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Famiglia & Minori

Disagio infantile, in Europa è arrivato il momento di essere concreti

A Bruxelles è andata in scena la conferenza annuale della principale rete europea che si occupa di disagio minorile che ha lanciato un appello ai governi perché si investa maggiormente nei bambini. «Quello che i 20 giovani membri del comitato chiedono con forza è di affiancare alle grandi visioni universali azioni concrete che aiutino queste visioni ad avere un impatto reale», spiega il presidente di Albero della Vita, Ivano Abbruzzi

di Lorenzo Maria Alvaro

Eurochild, la principale rete europea che si occupa di disagio infantile e che raccoglie oltre 140 realtà sociali, si è riunita a Bruxelles per la tradizionale conferenza annuale. La domanda cui il meeting si proponeva di rispondere era "Perché l'Europa ha bisogno di investire nei bambini?".

«La novità più importante», spiega Ivano Abbruzzi, presidente Albero della Vita e membro di Eurochild, «è stato il comitato di venti giovani che hanno curato l’organizzazione, lo svolgimento e il coordinamento della conferenza».

E proprio da questi 20 giovani è anche arrivata la declaration conclusiva dei lavori. «Una delle note più piacevoli», sottolinea Abruzzi, «molto lontana dal gergo politico. Un testo che ha un tono innovativo. È la voce di giovani che parlano dei giovani e dei propri problemi».

“Chi fa parli di più, chi parla faccia di più” è il titolo del testo (scaricabile in allegato) che, redatto insieme ai partecipanti, chiede ai governi europei e ai membri del Parlamento europeo di investire nei bambini.

Non un investimento generico ma concentrato su 4 punti specifici:

  • Coinvolgere i bambini ei giovani nel processo decisionale; che lo rende un requisito in tutti i paesi dell'UE e coloro che vogliono aderire all'Unione europea;
  • Monitorare e riferire su come il denaro pubblico viene speso per i bambini, e permettere ai bambini di impegnarsi in pianificazione del bilancio;
  • Sviluppare la formazione ai diritti con i bambini e offrire ogni bambino passaporto diritti dei bambini per informarli dei loro diritti; e
  • Integrare i bambini rifugiati e le persone colpite dalle migrazioni; assicurare che ricevono uguale protezione e l'accesso al proprio diritto di crescere in un ambiente sicuro, idealmente con la propria famiglia.

«Quello che questi giovani stanno chiedendo con forza è discendere con i piedi per terra. Di affiancare alle grandi visioni universali azioni concrete che aiutino le visioni ad avere un impatto reale», sottolinea in conclusione Abbruzzi, «ed è una sorpresa piacevole che questo invito al pragmatismo arrivi da dei giovani. Ma non deve stupire. Sono ragazzi che sanno quello di cui parlano perché l’hanno vissuto. Sono stati rifugiati. E per questo svelano tutto quello che succede al pian terreno di queste vicende».


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