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Azzardo e territori. A Bergamo, Gori presenta il suo modello di intervento

Il Consiglio Comunale di Bergamo adotta una misura che vieta la vendita di ogni forma di azzardo legale il mattino dalle 7.30 alle 9.30, a metà giornata dalle 12 alle 14 e la sera dalle 19 alle 21. Un provvedimento che può diventare un modello di intervento sul territorio.

di Marco Dotti

Mentre il Ministero della Salute non spiega che fine hanno fatto i 50milioni di euro stanziati con la Legge di Stabilità del 2015 per la cura delle patologie da gioco d'azzardo – sono stati trasferiti alle regioni, erano solo sulla carta e non si sono mai mossi da Roma? – e al Ministero dell'Economia e delle Finanze si tiene ben chiuso nel cassetto il decreto attuativo per il divieto della pubblicità previsto sempre della Legge di Stabilità, stavolta del 2016, c'è un'Italia che se ne fa una ragione, ma agisce e si muove da sé con buone pratiche istituzionali.

Bergamo: orari e limiti

Accade a Bergamo, dove sul tema del contrasto all'azzardo legale il sindaco Giorgio Gori ha messo in campo un provvedimento di contrasto al "gioco d'azzardo lecito" – così si esprime il Regolamento approvato questa sera in Consiglio Comunale – che potrebbe diventare un modello di intervento replicabile anche in altre realtà.

L'operazione di Giorgio Gori parte da lontano, da un'attività di studio e ricerca che ha studiato il territorio, individuandone le criticità e le vulnerabilità sociali, arrivando a aggiungere al limite di spazio – le distanze dai luoghi sensibili previste dalla Legge delle Regione Lombardia per le nuove aperture di locali dotati di "offerta di gioco" – un limite orario. Un limite, e qui sta la novità, che non riguarda solo e unicamente lo slot machine da bar, ma tutte le forme di gioco con vincita in denaro che il nostro ordinamento oggi reputa "lecite": slot, vlt, Gratta e Vinci, lotterie istantanee…

Due eccezioni: Bingo e Totocalcio

Il regolamento prevede due eccezioni, motivate esplicitamente: il Bingo cui – si legge nel Regolamento – "viene riconosciuto il valore di essere giocato in compagnia, e per i più classici Lotto e Totocalcio, che solitamente prevedono tempi più lunghi tra una giocata e l’altra e quindi non portano al gioco compulsivo". Nelle sale Bingo, ricordiamo, è tassativamente vietato l'accesso ai minori.

Dati e cifre di un territorio

A muovere la decisione del comune, un'indagine a tappeto sula spesa in azzardo e le abitudini del consumo. Per il solo comune di Bergamo – osservano Valeria Carella e Maurizio Fiasco – il consumo pro-capite raggiunge il valore di 2.536 euro, pari al 54% in più della media provinciale. Lo scostamento denuncia la pervasiva esposizione dei cittadini – in particolare minori e anziani – all’offerta di gioco pubblico d’azzardo.

I punti di vendita dedicati all’azzardo sul territorio del Comune di Bergamo risultano essere n131, dei quali 115 q “pubblici esercizi”, 6 quali sale per cosiddette Video Lottery Terminal e 10 “Altre sale” (centri scommesse e simili). In rapporto alla superficie di competenza del Comune, si tratta di 1 punto di gioco ogni 0,31 chilometri quadrati.

Nel biennio 2013-2014 la propensione nazionale al consumo di gioco d’azzardo aveva subìto una
contrazione (pari 4,7%). Nell’anno 2015 il consumo ha invece ripreso ad aumentare, riportando i dati ai valori dell’anno di picco (2012). Comparando i dati della provincia di Bergamo del 2012 e del 2015, si rileva un
incremento anomalo; il consumo registrato nel 2015 è invece il picco massimo raggiunto nella storia dei giochi pubblici con denaro.

Un'indagine a tappeto

A monte e a fianco del provvedimento, l'amministrazione comunale di Bergamo ha deciso di svolgere una ricerca sulla popolazione giovanile e il suo rapporto con il gioco d'azzardo "lecito". Si tratta – osserva Simone Feder, che ha condotto la ricerca – "della prima indagine fatta su una città di questa portata. Ha coinvolto un l’ambito 1 di Bergamo – un importante circondario scolastico-metropolitano – che comprende 23 istituti delle scuole medie e 30 istituti delle scuole superiori, per circa 15mila ragazze e ragazzi".

Negli istituti secondari di primo grado, il 51,2% dei giovani dichiara di conoscere luoghi in cui si può giocare tranquillamente d'azzardo. Mentre negli istituti secondari di secondo grado la percentuale crese fino al 73%.

A preoccupare è la prossimità relazionale: il convenience gambling, l'azzardo di prossimità, è non solo agevolato dalla sua diffusione nei luoghi di aggregazione, ma anche dal fatto che l'iniziazione avviene osservando parenti – nonni, zii, fratelli.

“Bisogna tener conto – osserva Feder – dell’azzardo che sta penetrando nel contesto famigliare. All’incirca il 24% di ragazzi afferma di avere, tra genitori, nonni o parenti stretti, persone che giocano d’azzardo abitualmente. Abitualmente significa tutti i giorni. Chi è entrato a contatto con l’azzardo, gioca settimanalmente con l’azzardo”. Un problema non da poco: contrastare la proliferazione territoriale del cosiddetto "gioco pubblico" significa fermare anche questo effetto-traino a valanga, dove il contatto con un'occasione di gioco con un giocatore-parente svolge la funzione di innesco. "Mettere limiti e soglie", osserva il sindaco Gori, "non è proibizionismo, ma gestione di un problema. I cittadini ci chiedono proprio questo".

Immagine in copertina: Getty Archives


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