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Libri al posto delle slot: crescono i bar virtuosi

Si moltiplicano i piccoli segni di resistenza, crescono le buone pratiche di chi ha deciso di non stare al gioco. Sono oramai centinaia i bar che, spontaneamente, senza troppo clamore ma pagando consapevolmente il prezzo di un ridotto introito dismettono le slot e cercano di ricucire il legame col territorio. Nel frattempo, lo Stato che fa? Multa chi stacca le slot e discute. Ma con chi? La risposta dai territori è chiara: basta!

di Redazione

Senza bisogno di sgravi fiscali. Senza squilli di tromba e senza bisogno di bollini gialli o blu. Lo fanno per gli altri e per sé, segno che se c'è ancora una coscienza viva e vitale in questo Paese. La trovi sui territori, tra i nervi del legame sociale.

Si moltiplicano così i piccoli segni di resistenza, crescono le buone pratiche di chi ha deciso di non stare al gioco. Sono oramai decine i bar che, spontaneamente, senza troppo clamore ma pagando consapevolmente il prezzo di un ridotto introito, dismettono le slot e cercano di ricucire il legame col territorio.

C'è Nanni, che gestisce il bar dell'Università di Sassari e due anni fa ha detto basta, proprio non ce la faceva più a vedere quelle macchinette nel suo locale. Per toglierle, però, ci ha messo sei mesi. Ieri il trentunenne Nanni riceverà un premio nel corso del primo Slot Mob cittadino. Quel premio se l'è proprio meritato.

Chi l'ha detto che con le slot si guadagna?

«Purtroppo c’era un contratto con il monopolio – spiega Nanni a La Nuova Sardegna – e ho dovuto attendere che scadessero i termini, altrimenti avrei dovuto pagare una penale». E sui mancati guadagni dovuti alla dismissione delle slot macine è lo stesso gestore del “Bar Università” a sfatare un falso mito. «Ma chi lo ha detto che con le slot si guadagna – spiega Nanni Masala – io ci guadagnavo 200/300 euro in più è vero, ma da questo bisogna togliere le spese dell’energia elettrica e le tasse da pagare. Ma la verità è che i 7/8 clienti che ho perso quando ho tolto le slot – conclude il giovane barista – non erano dei veri clienti del bar, entravano dritti verso le macchinette e mi rivolgevano la parola solo per cambiare i soldi. Nel mio locale preferisco creare un clima completamente diverso».

E lo Stato che fa? Multa i virtuosi

Semplice metterle, o così la fanno i signori di lobby e "lobbine" : te le danno in comodato gratuito, ti anticipano pure dei soldi, ti installano allarmi e talvolta ti rifanno un locale. E così, senza che tu lo sappia, ti ritrovi indebitato perché alla fine del contratto o se vuoi recedere quei soldi li devi restituire. Non è roba semplice, togliere delle slot da un locale.
Se ne è accorta anche una brava barista di Orzinuovi, in provincia di Brescia. che ha tolto le macchinette ma si è vista arrivare un bel regalo dallo Stato. Già, lo Stato, quello dei senatori del "siamo con voi", dei sottosegretari del "dialoghiamo". La titolare del Caffé Portico, ha deciso di togliere le macchinette e di toglierle subito. Perché tanta fretta? Perché non aspettare sei mesi o un anno e sottostare alla burocrazia tanto cara a lorsignori? Ecco la ragione: un anziano si presentava spesso nel suo locale versando la pensione in quella slot da gioco. Una situazione che ha indotto la stessa gestore del bar, con un atteggiamento innocente, a disattivare più volte il macchinario per inculcare nel pensionato l’idea di non rovinarsi così. Ma evidentemente il "gioco responsabile" non funziona, non funziona proprio. Andiamolo a spiegare ai sindacati gialli, agli psichiatri prezzolati e ai preti che osservano e tacciono.
Nel periodo successivo alle continue disattivazioni volontarie, la donna ha deciso di annullare il contratto con l’azienda che le aveva procurato la slot. E dai Monopoli di Stato – tanto lenti quando si tratta di fornire dati e informazioni sul business che controllano, tanto lesti quando si tratta di sanzionare il cittadino – ha ricevuto una multa di 1.564 euro, da pagare in cinque giorni, pari al mancato incasso della macchinetta. E non ci saranno sconti o condoni. Quelli si fanno solo a chi evade miliardi.

Pistoia e oltre, crescono i bar anti slot

Se Nanni ha messo vinili e giradischi, roba da intenditori, al posto delle slot, a Pistoia la titolare del “Nazionale” di piazza Leonardo Da Vinci ha sostituito il gioco d’azzardo con la lettura che, per ora, è esentasse e ancora legale. Alessandra ha messo dei libri per sé, stanca di quelle macchine che la costringevano a assistere e contribuire alla rovina di persone che conosceva da sempre. Oggi, le librerie sono diventate quattro, i lettori crescono. Prendono un caffè, sfogliano o leggono un libro. Si organizzano incontri e presentazioni. E a Pavia, nei giorni scorsi, si sono contati: 26 i bar della rete No Slot. Bar virtuosi, che hanno detto basta. Azzeriamo tutto e ricominciamo.

Piccoli gesti, qualcuno ne riderà, altri continueranno a mascherare la propria inerzia o peggio la propria vigliaccheria dietro "il fardello delle responsabilità". Poco importa: c'è un'Italia sana, vera, che capisce e che agisce. Un'Italia fatta di storie vere.


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