Sostenibilità sociale e ambientale

Comuni 100% rinnovabili? In Italia sono 39

A dirlo è il rapporto Comuni Rinnovabili 2016 di Legambiente, realizzato con il contributo di Enel Green Power. Un dossier che racconta il successo delle fonti pulite nel territorio italiano, con tutti i numeri e le 150 buone pratiche del territorio

di Monica Straniero

Sono 39 i Comuni italiani “100% rinnovabili” dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi e riducono le bollette di cittadini e imprese.

È quanto emerge dal rapporto Comuni Rinnovabili 2016 di Legambiente, realizzato con il contributo di Enel Green Power, presentato a Roma, nel corso di un incontro presso la sede del GSE. Il dossier racconta il successo delle fonti pulite nel territorio italiano, con numeri e buone pratiche (sono oltre 150 quelle raccolte sul sito dedicato) che descrivono il grande cambiamento avvenuto nel territorio italiano. In 10 anni la crescita delle fonti rinnovabili ha portato il contributo rispetto ai consumi dal 15 al 35,5%, grazie a un modello di produzione distribuito nel territorio con oltre 850mila impianti diffusi in tutte le regioni, dalle aree interne alle grandi città. In 2.660 Comuni l’energia elettrica pulita prodotta supera addirittura quella consumata.

Premiato il Comune di Val di Vizze (BZ) per aver raggiunto il traguardo del 100% rinnovabile grazie a un mix di cinque tecnologie da fonti rinnovabili distribuite nel territorio. Mentre il premio buona pratica è andato al piccolissimo Comune di San Lorenzo Bellizzi, situato all'interno del Parco del Pollino. La novità del 2016 è il premio Parchi rinnovabili nato dalla collaborazione tra Legambiente e Federparchi al fine di favorire le buone pratiche ecologiche all'interno del sistema delle aree protette italiane.

Insomma, l’Italia è energeticamente sempre più indipendente dall'estero grazie agli investimenti nelle risorse rinnovabili presenti nel territorio, dal vento al sole, alle biomasse. Uno studio realizzato da Assorinnovabili sottolinea che il costo dell’energia rinnovabile è già più basso del costo dell'energia prodotta con combustibili fossili se si considerassero anche le esternalità negative, vale a dire i cambiamenti climatici, costi sanitari e ambientali. Vantaggi anche sul fronte occupazionale. Secondo il rapporto, sono 82mila, secondo Eurobserver, gli occupati creati nelle fonti rinnovabili in questi anni.

Solo pochi giorni fa, e con un ritardo di 16 mesi, la Commissione ha dato il via libera al decreto rinnovabili non Fotovoltaiche, in quanto conforme alle norme europee sugli aiuti di Stato. Obiettivo: aumentare la capacità di generazione da fonti rinnovabili di circa 1300 megawatt e aiutare l'Italia a raggiungere i suoi target di energia rinnovabile previsti dall'UE. “Ma per far ripartire gli investimenti e arrivare al 50% delle rinnovabili entro fine legislatura sul totale dell'energia elettrica, come auspicato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, è necessario cancellare le barriere all’autoproduzione, che, in particolare dopo la riforma delle tariffe elettriche, impediscono al condominio e al distretto produttivo, alle famiglie e alle imprese di utilizzare energia autoprodotta da fonti rinnovabili”, ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini. «Investimenti che peraltro sarebbero a costo zero, e per questo occorre introdurre regole semplici e trasparenti per l’approvazione dei progetti, spingendo gli investimenti attraverso innovazioni nel mercato elettrico e negli incentivi, nelle reti energetiche. La rete elettrica è, infatti, la spina dorsale del sistema e la condizione per garantire sicurezza nelle gestioni di flussi di energia discontinui e bidirezionali su scala locale, nazionale, internazionale».

Come far dunque ripartire il trend e arrivare al 50 % rinnovabili entro la fine dell’anno? Stimolare la crescita delle fonti rinnovabili elettriche anche a livello micro. Parola di Guido Bortoni, Presidente Autorità per l’energia, il quale sottolinea come la riforma della tariffa domestica e la possibilità data agli utenti di modulare con più libertà la potenza impegnata, abbiano di fatto l’obiettivo di dare un forte impulso alle rinnovabili. «E non mi riferisco solo ai pannelli fotovoltaici ma anche alle pompe di calore che rappresentano una forma di consumo elettrico che ha una componente di rinnovabili».

Dal canto suo Francesco Sperandini, presidente GSE, interviene sulla questione degli incentivi. Il decreto appena approvato dall’UE prevede infatti incentivi applicabili a tutte le forme di energie rinnovabili con l’esclusione del fotovoltaico: «Di solito gli incentivi hanno natura transitori se il mercato dimostra che gli impianti restano in piedi da soli senza bisogni di ulteriori sussidi. Quello che è necessario fare adesso è invece puntare su soluzioni efficienti. Ad esempio montare sistemi fotovoltaici lì dove c’è il consumo. Perché la green economy non è solo energie rinnovabili ma anche un nuovo modo di fare impresa grazie all'efficienza energetica Si potrebbe anche pensare a soluzione alternative, come concedere incentivi non monetari al fine di garantire maggiore trasparenza, fluidificare la democrazia e facilitare l’istallazione anche di un semplice pannello sul tetto».

Per l’amministratore delegato di Enel Green Power Francesco Venturini, la multinazionale italiana dell'energia sta puntando invece sul futuro dell’energia eolica. «Negli ultimi mesi le rinnovabili hanno raggiunto prezzi record dimostrando un livello di competitività sempre più elevato rispetto alle tecnologie convenzionali. Questi dati confermano il fermento che abbraccia questo settore ed evidenziano i potenziali margini di ulteriore miglioramento nel medio-lungo termine. Ma quello che manca è un sistema di regole condivise a livello europeo in grado di stabilizzare la politica energetica a livello nazionale e attrarre gli investitori. Abbiamo poi bisogno di tanta innovazione tecnologica. In Italia buona parte dei parchi di impianti eolici sono vecchi e a breve andranno sostituiti con altri più efficienti».

Per Antonella Battaglini, del Potsdam Institute for Climate Impact Research e fondatrice della Renewables Grid Initiative, per facilitare lo sviluppo delle rinnovabili è necessario anche creare una rete infrastrutturale smart, capace di integrare la produzione di tutte le energie rinnovabili oggi a disposizione indipendentemente da dove siano localizzate e nel pieno rispetto dell’ambiente. «Non solo, se vogliamo creare posti di lavoro e beneficiare della transizione energetica c’è anche bisogno di trasparenza e chiarezza nei confronti dei cittadini e degli investitori».

Ma tutto a suo tempo. «Per affrontare senza troppi scossoni l'attuale fase di transizione energetica, bisogna lavorare sul capacity market, che dovrebbe essere operativo dal 2017», aggiunge Bortoni. «In una situazione di sovracapacità fossile, il meccanismo del capacity market introduce infatti un segnale economico per chiudere o razionalizzare gli impianti più inefficienti. In questo modo l’integrazione delle rinnovabili nel mercato elettrico avverrà in modo progressivo fino al punto in cui diverranno maggioritarie. Perché nel frattempo è necessario smaltire il ciclo di investimenti precedenti e gli oneri che il sistema degli incentivi ha generato. Costi di sbilanciamento che per ragioni di equità ritengo debbano essere sopportati nella bolletta da tutti i cittadini anche da coloro che fanno fotovoltaico in autoconsumo con i sistemi efficienti di utenza (Seu), fatto salvo quei casi in cui il Seu ha specifiche finalità di interesse pubblico».

A chiusura del convegno, Venturini ha spiegato i vantaggi degli impianti ibridi per l'energia alternativa. «Tentare di integrare tecnologie diverse per sfruttare le opportunità dell’energia solare con quella eolica è la nuova frontiera delle rinnovabili che avrà impatti significativi sull’aumento della produzione. Dal nuovo decreto Fer sugli incentivi agli investimenti sulle rinnovabili non fotovoltaiche da effettuare dal 2017, ci aspettiamo quindi maggiore sostegno a tali iniziative di rinnovamento che porterebbero a un migliore sfruttamento delle risorse (vento e suolo)».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA