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Riparto del fondo per gli alunni disabili, le critiche della Fish

«Fissare il riparto sulla base della spesa storica è un atto miope, non equo e discriminatorio», spiega Vincenzo Falabella. Inoltre sono state estromesse le regioni a statuto speciale, in modo del tutto immotivato: «tale scelta di fatto avvantaggia alcune Regioni e ne danneggia pesantemente altre. E con esse i cittadini che vi abitano».

di Redazione

È «molto negativo», il giudizio della Fish su quanto sta accadendo in materia di diritto allo studio delle persone con disabilità. «Il Parlamento ha tentanto di mettere una pezza nell’ultima legge di stabilità prevedendo uno stanziamento di 70 milioni per "accompagnare" il processo di trasferimento/soppressione delle competenze e delle risorse delle Province», ricorda Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap. La pezza però sostiene espressamente «le funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali, ma dimentica le funzioni relative al trasporto scolastico».

Il decreto di riparto di queti 70 milioni è approdato solo il 21 luglio – a meno di 60 giorni dall’inizio dell’anno scolastico – in Conferenza Stato Regioni, riservando secondo la Fish «amare sorprese e sollevando non poche perplessità». La prima riguarda i criteri del riparto, che prevedono che il 60% del “fondo” sia assegnato sulla base della effettiva presenza di alunni con disabilità e il 40% si basi sulla spesa storica di ciascuna Regione (ricordiamo però che i 30 milioni del 2015 erano stati interamente ripartiti in base al criterio della sola spesa storica). «Fissare il riparto sulla base della spesa storica è un atto miope, non equo e discriminatorio», spiega Falabella. Inoltre sono state estromesse le regioni a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia, in modo «del tutto immotivato. Tale scelta di fatto avvantaggia alcune Regioni e ne danneggia pesantemente altre. E con esse i cittadini che vi abitano. Con questa scelta, che genera figli e figliastri, il Governo abdica al suo dovere di promuovere servizi omogenei – prima ancora che livelli essenziali – su tutto il territorio nazionale. Anziché intervenire per rimuovere le differenze di quantità e qualità dei servizi, accetta e accentua le cause di una profonda disparità territoriale assumendo criteri iniqui», continua il presidente della Fish.

La FISH ha richiesto un intervento di segno contrario a Gianclaudio Bressa, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli affari regionali e le autonomie.

Foto S. Keith/Getty Images


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