Welfare & Lavoro

Micah, down e modello come la mamma

La storia di Amanda Booth e di suo figlio sta spopolando sui social. Lei modella di base a Los Angeles ha aperto un profilo per postare le immagini con il piccolo che ora ha due anni e oltre 50mila fans ed è diventato un modello di "Changing the face of Beauty" una campagna per l'inclusione nella pubblicità di tutte le abilità

di Antonietta Nembri

Amanda Booth è una top model da oltre dieci anni e ora sogna di posare per delle campagne pubblicitarie con il figlio che di anni ne ha appena compiuti due e che ha la sindrome di Down. Un desiderio ormai possibile dal momento che il piccolo è sotto contratto con l’agente di sua madre e da poco è anche un modello di “Changing the Face of Beauty” una campagna che promuove l’inclusione con qualsiasi abilità nelle campagne pubblicitarie.

Una storia molto bella che è stata pubblicata sul Closemag.fr e che su facebook è stata segnalata dalla Fondazione Jérôme Lejeune.

Ma basta andare su Instagram per scoprire i tanti fans sui quali Amanda Booth e il figlio Micah Quinones possono contare. La mamma ha quasi 73mila followers e aveva aperto un profilo anche per il piccolo Micah che oggi conta oltre 50mila fans e si presenta con queste parole: “Sono un ragazzo. Ho i capelli lungi, non preoccuparti”. Il profilo “Life with Micah” era stato aperto per postare le immagini del piccolo, poi quando gli è stata diagnosticata la sindrome di Down la madre ha realizzato che avrebbe potuto usarlo come piattaforma per educare altre famiglie che vivevano la loro condizione.

Amanda è una donna molto bella e con il compagno Mike forma una bella coppia «Tutti ci dicevano “fate dei bambini, non potranno che essere magnifici”. Non vi racconto le pressioni che abbiamo avuto dopo il nostro matrimonio e oggi posso dire che avevano ragione: nostro figlio è più che bello» si legge nel racconto su Closemag.fr. Ed è solo quando il piccolo Micah ha tre mesi che arriva la conferma della sindrome di Down. «Abbiamo sempre rifiutato di fare dei test durante la gravidanza. Le ecografie erano buone e comunque anche se ci fosse stato un problema – racconta ancora Amanda – questo non avrebbe cambiato niente. Avrei portato a termine la gravidanza, per cui perché stressarsi?».

Alla nascita di Micah il medico avrebbe voluto fare subito degli esami perché sospettava la trisomia 21, ma i genitori hanno rifiutato perché non volevano far soffrire il piccolo poche ore dopo la nascita. «A parte gli occhi a mandorla, come quelli del padre e le sue orecchie piegate non aveva altro sintomo. Oltretutto il suo cuore era perfetto, contrariamente a certi casi di trisomia». Dopo la diagnosi l’unica preoccupazione rivela sempre Amanda Booth riguardava il futuro del figlio. Ma con il passare del tempo «abbiamo letteralmente dimenticato che avesse la sindrome di Down. Al momento ci assomiglia così tanto che per noi è impossibile vederlo con la sua malattia».

E per spiegare il suo sogno di posare con lui Amanda Booth sottolinea come Micah «adori posare davanti all’obiettivo. Ha uno sguardo incredibile. E ora il mio sogno è quello di lavorare con lui».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA