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Società e famiglia: presente indicativo del verbo “partecipare”

Presentato il manifesto per l'accoglienza familiare della Fondazione di partecipazione di Aibi nel corso di un convegno a Milano. Tra gli ospiti il regista Daniele Vicari che ha presentato uno spezzone de "La Nave Dolce" che dimostra come la realtà sia più forte delle costruzioni ideologiche: «se non vuoi vivere in una bolla spazio temporale, partecipa alla vita del tuo Paese»

di Antonietta Nembri

Un tema fondamentale: la partecipazione è stato al centro del convegno promosso da Aibi – Associazione Amici dei Bambini con l’Istituto Italiano della Donazione. “Perché partecipare oggi”, questo il titolo scelto per dibattere del tema da diversi punti di vista e allo stesso tempo occasione per presentare il “Manifesto per l’accoglienza familiare” elaborato dalla Fondazione di partecipazione di Aibi. Nel salone Clerici, nella sede delle Acli milanesi a fare gli onori di casa Delfina Colombo che seguendo il fil rouge dell’Evangelii Gaudium ha declinato i concetti guida della vita sociale e della partecipazione a favore del bene comune.

Entrando nel tema del convegno Marco Griffini, presidente di Aibi ha definito la Fondazione “l’ultimo nato” della galassia dell’associazione «l’abbiamo voluta perché dopo 30 anni ci siamo come dimenticati che noi siamo partiti proprio dalla partecipazione. Abbiamo fatto rete, come famiglie adottive, perché volevamo dare una mano ad altre famiglie adottive. Negli Stati Uniti sarebbero nate delle agenzie per l’adozione, in Italia invece noi abbiamo dato vita a un movimento di famiglie e sono state sempre le famiglie a creare i vari strumenti». Griffini ha ricordato come un tempo la triade famiglia, lavoro, volontariato fosse fondamentale per la sua generazione «erano esperienze sullo stesso piano, oggi non so se le nuove generazioni hanno la stessa coscienza».

A parlare della Fondazione Aibi lo stesso presidente Giuseppe Salomoni che l’ha definita «uno strumento per poter agire nel sociale» e come base dell’azione e dell’impegno Salomoni ha posto il “Manifesto per l’accoglienza familiare” che ha presentato sottolineandone i tre punti di riferimento: famiglia, figli, accoglienza e cura. «”Ogni bambino ha il diritto di essere amato da un padre e da una madre” e dirlo oggi» ha precisato «è un punto fondamentale». Salomoni ha inoltre ricordato come promuovere, sviluppare e sostenere la vita in famiglia e le relazioni familiari sia «una responsabilità di ciascuno, così come è responsabilità di ognuno di noi far sì che una famiglia sia sempre accessibile a chiunque, in particolare alle persone sole e fragili, per sostenerle e farle uscire dalla situazione di vulnerabilità e marginalità», ma non solo dal momento che la consapevolezza «delle non sostituibilità della famiglia» chieda «l’intraprendenza personale e la partecipazione solidale».

Il punto centrale del convegno è stata la visione di uno spezzone de “La Nave dolce”, il film di Daniele Vicari. «Quando mi è stato chiesto di scegliere quali parti mostrare», ha spiegato il regista «ho scelto l’inizio e la fine». La vicenda narrata dal film è l’arrivo della prima nave con oltre 20mila albanesi che nel 1991 partì da Durazzo per approdare a Bari. «Ovviamente eravamo impreparati, ci furono scontri con la polizia, l’esercito. Dal 1991 a oggi la questione immigrazione ha caratterizzato tutte le campagne elettorali» ha ricordato Vicari che ha aggiunto anche un’osservazione: «Nella memoria collettiva noi ricordiamo di aver accolto gli albanesi, ma invece non è andata così, questi 20mila li abbiamo rimpatriati». I reporter allora ripresero tutto, ore e ore di filmati che narrano un evento storico che ha cambiato la storia italiana. «All’inizio le inquadrature erano ampie, poi pian piano si è ristretto il campo e la folla è diventata persone. Dietro le categorie ci sono degli esseri umani. Il compito dell’informazione è importantissimo, ma anche il cinema ha la sua funzione nel raccontare le aspettative, le idee e i bisogni degli esseri umani. Per questo» ha concluso Vicari «occorre eliminare un certo pietismo che fa velo al senso dell’umanità».

Accanto a Vicari il segretario generale di Mediafriends, Massimo Ciampa e Stefano Cerrato, responsabile terzo settore del Banco Popolare. Ciampa dopo aver ricordato la potenza del mezzo televisivo e la nascita di Medifriends, «all’inizio si pensava finisse tutto con la raccolta fondi, poi abbiamo pensato di coprire anche altre aree come la sensibilizzazione (qui l'ultima campagna in corso)», quindi si è cercato un «punto di equilibrio tra interessi commerciali della televisione usando il mezzo tv per fare comunicazione sociale».
Da parte sua Cerrato ha ricordato come il Banco Popolare di matrice cooperativa e orientato alla mutualità e che dedica attenzione ai territori e alle loro istanze, «la nostra banca ha un regolamento di finanza etica» ha ricordato insieme al fatto di aver dedicato al Terzo settore una struttura interna.

A completare il convegno due testimonianze, la prima di una giovane mamma nigeriana accolta con la sua bambina nella Family House di Aibi che ha raccontato il suo viaggio – durato cinque mesi – sottolineando il fatto che «noi africani facciamo questi viaggi perché vogliamo vivere». La seconda testimonianza attraverso un video è stata quella di Luigi Mariani, volontario espatriato di Aibi in Siria e responsabile del progetto “Non lasciamoli soli”.

In chiusura del convegno Riccardo Bonacina, direttore di Vita e moderatore della mattinata, ha osservato che «il problema oggi è far sì che tutta la società si attivi».

In apertura foto di Chris Jackson/Getty Images