Cooperazione & Relazioni internazionali

Quell’odio per il diverso, tra Giappone e Italia. Ovadia: «Abbiamo perso il senso»

In Giappone, come in California nel 2015, un ragazzo ha fatto una strage in un centro per disabili. Intanto in Italia si moltiplicano i casi di turisti indignati per la presenza di portatori di handicap nelle strutture ricettive scelte per trascorrere le vacanze. Ne abbiamo parlato con Moni Ovadia che non ha dubbi: «È il corto circuito di un'irruzione del non senso. È la patologia del non senso. L'incapacità ormai cronica di non saper avere a che fare con l'alterità»

di Lorenzo Maria Alvaro

Ieri un ragazzo di 26 anni, Satoshi Uematsu, armato di coltello è entrato in un centro per disabili ha ucciso 19 persone e ne ha ferite altre 20 a Sagamihara, nella prefettura di Kanagawa, a poche decine di chilometri a ovest di Tokyo. Una strage molto simile a quella che si verificò in California nel 2015. Intanto in Italia si moltiplicano i casi di proteste da parte di turisti spazientiti dalla presenza, nelle strutture ricettive, di avventori disabili.

«Ho prenotato questo viaggio per far divertire soprattutto i miei figli. Siamo arrivati e nel villaggio era presente una miriade di ragazzi disabili. Non per discriminare, ci mancherebbe: sono persone a cui purtroppo la vita ha reso grandi sofferenze. Ma vi posso assicurare che per i miei figli non è un bello spettacolo vedere dalla mattina alla sera persone che soffrono su una carrozzina. Bastava che la direzione mi avvisasse e avrei spostato la vacanza in altra data. Sto valutando o meno di intraprendere una via legale per eventuali risarcimenti». Scrive un utente su Tripadvisor al Villaggio Lido d’Abruzzo di Roseto.

Per provare a capire abbiamo parlato con l'attore teatrale, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante italiano Moni Ovadia che non ha dubbi: «È la normalità per una società che ha dimenticato chi è, da dove viene, e dove vuole andare. Siamo ormai privi di ogni capacità non solo di porvare compassione ma di avere a che fare con qualunque cosa che sfugga alla logica del consumo e della prestazione. I disabili fanno paura, perché sono uno specchio. Lo specchio delle nostra misera umanità».


Nel dicembre del 2015 in California c’era stata una strage in un centro per disabili. Ieri in Giappone un ragazzo armato di coltello ha ucciso 15 persone. Anche questa volta lo ha fatto in un centro dedicato a portatori di handicap. Cosa sta succedendo?
Secondo me c’è un fenomeno strano. Una generalizzata perdita di senso, di misura delle cose. Non ci sono più argini morali, argini etici. Né che vengano da una visione laica né che vengano da una visione religiosa.

Intanto in Italia su Tripadvisor cominciano ad essere “normali” le recensioni negative nei confronti di quelle strutture ricettive che accolgono anche disabili. Abbiamo un problema con il diverso?
È davvero singolare che in un Paese come in Italia che, per dirla con Benedetto Croce “non possiamo non dirci cristiani” quei valori cristiani sono usati ormai solo per farneticazioni. Anche dopo l’attentato terrificante di Nizza il giorno dopo la gente era in spiaggia a prendere il sole e giocare. Con l’aria tipica di chi non vuole essere perturbato dalla vita. Dal dolore, dalla morte e dalla sofferenza, che fanno parte della vita. Ci rifiutiamo di misurarci con la realtà, parlando in totale libertà, senza coordinate. Siamo entrati in un’ipertrofia della comunicazione senza filtri. Ognuno dice la prima cosa che gli viene in mente. Basta guardare i social media che poi diventano i social. Senta che parola schifosa. È una lingua aziendalista, puramente a senso unico e ormai vuota. Siamo anche senza più parole.

A quali valori si riferisce?
Quali sono i valori, i famosi valori giudaico-cristiani? Il primo, il pilastro fondativo è l’accoglienza dello straniero. Nella Torah è ripetuto molte volte. Lo stesso vale per la Bibbia e anche per i Vangeli. San Paolo fa dire a Gesù: “ciò che fai allo straniero lo fai a Me”. Questi sono i nostri valori identificativi della nostra radice.

Un conto però è la paura dell’altro quando si parla di immigrazione o terrorismo. Qui stimo parlando di persone deboli, che magari soffrono. Dov’è finita la nostra capacità di provare empatia?
Lo straniero è colui che non ha protezione. La parola straniero ebraica è gher che vuol dire anche convertito e residente. Allora è il residente che non ha titolo. Mentre l’autoctono che ha titolo di essere parte di un tessuto lo straniero risiede senza una titolarità burocratica e appartenenza. Colui che non ha la sua integrità fisica o mentale è in qualche modo non ha titolarità perché sprovvisto delle condizioni. Cosa ha fatto la grande etica giudaico-cristiana? Che tu attribuisci la titolarità all’essere umano per il solo fatto di essere nato. I disabili ricevono una titolarità perché noi dichiariamo che l’etica dell’esistenza è superiore a qualsiasi altra condizione che noi dichiariamo accessoria. Un uomo senza gambe rimane uomo. E noi lo dichiariamo nella sua piena titolarità di essere umano perché abbiamo scelto così, abbiamo scelto di fondare la nostra società identificando l’impronta divina il fondamento del valore della persona. C’è un momento in cui l’umanità ha operato una scelta. Ed è il momento in cui arriva il dio del monoteismo. Così arrivano integrità e sacralità dell’essere umano. Così l’umanità ha imboccato un cammino. Ora, tornando a noi, abbiamo ad un certo punto, lo denunciava Pasolini, l’umanità ha continuato a trasgredire questi principi perché ha sempre scelto la logica del potere, la logica della dominazione sugli altri. Quando il potere è mutato ed è diventato consumo. Il consumismo prevede una concezione della vita edonistico e puramente strumentale. Ciò che è importante per la nostra società di cosa ha bisogno? Dell’uomo sano, integro. Ha bisogno del consumatore non dell’essere umano. Di qualcosa che sia corrispondente a modelli estetici. Ecco da dove arriva il fastidio della carrozzella. Quando un disabile non ti crea problema? Quando il tuo punto di riferimento è il valore integro dell’essere umano.

E l’empatia?
Nel momento in cui il mezzo sostituisce il fine, cioè ciò che è importante è la finalità e non l’essenza non c’è più sensibilità e empatia. Si è corrotto tutto. Infatti c’è il politically correct. Si è arrivati a corrompere il linguaggio. Il risultato non può che essere che quelle persone che sono eticamente meno formate e prive di educazione si lasciano andare. E allora quello che sta succedendo è normale in questo contesto. Questa è la società che siamo diventati. Non ci sono voci autorevoli, a parte quella del Papa, che però viene spesso coperta dalle grida di sedicenti cristiani. Ma la perdita più grande rimane il senso. Che genera l'incapacità di avere a che fare con l'alterità. tutte le alterità. Pensiamo alle donne, pensiamo ai migranti, pensiamo ai disabili. Oggi ogni alterità è una faglia di conflitto. Un motivo di scontro.

Ma cosa si può dire a chi si comporta così?
Spiegargli che è importante rispettare un disabile. Per un motivo banale. Perché guardando la sua fragilità si impara la propria povertà umana. Una cosa per cui bisognerebbe ringraziarli. Lo so fa paura, mette a rischio la nostra vita tranquilla. Ma essere uomini fa paura.


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