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Nella piazza di SocialFare le startup si fanno belle

Il centro per l’innovazione sociale di Torino è diventato un hub per giovani imprenditori sociali in cerca di investitori

di Diletta Grella

Non appena varchi la soglia di SocialFare, in via Maria Vittoria 38 a Torino, capisci subito di essere in un luogo dove nascono idee. E ti viene spontaneo rizzare le antenne, per cercare di assorbirne quante più è possibile. In ogni ufficio che si affaccia sul grande corridoio al piano terra, ci sono gruppi di giovani e meno giovani che discutono, lavorano al computer, partecipano ad incontri e tavole rotonde… E sulle pareti campeggiano scritte come “stay tuned”, “welfare”, “co-progettazione”, “change”, “sharing”.

«SocialFare è il Centro per l’Innovazione Sociale, nato nel 2013» spiega il presidente, don Danilo Magni, sacerdote della congregazione dei Giuseppini del Murialdo, «per noi innovazione sociale significa migliorare la vita delle persone in modo concreto, affrontando le sfide sociali quotidiane con soluzioni generative e inclusive. Il nostro lavoro va sostanzialmente in due direzioni. Da un lato siamo un acceleratore di imprese sociali, dall’altro sviluppiamo progetti che mettono al centro le sfide sociali contemporanee».

SocialFare ha lanciato il primo bando sull’accelerazione d’impresa l’anno scorso: le application sono state oltre 120 e tra queste ne sono state selezionate sedici. Chiarisce Laura Orestano, l’amministratore delegato: «Il programma di accelerazione si struttura in questo modo: all’inizio cerchiamo di informare le startup già costituite o le business idea che si stanno costituendo, spieghiamo loro il vero significato dell’impatto sociale, illustriamo le esperienze più significative nel settore. Subito dopo, iniziamo a lavorare con le nuove imprese sociali in modo personalizzato, in termini di strategia e di sviluppo del business. Le seguiamo dal punto di vista tecnologico, digitale, economico. Lavoriamo su identità del brand, comunicazione, benchmark. Le aiutiamo a preparare il business plan, a validare l’idea sul mercato e a gestire le tempistiche. Le rendiamo il più possibile appetibili per gli investitori. La sfida è quella di fare in modo che diventino sostenibili e che siano in grado di generare effettivo valore economico».

Giulia Pettinau, 34 anni, è titolare di una delle sedici imprese sociali accelerate da SocialFare: «La mia startup si chiama Sport Grand Tour e aiuta i bambini dai 5 ai 14 anni a scoprire la loro passione sportiva. Per me è stato fondamentale questo percorso di accelerazione. Quando apri una startup, ti viene chiesto di sapere fare tutto, ma è impossibile. Qui a SocialFare ho incontrato professionisti di vari ambiti che mi hanno dato una marcia in più, aiutandomi a sviluppare la mia idea e a renderla più concreta».

Ad affiancare SocialFare nel programma di accelerazione ci sono partner prestigiosi. Come il Consorzio TopIX, che mette a disposizione le proprie competenze tecnologiche e digitali. Da pochi giorni, ai partner si è aggiunto anche Oltre Venture, un fondo di venture capital di fama internazionale. «Si tratta del primo e, ad oggi, unico fondo in Italia di social venture, cioè di investimento in imprese che possono generare un benefico impatto sulla società e divenire replicabili e scalabili» prosegue Orestano.

Le sedici startup selezionate hanno da poco terminato il loro programma di accelerazione e nel mese luglio hanno incominciato a presentarsi agli investitori. «Il 28 giugno invece abbiamo lanciato la seconda call» prosegue Orestano, «Questa volta il programma di accelerazione sarà intensivo e durerà circa quattro mesi».

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Oltre che sul fronte dell’accelerazione d’impresa, SocialFare è impegnato anche in numerosi altri progetti. «Innanzitutto partecipiamo a bandi nazionali e internazionali che abbiano al centro l’impatto sociale» continua Orestano. «Poi sviluppiamo idee con partner che condividono i nostri valori. Stiamo per esempio collaborando con Planet Idea, una startup che progetta ecosistemi urbani intelligenti, con un focus specifico sul social housing». Non solo: «Con la onlus di Torino Enzo B, stiamo invece realizzando Net2Share, un nuovo modello di attivazione di reti di prossimità, a vantaggio dei più poveri». E poi c’è il tema dei migranti: «Abbiamo un focus incentrato sull’alfabetizzazione digitale dei bambini, in collaborazione con PubCoder, impresa innovativa che ha sviluppato un software di publishing digitale accessibile a tutti e molto flessibile, per generare contenuti personalizzabili. L’obiettivo è trasformare i più piccoli in ponti di inclusione sociale: se imparano più velocemente la nostra lingua e la nostra cultura, molto più rapido sarà anche l’inserimento dei loro genitori nella nostra società».

«Per me la bellezza di SocialFare sta nell’impegno quotidiano a creare reti di convergenza a livello locale, nazionale e internazionale:» conclude don Danilo, «reti ad alto impatto sociale, che, giorno dopo giorno, lavorano insieme per il bene comune. Mi piace pensare a questo percorso come ad una strada possibile verso la fratellanza universale».



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