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Cooperazione & Relazioni internazionali

Navi da guerra della Nato nell’Egeo “per fermare i trafficanti di profughi”

Decisione improvvisa dell'Alleanza atlantica: "Posizioneremo immediatamente una flotta per far fronte all'ingente flusso di persone in fuga", ha spiegato il segretario generale. "Non si tratta di respingere le imbarcazioni, l'obiettivo è individuare le organizzazioni criminali che sfruttano quella povera gente". L'operazione andrà a buon fine?

di Daniele Biella

La notizia è di quelle che lasciano a bocca aperta: nelle poche miglia marine tra Turchia e Siria (nei punti più vicini si arriva a 4, ovvero 7 chilometri) arriveranno “immediatamente” le navi della Nato. “Per arrestare il flusso di profughi verso l’Europa”, ha spiegato, testuali parole, il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, come riporta la testata inglese Independent.

“Non stiamo parlando di fermare o rimandare indietro le barche con i rifugiati”, ha precisato Stoltenberg, “le nostre navi da guerra faranno ricognizioni, monitoraggio e sorveglianza degli attraversamenti illegali, in collaborazione con le autorità locali”. La decisione della Nato, che porterà la flotta, inizialmente sotto il comando tedesco, lungo le coste turche, arriva anche su pressione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Nei giorni scorsi Obama ha parlato spesso della proposta di un “contingente navale” da schierare nei luoghi di maggiore attività degli smugglers, i trafficanti di esseri umani consenzienti, ovvero disposti a pagare loro il viaggio essendo l’unica possibilità di raggiungere l’Europa per chiedere asilo politico. Trafficanti il cui guadagno supera il miliardo di dollari l’anno, unendo i malaffari soprattutto lungo le coste turche, libiche ed egiziane. “Prenderli sarà il nostro intento principale. Sono organizzazioni criminali che stanno sfruttanto tanta povera gente”, specifica il segretario generale dell’Alleanza atlantica.

“La Nato si impegnerò anche sul confine turco-siriano, e contro l’Isis”, ha aggiunto Stoltenberg. La Turchia è stata dichiarata di recente dall'Europa un “paese terzo sicuro”: per questo motivo la Nato si è decisa a entrare in azione, considerando il Paese turco un luogo dove i profughi possano vivere in modo dignitoso. Peccato che sempre più frequentemente arrivino notizie di decessi per il freddo, la malattia o le condizioni di estrema povertà che attanagliano migliaia di persone nei campi profughi, a volte allestiti con semplici tende in balia dell’inverno. I tre miliardi di euro stanziati dall’Unione europea verso il Governo turco andrebbero nella direzione di un miglioramento delle loro condizioni di vita, per ora questa rimane solo una speranza. La certezza, invece, è che tra breve i gommoni stipati di persone in fuga da guerre e privazioni si vedranno davanti vere e proprie navi da guerra. Le conseguenze, l’efficacia, rimangono tutte da capire.


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