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Agenzia per lo sviluppo: le sfide del profit e del non profit

Nel commentare l'intervista rilasciata a Vita da Laura Frigenti, direttrice dell'Agenzia per lo sviluppo, Nino Sergi chiede di vincolare l'impegno del settore privato nella cooperazione internazionale alle linee guida dell'OCSE sulla CSR, i diritti umani e ambientali. Il fondatore di Intersos propone inoltre un'iscrizione transitoria dei soggetti non profit all'elenco pubblico per evitare interruzioni tra la vecchia e la nuova cooperazione.

di Nino Sergi

L’intervista di Vita.it alla direttrice della nuova Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, Laura Frigenti, colpisce positivamente perché da essa si può cogliere la determinazione a procedere con speditezza e senza rallentamenti anche in questa fase di avvio. Lavoro sodo e lavoro di squadra: due sue caratteristiche che ci erano giunte dagli Usa alla notizia della sua nomina. Per fine gennaio è prevista anche la nomina del viceministro per la cooperazione allo sviluppo, in sostituzione di Lapo Pistelli che si è dimesso lo scorso giugno. È la figura fondamentale: avendo la delega sulla materia è per legge il referente politico principale dell’Agenzia, di cui si sente il bisogno.

Il pensiero di Frigenti sulle limitate risorse finanziarie riflette la visione strategica adottata alla conferenza Onu di Addis Abeba che ha definito un quadro globale per il finanziamento dello sviluppo sostenibile. “La questione non è quanto sono voluminose le risorse pubbliche (anche lo 0,7% non basterebbe rispetto ai bisogni) ma come riescono ad operare in modo catalitico per far convergere anche flussi finanziari privati a favore dello sviluppo… L’agenda con il settore privato va ben oltre la gestione dei fondi degli APS”. Con queste parole la direttrice sembra sollecitare un reale impegno del settore privato ed in particolare del privato profit che nel passato italiano ha mantenuto, tranne alcuni casi esemplari, un atteggiamento di mera fruizione delle risorse pubbliche.

Sul privato profit sia la legge che lo statuto dell’Agenzia sono stati molto prudenti. Agli innumerevoli commi che regolamentano la partecipazione dei soggetti non profit non è corrisposta un’analoga regolamentazione per quelli profit. Spetta ora all’Agenzia definire da un lato che i fondi pubblici dovranno rappresentare soltanto un incentivo per l’iniziativa imprenditoriale di cooperazione, in particolare nelle regioni più difficili dei paesi partner; solo se l’impresa mette del suo, esercitando la propria iniziativa imprenditoriale in stretta collaborazione con partner locali, può esserci maggiore garanzia di successo e di sostenibilità delle iniziative intraprese. Dall’altro lato, l’inserimento di un’impresa o altro soggetto con finalità di lucro nel sistema della cooperazione allo sviluppo dovrà comportare il rispetto delle linee guida dell’OCSE (recepite dall’Italia) sulla responsabilità sociale delle imprese e sui diritti umani per gli investimenti internazionali e l’adesione ai principi di salvaguardia ambientale.

l’inserimento di un’impresa o altro soggetto con finalità di lucro nel sistema della cooperazione allo sviluppo dovrà comportare il rispetto delle linee guida dell’OCSE.

Per i soggetti non profit i problemi immediati che l’Agenzia dovrà affrontare sono quelli dell’iscrizione nell’elenco pubblico istituito dalla legge 125 e regolato dallo statuto e della definizione delle procedure comparative pubbliche per la selezione delle iniziative da loro promosse. Se da un lato molto del lavoro pregresso della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS), discusso e approfondito con le Ong, può essere ripreso e adattato tenendo conto delle novità della legge, è auspicabile che l’iscrizione veda una prima fase transitoria al fine di evitare interruzioni e periodi morti. Si potrebbe prevedere la presentazione della domanda di iscrizione da parte dei soggetti che ritengono di avere tutte le caratteristiche richieste dalla legge (art. 26, comma 3) e dallo statuto dell’Agenzia (art.17, commi 1 e 2) entro una data anche molto ravvicinata.

Si potrebbe prevedere che nella domanda di iscrizione il legale rappresentante certifichi la veridicità delle informazioni e della documentazione richieste e attesti i comportamenti virtuosi richiesti dallo statuto. L’Agenzia verifica i requisiti formali, la correttezza e la corrispondenza della documentazione ai parametri e criteri stabiliti e iscrive i soggetti nell’elenco pubblico entro il mese successivo. Potranno così essere lanciati i bandi per la selezione dei progetti promossi a cui i soggetti iscritti all’elenco potranno partecipare. Nel frattempo, l’Agenzia avrà tutto il tempo per accertare la reale sussistenza dei requisiti dei soggetti iscritti nell’elenco, ai fini della conferma o della cancellazione dell’iscrizione; in quest’ultimo caso con la conseguenze esclusione dalla procedura comparativa o dall’affidamento di progetti. L’elenco sarebbe poi aggiornato periodicamente dall’Agenzia, che esaminerà e valuterà in modo regolare le domande che giungeranno dopo questa prima iscrizione.


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