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Economia & Impresa sociale 

Welfare aziendale, i voucher non sono tutto. Ecco come usarli bene

Parla il manager di una start up milanese che punta a creare anche in Italia una piattaforma tecnologica semplice da utilizzare che sfrutta i vantaggi fiscali descritti nel Testo Unico e ora potenziati dalla legge di stabilità. Una sorta di e-commerce dove il lavoratore spende i crediti concessi dall’azienda, anche attraverso i voucher. Ma bisogna saperli usare con intelligenza

di Gabriella Meroni

Una start up nata per rispondere alle esigenze di welfare aziendale. Un tema che continua ada appassionare aziende e lavoratori, e a cui è dedicato il nuovo Vita formato bookazine, uscito lo scorso 8 aprile. Una scommessa in cui i fondatori della start up di cui parliamo hanno creduto da due anni, ben prima degli incentivi fiscali varati recentemente dal governo. Chiediamo a uno dei manager di Double You, il Responsabile Sviluppo e Business Stefano Casati, i motivi di questa fiducia.

Casati, lei davvero crede che il welfare aziendale stia per decollare su larga scala in Italia?
Il nome della nostra azienda, Double You, in inglese significa “due volte te”, persona e lavoratore, ma è anche l'iniziale della parola welfare. Non è un nome scelto a caso: crediamo infatti che la grande opportunità del welfare aziendale possa raggiungere tutti i lavoratori, anche quelli delle piccole e medie imprese, grazie a un'ampia gamma di prodotti e possibilità.

Quali, per esempio?
La legge prevede diverse opzioni, e noi offriamo alle aziende l'opportunità di mixarli in base alle proprie esigenze, su diversi piani. Abbiamo piani di welfare adattabili a qualsiasi dimensione, dalle realtà con 5 fino a 15mila dipendenti. La parola chiave è flessibilità: non è il datore di lavoro che offre uno specifico benefit al lavoratore, ma è il lavoratore che sceglie il benefit che più gli interessa in un ampio pacchetto.

Abbiamo piani di welfare adattabili a qualsiasi dimensione, dalle realtà con 5 fino a 15mila dipendenti. La parola chiave è flessibilità: non è il datore di lavoro che offre uno specifico benefit al lavoratore, ma è il lavoratore che sceglie quel che fa per lui

Stefano Casati

Non ci sono differenze?
No, nel senso che le esigenze dei lavoratori tutto sommato si assomigliano, e i vantaggi fiscali sono gli stessi, semmai cambiano i costi di implementazione. Ma noi ci occupiamo proprio di orientare la scelta, selezionando i benefit, e di governare la loro erogazione verso il lavoratore grazie a una piattaforma tecnologica semplice da utilizzare e che aderisce ai principi fiscali descritti nel Testo Unico. Una sorta di e-commerce aziendale dove il lavoratore spende i crediti concessi dall’azienda. Il sistema è già diffuso nel Regno Unito, in Francia e Spagna come istituto retributivo, da noi siamo ancora agli inizi ma, grazie alla nostra tecnologia, contiamo di colmare il divario nei prossimi anni.

Proponete anche i voucher?
Proponiamo un'ampia gamma di prodotti, tra cui naturalmente i voucher. Grazie alle nuove norme si può "voucherizzare" tutto: il voucher può essere più vantaggioso del rimborso spese, per esempio, a fronte di una prestazione già erogata, perché il lavoratore non spende nulla. Certo bisogna utilizzarli con intelligenza: un conto è un buono in convezione con l'agenzia viaggi sotto l'ufficio, un altro avere a disposizione 500 euro da spendere liberamente su VolaGratis. Noi preferiamo la seconda ipotesi.


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