Cooperazione & Relazioni internazionali

Migranti, Caritas: Mancano risposte istituzionali, crisi umanitaria è inevitabile

Duro appello dell'ente ecclesiale mentre la Commissione Europea approva il nuovo meccanismo europeo per provare a gestire l'emergenza e un piano di aiuti umanitari in favore della Grecia. "Stiamo assistendo alla tragedia umanitaria di migliaia di persone, in fuga dalla guerra, ferme al confine tra la Grecia e la Macedonia"

di Redazione

Ai confini della Grecia, in particolare a Idomeni, porta d'ingresso in Macedonia, è emergenza umanitaria. E i numeri degli arrivi sul territorio greco sono impressionanti: oltre 120 mila persone dall’inizio dell’anno, secondo l’Unhcr, Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, di cui circa la metà cittadini siriani in fuga dalla sanguinosa guerra civile. "Le autorità nazionali e locali cercano di fare il possibile per ridistribuire i tanti profughi; nella delicata area di Idomeni, al confine con la Macedonia il governo greco sta infatti allestendo cinque nuovi centri di accoglienza per le migliaia di persone bloccate sul suo territorio dopo la chiusura delle frontiere dei Paesi della cosiddetta rotta balcanica", sottolineano i vertici internazionali della Caritas.

"La mia preghiera, e anche la vostra, ha sempre presente il dramma dei profughi che fuggono da guerre e altre situazioni disumane. In particolare, la Grecia e gli altri Paesi che sono in prima linea stanno prestando ad essi un generoso soccorso, che necessita della collaborazione di tutte le nazioni. Una risposta corale può essere efficace e distribuire equamente i pesi. Per questo occorre puntare con decisione e senza riserve sui negoziati", queste le parole pronunciate da Papa Francesco all’Angelus dello scorso 28 febbraio alla luce degli avvenimenti degli ultimi giorni. "Parole che mostrano l’inadeguatezza e la chiusura della politica di alcuni stati europei in materia di asilo e immigrazione. La Grecia si trova ormai sempre più fra l’incudine e il martello, tra la crisi economica, che dura da ormai otto anni, e l’inarrestabile flusso migratorio che la sta trasformando nel “Libano d’Europa”, un vero e proprio “magazzino di anime” come aveva denunciato Iannis Mouzalas, vice ministro greco per l’Immigrazione", argomentano i vertici Caritas.

"Nel frattempo le forze armate hanno allestito tendopoli in un ex aeroporto militare e in un campo vicino al valico di frontiera con la Macedonia, che nei prossimi giorni saranno pronti ad accogliere i profughi. Altri tre accampamenti militari nella stessa zona, non utilizzati dall'esercito, saranno trasformati in centri di accoglienza. Anche ad Atene, la situazione è drammatica; migliaia di profughi sbarcano giornalmente al porto del Pireo e si accampano nelle piazze, parchi pubblici, creando forti disagi alla vita di tutti i giorni. Nonostante tutto i cittadini greci continuano a testimoniare una grande solidarietà, come dimostrano le tante persone che giornalmente distribuiscono viveri, vestiti, giocattoli, coperte a migliaia di profughi". Caritas Hellas, con l’aiuto di Caritas Italiana e di tante altre Caritas europee, rimane in prima linea in questa emergenza: ad oggi da settembre 2015, sono stati distribuiti oltre 80 mila pacchi alimentari, 40 mila kit igienici; inoltre quasi 8 mila persone hanno ricevuto generi di prima necessità (vestiti, coperte, impermeabili), oltre 4 mila persone sono state accolte nei tre alberghi gestiti dalla Caritas greca tra Lesbos e Atene e più di 3 mila profughi hanno ricevuto un servizio di ascolto e orientamento. "Una solidarietà che stride con le chiusure di alcuni stati che respingono con i lacrimogeni famiglie intere e centinaia di bambini. Così come stride con l'approccio arbitrario degli hotspot, voluto dall'Unione Europea. Come denunciato dal Tavolo nazionale Asilo a chi non viene permesso di presentare domanda d’asilo, viene notificato un decreto di respingimento senza prevere alcun tipo di assistenza".


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