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Rifugiati: 3 domande a Beppe Sala per ricominciare

Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato si rivolge al neo sindaco di Milano Beppe Sala per conoscere le intenzioni del neo sindaco su accoglienza dei richiedenti asilo e transitanti, Hub e Piano freddo.

di Antonietta Nembri

Milano ha un nuovo sindaco. Le urne del ballottaggio hanno decretato nella notte di domenica 19 giugno la vittoria di Beppe Sala. Al risveglio accanto ai tanti complimenti e agli auguri al neo sindaco arrivano delle domande. Perché oggi, lunedì 20 giugno, è la Giornata mondiale dei Rifugiati e il tema non lascia indifferente la metropoli lombarda.

Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca realtà che a Milano è in prima linea nell’accoglienza, approfitta dell’occasione e, attraverso Vita, rivolge a Beppe Sala tre domande sul futuro dei progetti rivolti a rifugiati e richiedenti asilo che orbitano sotto la Madonnina.

«Il Comune di Milano aumenterà i posti a disposizione dello Sprar?» è la prima domanda diretta di Sinigallia che spiega il perché di questa primissima richiesta. «A Milano non ci sono abbastanza posti previsti dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati per accogliere queste persone e favorire la loro integrazione sociale e lavorativa. In pratica – spiega il presidente di Progetto Arca – la Prefettura ha aperto i Cas (Centri di accoglienza straordinaria), ma una volta che la persona accolta riceve la protezione non può rimanervi. Al momento a Milano ci sono poco più di 400 posti e il risultato è che stanno aumentando le persone che hanno avuto il riconoscimento di una protezione umanitaria e quindi il permesso di soggiorno, ma automaticamente diventano degli homeless».

Per Alberto Sinigallia si tratta di un problema impellente anche perché «in provincia di Milano ci sono 14mila persone nei Cas, basti pensare poi che per esempio chi viene dimesso dal Cas di Lodi viene a Milano. Il problema rischia di diventare più grande con il passare dei mesi».

Guarda avanti Sinigallia, con la mente è già oltre l’estate e proprio per questo la seconda domanda riguarda il prossimo Piano Freddo: «quale investimento prevede? Considerando anche il grande numero di rifugiati che ci ritroveremo per strada. Dal momento che abbiamo così pochi posti Sprar ci saranno sempre più rifugiati che chiederanno di entrare nei dormitori e questo accadrà anche se amplierà i posti nel sistema di protezione».

L’ultima domanda al neo sindaco Sala riguarda l’Hub (qui l'articolo sul nuovo centro). La premessa di Sinigallia è che «lo scorso anno partiva il 99% di chi afferiva a questo centro di primissima accoglienza nei pressi della Stazione Centrale, quest’anno invece riparte solo il 40% e abbiamo un migliaio di arrivi a settimana. Questo vuol dire che 400 rifugiati ripartono, ma ne restano circa 600 ogni settimana».
Ovviamente per Sinigallia e per Progetto Arca è importante sapere se Sala «proseguirà con l’esperienza dell’Hub?». Ma anche conoscere quanti sono «i posti da destinare ai “transitanti”?. Lo scorso anno» ricorda il presidente «erano 1200/1400, adesso siamo a 700, ma per lo più sono occupati da richiedenti asilo».
La conseguenza è che «come Arca abbiamo aperto dei posti in emergenza a nostro carico, 300 persone accolte in modo non convenzionato, il pericolo è quello di andare in sofferenza economica. Ma se questo non venisse fatto andrebbe in crisi l’hub perché con l’avanzare dell’estate ogni giorno aumentano sia i transitanti sia i richiedenti asilo».

E ora non resta che aspettare la risposta del neo sindaco.


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