari canali di finanziamento ormai accertati dello Stato Islamico», come lo introduce il giornalista (lo potete scaricare qui).

Nelle 12 striminzite paginette non c’è traccia di quello che Libero ha deciso dovesse essere la copertina del quotidiano di oggi. Ma, in conclusione del rapporto, c’è un rimando ad altri due lavori, uno del Febbraio 2015 e uno dell’Ottobre 2015, entrambi dedicati al finanziamento del terrore.

Corriamo a consultarli e scopriamo che il report in cui è contenuta la notizia è il secondo che titola “Financing of the Terrorist Organisation Islamic State in Iraq and the Levant” (potete consultarlo qui). All’interno (precisamente al punto 3 del capitolo II titolato “Sources of funding”) ci sono un paio di paginette sotto al titolo “Donations including by or through non-profit organisations (NPOS)”.

La scoperta è che in sostanza Bechis non ha citato alcuna fonte o nome preciso perché si è limitato a copiare largamente proprio questo breve passo del rapporto. Che, anche lui, è totalmente vago e privo di riferimenti certi.

Il punto più incredibile però riguarda un box che Bechis riproprone pressoché integrale nel suo articolo scrivendo: «…una scheda del rapporto che mette in guardia sul sistema di adozioni a distanza racconta una storia tutta italiana: “Su un conto di una importante banca del Nord Italia aperto da una Onlus per attività di carità fra cui l’adozione a distanza in Siria, sono affluiti versamenti cash e bonifici bancari – la maggiore parte per piccoli importi, inviati da migliaia di persone fisiche e talvolta giuridiche italiane ed europee”».

Bene. Questa scheda del rapporto, come si conviene ad ogni ricerca seria, riporta la fonte. E sapete chi è la fonte? Italy. La fonte di accuse così gravi è, testualmente, Italia.

Cioè chi? Bechis stesso? Un parente dell'estensore del “rapportino”, una fonte anonima? Di certo la fonte non è nessun ente riconosciuto o istituzionale. Insomma, basta poco per conquistare la prima pagina di Libero.


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