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Congo: così i bambini oggi hanno abbracciato i loro genitori

Sono arrivati oggi a Roma i 10 bambini adottati da famiglie italiane in RDC, dopo oltre due anni di attesa. La testimonianza in diretta di Massimo Vaggi, presidente di NOVA

di Sara De Carli

Mentre Massimo Vaggi parla, in sottofondo si sente il vociare festante dei bambini. «È molto più di una festa, le garantisco». Vaggi è il presidente di NOVA, l’ente a cui fanno riferimento tutte le famiglie dei dieci bambini adottati in Repubblica Democratica del Congo, le cui adozioni sono state sbloccate il 2 novembre scorso e che oggi finalmente sono arrivati a Roma, fra le braccia dei loro genitori, dopo essere stati accolti in aeroporto dalla presidente della CAI, Silvia Della Monica.

Come è andata, presidente?

Ero già sceso a Kinshasa prima di Natale, ma c’era ancora un problema con i passaporti. Sono tornato con due collaboratori il 10 gennaio, questa volta era tutto a posto e ieri sera siamo ripartiti. Siamo atterrati oggi, le famiglie ci aspettavano in un albergo vicino a Fiumicino, abbiamo preferito un incontro più intimo, protetto.

I bambini italiani sono stati gli ultimi di quella famosa lista di 69 nomi autorizzati all’uscita dal Paese lo scorso 2 novembre, negli altri Paesi i bambini sono arrivati prima. Perché c’è voluto tanto?

Sì, questi 10 bambini sono gli ultimi, purtroppo. Avevamo una situazione articolata nei passaporti, 3 bambini li avevano già, per 3 avevamo fatto domanda nel 2013 ma la domanda non era mai stata esaminata, per gli altri 4 abbiamo depositato la domanda nel primo giorno utile, il 24 novembre. Da quel momento i passaporti hanno seguito la procedura ordinaria e purtroppo siamo incappati in una sospensione del rilascio dei passaporti che ha riguardato tutta la RDC. Dopo questa sospensione siamo stati fra i primi ad avere i documenti e di questo devo ringraziare l’ambasciata.

I 69 bambini, più gli altri 7 che sono arrivati in Italia in queste settimane: pensando alle altre famiglie in attesa e agli altri circa 120 bambini adottati da coppie italiane che ancora aspettano di poter abbracciare la loro famiglia, possiamo dire che la situazione in RDC presenti oggi dei segni di speranza?

È molto difficile interpretare la situazione. L’opinione più diffusa è quella che nuove partenze saranno condizionate all’approvazione di una nuova legge sulle adozioni, che è necessaria. Questa legge però ad oggi non è ancora stata presentata, la prima sessione utile di lavoro del Parlamento è quella di marzo. Diversi avocati – anche il nostro – si stanno muovendo per capire se una legge nuova può interferire con sentenze già passate in giudicato, cosa che mi sentirei di escludere.

È così per i 120 bambini?

Sì, sono tutti bambini già adottati da coppie italiane.

Chi vuole ringraziare?

Ringrazio l’ambasciata italiana.

Questa vicenda ha spaccato le famiglie in attesa e generato diverse critiche al Governo e alla CAI per la gestione della situazione. Che ne pensa?

La discussione è stata incentrata sul “Governo non fai abbastanza”. In realtà io sono convinto che si poteva fare poco perché siamo di fronte a uno stato sovrano e alle sue decisioni, condivisibili o meno che siano. Quello che si poteva fare di più invece era mettere in sicurezza i bambini, perché alcuni sono ancora in istituto.

Quelli seguiti da voi dove sono stati?

Noi abbiamo ottenuto la tutela temporanea dei bambini, affidati al nostro rappresentante in loco: i bambini sono stati in una casa famiglia che abbiamo realizzato con costi importanti per le famiglie e per l’associazione, con educatori, insegnanti, assistenti sociali, assistenza sanitaria. E da qui hanno avuto contatti frequenti con le famiglie via skype.

Foto FEDERICO SCOPPA/AFP/Getty Images


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