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Il libro delle Mamme della Terra dei Fuochi

Un libro scritto da Padre Maurizio e da alcune delle mamme della Terra dei Fuochi perché continuare a raccontare è la loro unica arma a disposizione. Parte del ricavo del testo “Madre Terra Fratello Fuoco”, edito da edizioni San Paolo, sarà devoluto alle associazioni Noi genitori di Tutti e Vittime Terre dei Veleni

di Anna Spena

«La Terra dei Fuochi chi non la vive non può capirla». A dirlo è stata Loredana la mamma di Enrico. Morto a nove anni per un Glioblastoma del tronco encefalico. Un tumore al cervello. Di quelli che toglie pure la speranza. «Ad un certo punto non feci più toccare il bambino: dovevo tutelarlo anche dalla malattia. Gli feci vivere quello che restava con cure che fossero il meno invasive possibile». È passato un anno da quando Vita ha incontrato le mamme della Terra dei Fuochi per intervistarle e raccontare insieme al dolore la lotta perché qualcosa cambi. Ma “qualcosa” non è ancora cambiato e i bambini hanno continuato a morire. In un posto che lo Stato ha dimenticato, dove non ci sono né soldi, né strutture sanitarie adeguate per fare fronte all’emergenza, che oggi è diventata quotidianità, l’unica arma a disposizione di questa gente è continuare a raccontare la storia di quella vita che «i colletti bianchi insozzati, lo Stato corrotto e la camorra», come li chiama padre Maurizio Patriciello, hanno svuotato. Per loro raccontare, a costo di rivivere la sofferenza, è diventata una missione. Così, alcune mamme della Terra dei Fuochi, insieme a padre Maurizio Patriciello, hanno pubblicato un libro, edito da Edizioni San Paolo, parte del ricavato sarà devoluto a due associazioni, Noi Genitori di Tutti e Vittime Terra dei Veleni. “Madre Terra Fratello Fuoco”, il testo in uscita nelle librerie questa settimana e acquistabile anche sul portale online della casa editrice, è il loro modo per dire “non vi dimenticate di noi”.

La Terra dei Fuochi chi non la vive non può capirla

Nel testo insieme ad alcune delle testimonianze di altre mamme come Loredana, che hanno perso i loro bambini, padre Maurizio ripercorre l’inizio di questa battaglia; e ricorda bene come e quando è iniziata. Era una notte afosa dell’estate del 2012. «C’è chi dorme e chi come me si attarda ancora a lavorare», scrive padre Maurizio. «Arriva all’improvviso come sempre. Silenzioso come una iena. Come sempre invade le strade, le case, gli animi. È una vera maledizione questo fetore che mette in fuga il sonno, la gioia di vivere e riesce ad agitare anche le famiglie più tranquille. Corro a chiudere porte e finestre, ma ormai è inutile. I fumi velenosi hanno già preso possesso del poco spazio in cui vivo. La rabbia è tanta». Sono ormai diversi anni che padre Maurizio collabora con le mamme; ma non per scavare sempre dentro la stessa ferita. «Voi avete avuto un dolore immenso», si legge nel testo. «Siete libere di chiudervi nel vostro dolore. Perché avete tutti diritti e nessun dovere di fronte la vostra sofferenza, e nessuno ha il diritto di metterci il naso. Però la morte, purtroppo torna a bussare e potrebbe bussare ancora: ci sono anche altri bambini che non sono vostri figli, ma che dovete amare allo stesso modo. La domanda è questa: possiamo fare noi qualche cosa?».

È una vera maledizione questo fetore che mette in fuga il sonno e la gioia di vivere

Padre Maurizio

Continuare ad esporsi. Soprattutto mediaticamente. Ne è convinta Anna, mamma di Riccardo, morto di leucemia a 22 mesi. «Io non mi voglio chiudere dentro questo dolore. Non può essere sempre tutto un piagnisteo». E tra le testimonianze presenti c’è anche quella di Enza che il cancro l’ha vissuto sulla sua pelle. «Mancava solo un mese al mio matrimonio quando mi hanno diagnosticato il cancro. Era raro, non era classificato dalla scienza, senza nome e, ovviamente, senza cura». Il medico non diede speranza e lei, con il compagno Luca, decisero di non aspettare un giorno in più per sposarsi. «In ventiquattro ore fu organizzato tutto: vestito, fiori, ristorante. Partii anche per il viaggio di nozze. Ma dopo la gioia del matrimonio fui ricoverata. Sono stata in fin di vita. Hanno provato per ben due volte a farmi il trapianto senza riuscirci. Con Susanna la mia compagna di stanza recitavamo insieme il rosario. Un giorno mi disse “Io non ce la farò, sento di non farcela, ma tu ce la farai e lo racconterai». Enza nella sua lunga testimonianza nel libro Madre Terra Fratello Fuoco, ha raccontato anche gli strascichi che, quella lunga malattia ha lasciato: è diventata sterile. E diventata sterile ma è riuscita a sopravvivere: «Per me uscire da me stessa, rivivere la sofferenza nel raccontare, è diventata una missione. Io lo racconto».


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