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Caso Congo, le dieci domande di Aibi

Dopo l'inchiesta pubblicata oggi da L'Espresso, ecco il comunicato con cui AiBi prende posizione.

di Redazione

In merito all’inchiesta pubblicata da L’Espresso a firma di Fabrizio Gatti, a nostro avviso gravemente compromessa da numerosissime inesattezze (se non di inesattezze ma di vere e proprie calunnie si tratta, lo decideranno i giudici chiamati a valutare la querela che Ai.Bi. sta presentando), abbiamo dieci (prime) domande da porre alla dottoressa Silvia Della Monica, utili a iniziare a chiarire quanto scritto nell’inchiesta. Con la speranza che, finalmente e a differenza di molte altre domande poste alla dottoressa Della Monica, queste abbiano una risposta e si possa davvero fare piena luce sull’ “affaire Congo”.

Domanda 1. È vero o no che l’articolo riporta frasi, peraltro solo alcune e tolte dal loro contesto, contenute nei report interni che Ai.Bi. ha inviato alla CAI tramite comunicazioni protocollate? Ritiene possibile che, anziché da una “fonte interna” all’Associazione, questi documenti siano stati messi a disposizione di Gatti da qualcuno interno alla CAI? Se sì, chi potrebbe essere stato nel “ristretto numero di fidati collaboratori” che l’hanno affiancata?

Domanda 2. È vero o no che, come riporta l’articolo, negli ultimi due anni lei «non ha potuto riunire la Commissione per le adozioni internazionali per evitare fughe di notizie sull’indagine»? Se sì e tenuto conto di quanto scritto nella precedente domanda, c’è un’altra cosa che non capiamo. Proviamo a ricapitolare: lei non ha riunito la Commissione per evitare che gli “infiltrati” di Ai.Bi. rivelassero all’Associazione che la Commissione era a conoscenza delle notizie riportate nei report, che Ai.Bi. stessa aveva inviato alla Commissione?

Domanda 3. È vero o no che il Tribunale per i Minorenni di Goma, in alcune comunicazioni scritte del gennaio 2015 indirizzate, tra gli altri, a diversi Ministri della Repubblica Democratica del Congo e a Procura e Corte d’Appello di Goma, ha segnalato il caso di 22 minori, le cui procedure adottive erano seguite da un altro ente italiano e avevano potenziali irregolarità? In merito a questa comunicazione, è vero o no che Ai.Bi. ha immediatamente trasmesso il documento e chiesto per iscritto alla CAI di voler «procedere con solerzia agli accertamenti necessari al fine di valutare le gravi affermazioni contenute nelle comunicazioni a firma dell’Autorità giudiziaria straniera»?

Domanda 4. È vero o no che il Tribunale per i Minorenni di Goma, in un’altra comunicazione ufficiale del giugno 2015, ha testualmente scritto «colgo l’occasione per rivolgermi alla CAI … e a tutte le organizzazioni straniere, che sono chiamate ad intervenire nel settore dell’Infanzia di fronte al Tribunale dei Minorenni di Goma, per dire loro che esse devono smettere di violare le leggi e i regolamenti della Repubblica Democratica del Congo»? Se sì, per quale motivo le autorità congolesi sono arrivate a scrivere un’intimazione di tale perentorietà?

Domanda 5. È vero o no che il ritardo nell’arrivo di alcuni minori in Italia, una volta sbloccate le procedure da parte della Repubblica democratica del Congo e a proposito dei minori in “ostaggio”, è dovuto al ritardo con cui la CAI ha provveduto a consegnare i documenti richiesti dalle autorità congolesi, così come testimonia anche l’Ente NOVA in suo comunicato? In particolare, è vero o no che Ai.Bi. nel gennaio 2016 ha dovuto inviare tre comunicazioni formali di sollecito prima che la CAI, che già aveva richiesto tale documentazione a tutti gli altri enti, si decidesse a prendere in consegna i dossier dei minori? Se sì, come mai i dossier delle coppie ex Ai.Bi. erano stai “dimenticati”?

Domanda 6. È vero o no che, a proposito del caso della bambina Martine rientrata nella famiglia di origine su segnalazione dei servizi sociali locali e che nell’articolo risulta emergere nei primi mesi del 2016 come «un’altra sentenza di adozione che certifica il falso», Ai.Bi. ha nel 2014 informato per iscritto dettagliatamente la CAI dell’avvenuto reinserimento familiare? Come è possibile che la questione venga “scoperta” dalla CAI due anni dopo?

Domanda 7. È vero o no che la “scomparsa dei quattro bambini” di Goma è stata comunicata per iscritto da Ai.Bi. alla CAI subito dopo la conclusione delle indagini della Polizia locale, senza che la CAI stessa avesse mai chiesto informazioni in merito in precedenza? È vero o no che tutto quanto riportato nell’inchiesta giornalistica riguardo questa vicenda è tratto, sia pure con “un taglia e incolla” arbitrario e decontestualizzato, dai documenti che Ai.Bi. stessa ha consegnato tramite comunicazioni protocollate alla CAI?

Domanda 8. È vero o no che «le 50 famiglie italiane che non si fidano più e per questo hanno revocato il mandato ad AI.Bi.» in realtà sono state contattate una ad una da lei o dai suoi collaboratori per indurle alla revoca o con pesanti allusioni su presunte irregolarità commesse da Ai.Bi. o, nei casi delle coppie più restie, con riferimenti a probabili difficoltà e ripercussioni nella positiva conclusione del proprio iter adottivo nel caso non avessero revocato il mandato ad Ai.Bi.? È vero o no, che in seguito e precisamente in occasione di un incontro con le coppie avvenuto a Roma il 5 gennaio 2015, lei ha nuovamente condizionato le famiglie affinché confermassero e rafforzassero le revoche del mandato ad Ai.Bi. con frasi di questo tenore: «io sono certa che, nel giro di tre o quattro giorni, con queste cose che voi firmate … e con quelle che aggiungiamo noi abbiamo sbloccato la situazione»?

Domanda 9. È vero o no che ci sono stati altri casi di minori, in carico ad enti autorizzati diversi da Ai.Bi., la cui sentenza di adozione è stata revocata dalle autorità giudiziarie locali per diversi motivi? È vero o no che, però, per le coppie abbinate a questi minori e a differenza di quelle citate nell’articolo, lei ha autorizzato il riabbinamento con altri minori in stato di adottabilità e quindi la conclusione dell’iter adottivo nella Repubblica Democratica del Congo?

Domanda 10. È vero o no che, ad oggi, non è aperta su Ai.Bi. alcuna indagine o verifica? È vero o no che, in particolare, lei aveva comunicato ad Ai.Bi., con un provvedimento peraltro mai ratificato dalla Commissione, l’avvio di una verifica nel settembre 2014, a cui non ha fatto seguito alcun atto né richiesta di chiarimenti e che, secondo la normativa vigente, tale verifica si è conclusa 180 giorni dopo?


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