Cooperazione & Relazioni internazionali

Il vescovo di Aleppo: “Quattro anni di assedio, ma resistiamo. Meglio Assad che Isis”

Abou Khazen, vicario apostolico della città siriana con maggiore presenza cristiana, è passato a Milano, dove ha incontrato nel pomeriggio alcuni consiglieri regionali lombardi e in serata la cittadinanza. Tra i temi affrontati, la difficoltà di vivere in modo estremo sia nelle zone controllate dai ribelli che in quelle del regime governativo

di Redazione

"Garantiamo alla gente acqua e corrente elettrica, distribuiamo pacchi alimentari e vestiti, teniamo aperte le scuole e diamo le cure mediche di prima necessità, ma la situazione è insostenibile da tempo e peggiora sempre di più: l'assedio di Aleppo dura da quattro anni e non ci sono cenni che indichino la sua fine a breve termine". Georges Abou Khazen, vescovo della città siriana contesa tra forze governative del presidente Bashar Al Assad e i gruppi di ribelli, ai quali nel tempo si sono aggiunti anche i fondamentalisti islamici di Isis, era a Milano martedì 26 aprile 2016, e ha portato la sua importante testimonianza sia nella sede ufficiale del Pirellone, il Consiglio regionale della Lombardia (introdotto in particolare dal Presidente del Consiglio regionale lombardo, Raffaele Cattaneo), sia in serata nell'Auditorium Gaber.

Il quadro fornito dal 69enne siriano, vicario apostolico dal 2004, è più che drammatico: forte è stato l'accendo sulle estreme condizioni degli sfollati interni e delle minoranze religiose. Così come il religioso ha criticato l'inefficacia delle mediazioni internazionali, prendendo una netta posizione nei riguardi degli attori in gioco in questa guerra terrificante che ha già causato almeno 250mila morti – il 90% dei quali per mano delle forze governative o loro alleati, il resto tra ribelli e Isis, secondo stime Onu – e 12 milioni di profughi, 6 milioni nella stessa Siria, 6 milioni verso gli Stati confinanti e l'Europa. "Quella di Assad è una dittatura, rigida e dura, ma garante della libertà di espressione delle tante minoranze etniche presenti in Siria", ha sottolineato il vescovo, affermando un punto di vista completamente opposto a quello che ha avuto fino al suo rapimento – avvenuto oramai mille giorni fa, nel luglio 2013, nella Raqqa oggi roccaforte Isis e già allora controllata dalle frange più estremiste dei ribelli – il padre gesuita Paolo Dall'Oglio, che negli anni '80 aveva fondato la comunità ecumenica di Deir Mar Musa e che aveva accusato apertamente il presidente siriano di volere reprimere ogni dissenso non tenendo conto di etnia o credo.

"Le sanzioni dell'Unione europea verso il regime sono sbagliate. Le difficoltà sono tante ma la gente è stanca della guerra, più di 500 villaggi hanno chiesto ai ribelli di andarsene, trovando di fatto accordi con il governo", ha rimarcato Abou Khazen. E Ancora, per quanto riguarda Isis, il vescovo di Aleppo ha tagliato corto: "sono wahabiti, una corrente radicale dell’islam, si comportanto come l’Arabia Saudita, crocifissioni incluse, ma dire questo è un tabù". Infine, sul tema dei profughi: “Non abbiate paura dell’altro, mantenendo sempre la vostra identità, senza permettere agli altri di annullarla e condizionarla", ha esortato il religioso, "predicate l’accoglienza, continuando però a essere voi stessi”.


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