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Welfare & Lavoro

Voucher aziendali, si parte: «Occasione importante, non sprechiamola»

Con la pubblicazione della circolare dell'Agenzia delle Entrate si completa il percorso attuativo di questo strumento del Welfare aziendale (tema a cui avevamo dedicato la copertina del bookazine di aprile) che dà diritto ai lavoratori dipendenti di ottenere una serie di benefit e servizi sociali a favore di bambini, anziani e in generale della famiglia. Il parere del professor Alessandro Venturi: «Provvedimento positivo e ben definito, ora si apre una nuova era. Anche se bisogna evitare i recinti dorati»

di Gabriella Meroni

E' stata pubblicata il 15 giugno l'attesa circolare dell'Agenzia delle Entrate che chiarisce alcuni aspetti tecnici dei voucher, il nuovo strumento di pagamento per i servizi alla persona (badanti, colf, baby sitter) e dei servizi di welfare aziendale in generale (bonus spesa, bonus carburante, rimborso libri scolastici, e cosi via). Il nuovo provvedimento segue il decreto attuativo (del 25 marzo 2016) pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 maggio relativo alla legge di Stabilità 2016, che ha introdotto i voucher; decreto che ha stabilito che il nuovo strumento è una modalità di pagamento vincolata ai servizi alla persona e a tutti i servizi e alle prestazioni previsti nei piani di welfare aziendale. Può essere erogato sia in formato cartaceo che elettronico e non può essere utilizzato da persona diversa dal titolare, monetizzato o ceduto a terzi.

Sulle disposizioni della circolare e in generale sullo strumento dei voucher abbiamo chiesto l'opinione di un esperto, il professor Alessandro Venturi, docente di Diritto regionale e degli enti locali all'Università di Pavia.

Professore, i chiarimenti erano molto attesi anche per capire i limiti e le opportunità offerti da questo nuovo strumento. Qual è la sua prima valutazione?
Molto positiva. Mi sembra che il quadro sia chiaro, il panel di servizi ampio e ben delimitato. Soprttutto è reso evidente che quando parliamo di voucher non parliamo di denaro ma di titoli personalizzati e soprattutto finalizzati nella spesa, che danno diritto cioè a prestazioni ben precise. Questo aspetto è fondamentale, eprchè la spesa sociale italiana tradizionalmente è molto monetizzata, tanto è vero che è fuori controllo. Con i voucher si sceglie invece di non integrare il salario ma di dare ai dipendenti un ventaglio di servizi di welfare reale, spesso percepiti come più prezioso del denaro contante.

Una conquista più del pubblico o del privato?
Parlerei di un segnale dato da entrambi i settori. Il pubblico fa un passo in avanti nella logica della defiscalizzazione piuttosto che della tassazione per poi erogare servizi, una logica che mostra ormai la corda. Il privato da parte sua ha compreso che le vere politiche di retention del personale non si fanno più sugli aumenti salariali ma sul welfare. Perchè tutti vogliono lavorare in aziende come Google o Amazon? Perchè offrono servizi per i figli, i genitori, per tutta la famiglia. Necessità crescenti che il semplice stipendio non garantisce di poter affrontare.

Tutto bene, quindi?
Ovviamente le sfide sono tante. Bisognerà capire come si organizzerà l'offerta di servizi, in tanti si stanno mobilitando, ma non tutti hanno le caratteristiche giuste per trasformare questa opportunità in un "di più" per il maggior numero di persone possibile. In questo senso la valorizzazione del terzo settore come anello di congiunzione tra i servizi di welfare del territorio e le aziende è cruciale: la grande sfida sarà l'integrazione dei diversi soggetti erogatori in modo da allargare il perimetro dei destinatari. Altrimenti avremo un recinto di privilegiati e il resto del mondo in grande sofferenza, con disastrose conseguenze a carico del sistema pubblico.



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