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Azzardo: Il Tar dà ragione al Comune di Verbania

Mentre infuria la polemica sul numero di slot che la Legge di Stabilità avrebbe dovuto ridurre, ma probabilmente non verranno ridotte i comuni non si fermano. E il Tar dà ragione ai loro interventi. Succede da ultimo a Verbania, con un importante provvedimento che apre la strada a nuove norme NoSlot

di Redazione

La notizia è questa: Il Comune di Verbania non dovrà risarcire con 1 e 400mila euro la Società Euromatic e la tabaccheria che aveva presentato il ricorso.

La ragione del contendere e la conseguente richiesta di risarcimento riguardava la limitazione dell’orario di funzionamento delle macchinette “mangiasoldi”, quelle che la Legge di Stabilità 2016 prometteva di ridurre nel loro numero di almeno il 30%, ma per le quali il sottosegretario Baretta tutto ha fatto, fuorché predisporre il decreto attuativo di riduzione.

Resta l'attivismo civico e l'impegno dei comuni. Un impegno che, ai temporeggiatori e a coloro per i quali tutto e il contrario di tutto sta bene così com'è, non piace.

Una corposa giurisprudenza, fra Tar e Consiglio di Stato, dà oramai ragione proprio a chi agisce per salute e sicurezza dei cittadini sui territori. Verbania è solo l'ultimo caso, ma è un caso importante.

Così, la seconda sezione del Tar del Piemonte ha respinto la richiesta di risarcimento. La sentenza accolta dall’amministrazione “con vivo sollievo per le casse comunali e un senso di soddisfazione per la giusta battaglia condotta anni fa dal Comune”, come dice il sindaco, Silvia Marchionini.

Presentati nel 2012, con i due ricorsi (riuniti dal Tar) le società chiedevano la condanna del Comune di Verbania al risarcimento del danno dovuto per l’adozione del regolamento per la disciplina delle sale da giochi, approvato dal Consiglio comunale nel maggio del 2005 e successivamente annullato dallo stesso Tar.


Il regolamento, che imponeva l’orario di accensione degli apparecchi da gioco, limitandolo alle ore comprese tra le 15 e le 22 era stato successivamente impugnato da due società che li avevano installati all’interno dei loro esercizi.


Con una sentenza del 2011, passata in giudicato, il regolamento comunale veniva annullato dal Tar che evidenziava come la disciplina degli orari di esercizio dei giochi fosse materia di “ordine pubblico e sicurezza” dunque di pertinenza dello Stato e non dell’amministrazione comunale.


A questo punto Euromatic e la tabaccheria reclamavano i danni provocati dal rispetto della restrizione oraria nel periodo compreso tra il febbraio del 2008 e il 2011. La richiesta è stata infine giudicata infondata. Non solo, il collegio giudicante ha affermato che il fenomeno dell'azzardo legale è grave e gli enti territoriali hanno tutto il diritto/dovere di intervenire.
Il Comune di Verbania si però richiamato a una sentenza della Corte Costituzionale del 2014 che legittima gli interventi degli enti locali in materia. Infine, la difesa ha evidenziato la mancanza di prove del danno, “sussistendo anche elementi di prova da cui emergerebbe che i gestori non rispettavano il divieto di attivazione degli apparecchi”.

La Corte Costituzionale, interpellata dal Tar Piemonte circa possibili profili di illegittimità costituzionale di una normativa cha apparentemente ascriveva alla sola materia dell’ordine pubblico la problematica della gestione del gioco legale d’azzardo, precludendo interventi sul territorio ai Consigli Comunali ed ai Sindaci, ha dichiarato la questione inammissibile; a tal fine il giudice delle leggi ha evidenziato come fosse possibile una interpretazione che ascriveva la problematica della ludopatia anche a più generali aspetti di tutela della salute, della quiete pubblica e della circolazione stradale, possibili oggetto di regolamentazione da parte del Comune.

Nella sentenza si legge che : “L’amministrazione ha tentato di utilizzare uno strumento tradizionale, a fronte di un fenomeno di grave danno per la salute pubblica in progressiva emersione”. E "nel contesto della novità del fenomeno, e delle incertezze giurisprudenziali per affrontare nuovi allarmanti fenomeni, fino ad imporre un intervento legislativo di disciplina che tenesse in debita considerazione il fondamentale valore della salute, non pare al collegio sia addebitabile a colpa dell’amministrazione l’essersi posta in un’ottica di massima e seria tutela e prevenzione in un ambito così delicato”.


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