Media, Arte, Cultura

Un nuovo progetto editoriale di VITA in coproduzione con i media africani

La piattaforma d’informazione del gruppo VITA, Afronline.org, lancia una nuova iniziativa editoriale assieme a 25 media indipendenti africani sparsi in tutto il continente. L’obiettivo: sensibilizzare attraverso inchieste, analisi, opinioni, programmi radiofonici e televisivi l’opinione pubblica africana sulla pace e la sicurezza, il dialogo interreligioso e le migrazioni in Africa. Il progetto è supportato dalla Direzione Generale Mondializzazione e Questioni Globali (DGMO) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

di Joshua Massarenti

Contrariamente alla Francia (con RFI e TV5 Monde), alla Gran Bretagna (BBC), alla Germania (Deutsche Welle), agli Stati Uniti (Voice of America), e più di recente alla Cina (CCTV Africa), l’Italia non si è mai dotata di un servizio d’informazione pubblico in grado di inserirsi nel paesaggio massmediatico africano per informare le opinioni pubbliche locali sui grandi temi di attualità politica, sociale, economica e culturale del continente. Da oggi, qualcosa si muove. Con il sostegno della Direzione Generale Mondializzazione e Questioni Globali (DGMO) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), Afronline, la rete d’informazione africana del gruppo Vita, lancia un nuovo progetto editoriale che prevede la produzione di contenuti editoriali in stretta collaborazione con 25 media africani indipendenti tra i più influenti in Africa.

Dal Senegal alla Somalia, passando per il Mali, il Niger, il Burkina Faso, il Camerun, il Benin, la Repubblica Democratica del Congo, il Burundi, la Repubblica centrafricana, la Tanzania, il Kenya e il Mozambico, forte di un bacino d’udienza pari a 30 milioni fra lettori e radiotelespettatori, Afronline appoggerà i suoi media partner nella (co)realizzazione di analisi, commenti, reportage, programmi speciali su temi centrali per il futuro del continente africano quali la pace e la sicurezza, il dialogo interreligioso e le migrazioni.

Un progetto per rafforzare un network già esistente

«Questo progetto ci consentirà di consolidare la nostra partnership con i media indipendenti africani avviata sei anni fa. Penso alle collaborazioni molto fruttuose avute con i giornali e le radio in Sahel, il nostro impegno nella lotta contro Ebola in Guinea oppure nell’Africa dei Grandi Laghi con l’agenzia Infos Grands Lacs», sottolinea Riccardo Bonacina, il Presidente e direttore editoriale del Gruppo Vita. «Mai come oggi i media africani, soprattutto nelle aree più a rischio, hanno bisogno di un sostegno per rafforzare la loro offerta editoriale e sensibilizzare le loro opinioni pubbliche sulle sfide che il continente africano deve raccogliere in una realtà sempre più complessa come quella internazionale. Inoltre, c’è un aspetto molto importante nel nostro network che ci sta a cuore: i giornalisti con cui collaboriamo sanno che possono contare su di noi nel caso i loro diritti sono violati. Non abbiamo esitato a denunciare in collaborazione con Reporters sans frontières e l'ong Panos Grands Lacs gli attacchi subiti nel maggio scorso dalle nostre radio partner in Burundi, oppure i rischi che incorrono alcuni giornalisti profughi di Radio Shabelle minacciati di morte anche in Europa».

Questo progetto ci consentirà di consolidare la nostra partnership con i media indipendenti africani avviata sei anni fa. Penso alle collaborazioni molto fruttuose avute con i giornali e le radio in Sahel oppure nell’Africa dei Grandi Laghi

Riccardo Bonacina, Presidente del gruppo VITA

Sul piano opererativo, il lavoro si svolgerà sostenziale su due livelli. Il primo riguarda la produzione locale di contenuti editoriali da parte di ciascun media africano sotto forma di articoli di attualità, interviste, inchieste, opinioni, servizi radiofonici e televisivi, sui temi previsti in questa iniziativa”. Tra i media coinvolti, si contano una decina di giornali (come l’East African che copre il Kenya, la Tanzania, l’Uganda e il Rwanda, Les Echos du Mali, Le Pays in Burkina Faso, Le Confident in Repubblica Centrafricana o il settimanale etiopie Addis Fortune), emittenti radiofoniche (la somala Radio Shabelle, 15 radio appartenenti al network Infos Grands Lacs presente in Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e Burundi) e, infine, la televisione panafricana Vox Africa. Nel contempo, da Bruxelles, dove hanno sede Afronline e Vita International, il media internazionale del gruppo VITA, arriccheremo i servizi realizzati in Africa attraverso scambi permamenti di informazione con le redazioni del network e la produzione di interviste ad esperti, politici fuori dall’Africa, con l’obiettivo di offrire anche uno sguardo esterno a quanto avviene sul continente africano. I migliori articoli verranno pubblicati su Vita.it e Afronline.org

E’ la prima volta che ci capita di lavorare in un progetto editoriale di questo genere, per di più promosso dall’Italia.

Xavier Messe, Direttore di pubblicazione del quotidiano camerunense Mutations

Toccare tutti i pubblici africani

La diversificazione dei media coinvolti risponde alla volontà del gruppo di toccare un pubblico africano variegato (i giovani con Radio Labari in Niger, ad esempio), spaziando dalla leadership politica, religiosa ed economica (target della carta stampata africana) ad un’audience più ampia con le radio – considerate ancora oggi il media più diffuso in Africa – se non addirittura continentale attraverso Vox Africa. C’è chi poi avrà un approccio editoriale più centrato sull’attualità nazionale e regionale, mentre chi come Le Pays (Burkina Faso) è ormai noto nel panorama masmediatico del continente per le sue analisi e opinioni sull’attualità africana, se non internazionale. “A sostenere i media indipendenti africani sono solitamente i francesi, gli inglesi, gli svizzeri o gli americani. E’ la prima volta che ci capita di lavorare in un progetto editoriale di questo genere, per di più promosso dall’Italia”, sostiene Xavier Messe, Direttore di pubblicazione del quotidiano camerunense Mutations. “Considero positivo il coinvolgimento di un nuovo donatore nel campo dei massmedia africani. Questa iniziativa ci consente inoltre di rafforzare la nostra produzione editoriale in un momento molto delicato per il Camerun, ormai minacciato da Boko Haram. Urge sensibilizzare i nostri lettori sui rischi del radicalismo islamico e la necessità di promuovere il dialogo interreligoso”.

Le prime produzioni

Dal Benin, il primo articolo pubblicato dal giornale L’Autre Quotidien per il progetto(scarica il pdf in fondo all’articolo) è proprio incentrato sul “ruolo dei media nel trattamento di un’informazione così sensibile come quella sul terrorismo e che alimenta il dibattito sulla religione, tema altrettanto delicato”. In Senegal, un’analisi firmata da Mame Aly Konte sul quotidiano Sud Quotidien illustra i rischi che incorrono molti paesi africani con il terrorismo islamico. “Se le parole hanno un senso, bisogna riconoscere che non siamo lontani dalla psicosi collettiva. Ma il peggio sarebbe per alcuni cedere al panico. In un contesto come quello senegalese, le autorità sono ben decise a prendere il toro per le corna anziché rimanere passivi di fronte a un problema che si sposta da una regione all’altra alla velocità di un aereo”.

Di fatti, molti esperti assicurano che gli attacchi di Parigi in gennaio e novembre 2015 non sono casuali, e traggono in parte le loro origini dalla decisione presa nel 2012 dal governo francese e dal presidente Hollande di intervenire militarmente nel nord del Mali per sconfiggere i gruppi armati islamisti Al Qaeda nel Magheb islamico (AQMI), Ansar Dine e il Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale (MUJAO). Ma se l’Operazione Serval lanciata nel gennaio 2013 è servita a salvare il Mali, l’attacco al’Hotel Radison di Bamako ci ricorda che il terrorismo islamico è lungi dall’essere sconfitto, in Sahel come nel Corno d’Africa. Per questo, Afronline, assieme a Vox Africa, organizzerà un dibattito televisivo a febbraio a Marrakech, nel quadro di una conferenza internazionale sulla sicurezza in Africa organizzata dal Centro marocchino degli studi strategici (CMES).

Oggi migliaia di africani sono costretti a fuggire la loro terra per colpa dei conflitti armati e del terrorismo, che poi trovano linfa nella povertà e nelle disuguaglianze sociali profonde che minacciano la crescita economica del continente. Alla luce poi dei drammi umanitari del Mediterraneo e dell’emergenza migranti in Europa, su cui l’Unione Europea e i governi africani hanno discusso a La Valletta per adottare un Piano d’azione con l’obiettivo di frenare i flussi migratori dall’Africa, inevitabile è stata la scelta di includere le migrazioni come tematica prioritaria del progetto. Da un lato per illustrare un fenomeno che tocca per primo i paesi africani, dall’altro per seguire l’implementazione del Piano d’Azione adottato a Malta e su cui l’Italia è molto impegnata.

Dalla Repubblica centrafricana un messaggio di speranza e di pace

In Repubblica centrafricana, terra martoriata dalla guerra civile e dalle tensioni che attraversano le comunità cristiana e musulmana, la speranza per un futuro all’insegna della pace e della riconciliazione è incarnata da tre leader religiosi: Reverendo Nicolas Guérékoyamé-Gbangou, Presidente dell’Alleanza Evangelica; Imam Oumar Kobine Layama, Presidente della Comunità islamica e Monsignor Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui. Soprannominati “i tre santi di Bangui” da Le Monde, sono stati inseriti nella lista delle 100 personalità più influenti al mondo stilata dal Time Magazine nel 2014. In un’intervista rilasciata pochi giorni prima delle elezioni presidenziali il 31 dicembre al giornale Le Confident (vedi cover in allegato) – l’unico organo della stampa indipendente presente in Repubblica Centrafricana – Imam Oumar Kobine Layama, tra gli iniziatori di una piattaforma a favore del dialogo interreligioso, ricorda il soggiorno straordinario effettuato nel novembre scorso da Papa Francesco nel suo paese. “La sua visita alla moschea è stata una visita eccezionale, un atto di grande coraggio se si pensa che alla vigilia tutti sostenevano che la zona era ad alto rischio. Ma con il suo gesto ha dimostrato a tutti i pessimisti il contrario. Pregherò sempre questo grande uomo di Dio affinché possa continuare a sostenere i leader religiosi che nel mondo vivono momenti difficili”. Uscire dalla trappola tesa dal communitarismo è una priorità assoluta per Kobine Layama. “Perché tra alcuni leader religiosi c’è troppa ignoranza. Il leader musulmano che rimane trincerato nelle sue idee non conosce assolutemente nulla del cristianesimo. Lo stesso discorso può valere per i cristinani, alcuni dei quali sono convinti che il musulmano non adora Dio, ma i soldi. Ci sono troppi pregiudizi, bisogna riscrivere la storia dell’islam e del cristianesimo” in Repubblica centrafricana.

Joshua Massarenti è caporedattore di Afronline.org e responsabile del progetto "Media africani per lo sviluppo dell'Africa"


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