Famiglia & Minori

L’emergenza minori scomparsi? Si può e si deve risolvere

Intervista a Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa dell'ong Save the children: "Bene l'attivazione di un modello Sprar per i minori, ora serve accelerare in quella direzione, assieme alla ripresa del ddl Zampa, fermo in Parlamento da tre anni". Un punto nodale è investire su "affido famigliare e qualità dei servizi per la bassa soglia, per far recuperare ai ragazzi la fiducia nelle istituzioni persa nei Paesi di provenienza"

di Daniele Biella

“Siamo già a quota mille minori non accompagnati arrivati in Italia nei primi due mesi del 2016. Di fronte a numeri così alti, bisogna vigilare perché le procedure di riconoscimento siano efficienti, altrimenti il rischio che scompaiano è alto”. Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa dell’ong Save the children, lancia l’allarme, invitando le autorità competenti “ad andare più veloci” nel promuovere azioni di tutela verso i Msna, Minori stranieri non accompagnati.

In che senso le autorità dovrebbero andare più veloci?
Sono stati fatti buoni passi avanti negli ultimi mesi, soprattutto con l’introduzione di progetti Sprar dedicati ai minori, attraverso strutture che seguono l’esempio delle esperienze del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, ovvero gestite dai Comuni con la collaborazione degli enti del terzo settore. Sono 3mila i minori inseriti, spero che i numeri aumentino a breve (l’Europol ha stimato in 10mila in due anni – 5mila dall’Italia – i minori scomparsi, ovvero che hanno fatto perdere le proprie tracce, rischiando di finire vittime della tratta, ndr), e soprattutto che questo venga messo a sistema attraverso la legge.

Non c’è già un Disegno di legge in discussione proprio sul tema?
Sì, il ddl Zampa, che è fermo da ben tre anni in Parlamento anche se necessiterebbe di un procedimento rapido di approvazione. L’impulso a ridargli vigore può essere proprio questo nuovo modello di Sprar per minori, che è molto chiaro e trasparente anche dal punto di vista economico.

Quali altri azioni urgenti servono per contrastare la fuga dei minori?
Un aspetto deficitario è quello legato ai servizi a bassa soglia, più legati a situazioni emergenziali, dove è più alto il rischio che i minori presenti si allontanino dalle strutture, non trovando persone a cui dare fiducia. Bisogna ricordare che molti di loro scappano da violenze e privazioni, pensiamo per esempio a chi arriva dall’Eritrea o è passato dai centri di detenzione libici: per loro le autorità sono elementi negativi per esperienza diretta, ci vogliono quindi esempi positivi per farli avvicinare alle istituzioni anziché farli fuggire. In questo senso, un modello positivo è quello dell’affido famigliare, che sta prendendo piede in Italia e che funziona proprio perché intercetta i bisogni del singolo, che si sente accolto. Per non parlare delle scuole, oggi il migliore avamposto di integrazione.

A proposito di scuola, si segnala un aumento della dispersione scolastica degli alunni di origine straniera, oltre ai tanti italiani. Come arginarla?
Puntare sempre di più ad alzare gli standard di qualità. Per esempio potenziando in modo ancora più consistente i corsi di italiano per stranieri: sapere parlare bene la lingua del nuovo Paese è fondamentale per capire e farsi capire. Oltre ai Msna, penso in particolare ai bambini arrivati con ricongiungimenti familiari, calati nelle classi in corso d’anno, spesso in difficoltà: aiutandoli a inserirsi, il giovamento è per l’intera comunità.


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