Welfare & Lavoro

L’innovazione è donna

Cresce il numero delle startup innovative femminili. La storia di PinkUp e di una startup nata dalle donne per le donne. Un diario 2.0 dove le over 45 possono segnare i cambiamenti di un periodo così delicato per le donne come la menopausa

di Mara Cinquepalmi

«La prima app è nata quando aspettava il primo figlio. Non per ingannare il tempo dell’attesa, ma per fare di quell’attesa una necessità». Così a Sara Mervi, una passato da rescue manager ed ora imprenditrice Ict, è venuta l’idea di PinkUp Gravidanza, un’app sviluppata per iOS e Android dedicata alle future mamme.

«Nel 2009», spiega Sara, «cercavo app sulla gravidanza, ma erano tutte americane. Io cercavo qualcosa sui nostri servizi. Da qui è venuta l’idea di farne una. L’ho disegnata con l’aiuto di ginecologi e ostetriche. Poi il bimbo è cresciuto ed è nata la seconda, PinkUp Neonato. Quanto ho visto che le richieste aumentavano, è arrivato il momento della startup PinkUp».

Quella di Sara sta diventando una storia molto comune nel panorama imprenditoriale del nostro Paese. Ormai sempre più le donne decidono di fare impresa. Lo fanno per intraprendere nuovi percorsi professionali, per avere una maggiore flessibilità organizzativa o per trovare un’affermazione che spesso il mondo del lavoro non riconosce loro. A dirlo sono i dati del terzo Rapporto ImpresaInGenere, realizzato da Unioncamere: tra il 2010 e il 2015, le imprese femminili in più sono 35mila. Il loro aumento rappresenta il 65% dell’incremento complessivo dell’intero tessuto imprenditoriale italiano (+53mila imprese) nello stesso periodo. Oggi sono 1 milione e 312mila le imprese femminili (il 21,7% del totale) e danno lavoro a quasi 3 milioni di persone.

«Siamo in due», continua Sara, «io e la mia socia, che cura il marketing. All’inizio lo sviluppo era affidato a consulenti esterni, poi l’abbiamo internalizzato. PinkUp è nata anche grazie ad un bando della Regione Lombardia, a quello nazionale Smart and Start e ad un finanziamento tramite il Fondo di garanzia per startup innovative. La fase di avvio è la più difficile. Io ho iniziato a 40 anni quest’esperienza e per farlo ho investito il mio Tfr».

Una startup nata dalle donne per le donne. «Sviluppiamo», aggiunge Sara, «applicazioni per tutti i nostri momenti importanti, come la nascita di un figlio, la gestione del ciclo mestruale e l’organizzazione del matrimonio. Le app sono nate come tool organizzativi, ma nelle ultime, e presto lo faremo per tutte, abbiamo inserito “Chiedi all’esperto”, una sezione editoriale nata dalle richieste che ci inviavano le utenti». L’ultima nata è PinkUp Vamp, un diario 2.0 dove le over 45 possono segnare i cambiamenti di un periodo così delicato per le donne come la menopausa.

Sempre secondo i dati del Rapporto di Unioncamere, tra il 2010 e il 2015 le imprese femminili legate al mondo digitale sono aumentate del 9,5% contro il +3% del totale. Il settore Ict a trazione femminile è aumentato di circa 1.800 unità, passando dalle 18.700 del 2010 alle 20.500 del 2015. Le startup innovative femminili pesano ancora poco sul tessuto imprenditoriale, ma sono in crescita: se nel 2010 quelle femminili erano solo il 9,1% del totale, nel 2014 sono diventate il 15,4%, pari a circa 600 imprese. Le startup innovative femminili operano prevalentemente nel settore dei servizi (74,9%), mentre circa il 20% si occupa di industria e artigianato e il 5,4% di commercio. Tra le attività più diffuse, la produzione di software e consulenza informatica (pari al 24,3% del totale start up femminili), ricerca e sviluppo (17,4%) e fornitura di servizi di Ict (13,7%).


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA