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Mettere in campo atti concreti e immediati. Insieme

La riflessione del segretario generale di Cittadinanza attiva: Mettere in sicurezza l'Italia è sicuramente un investimento di cui non si può fare a meno, ma far sì che quando le strutture vengono messe in sicurezza o ristrutturate lo siano davvero è un imperativo da paese serio e "normale"

di Antonio Gaudioso

Il bilancio in termini di morti e senza tetto aumenta ora dopo ora ed ancora non è definitivo. Le squadre di soccorso stanno facendo un lavoro straordinario, sia quelle "istituzionali" che i tantissimi volontari che dell'impegno del quadro degli interventi di protezione civile hanno fatto una scelta di vita. Le immagini che vediamo, i racconti che sentiamo da amici e colleghi che sono nelle zone colpite sono un pugno nello stomaco, ci provocano angoscia, sconforto, rabbia, indignazione. Tutti sentimenti e stati d'animo comprensibili in questo momento ma che se non trasformati in determinazione rischiano di restare lì, senza sbocco.

La determinazione ci serve per capire cosa è successo, come è successo e, nei limiti del possibile, evitare che accada di nuovo.

Lo dobbiamo alla memoria di chi non c'è più ed a chi c'è ma in tanti casi ha perso tutto e dovrà trovare la forza di ricominciare.

In queste ore in tanti si stanno impegnando per mettere insieme il meglio delle energie e sostenere le popolazioni colpite. L'esempio della comunità de L'Aquila, che in parte ancora vive questa ferita, è bellissimo e, per restare ai nostri compagni di strada civici, Slow Food e Action Aid si sono attivate immediatamente, gli amici della Confederazione Italiana degli Agricoltori altrettanto. E tutti con atti concreti, di sostegno immediato.

Così come i tanti amici e colleghi di Cittadinanzattiva che in queste ore da ogni angolo del paese stanno lavorando con le nostre segreterie regionali di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria. Vorrei ringraziare tutti per il grande lavoro che stanno svolgendo per sostenere le comunità locali. E' quello di cui c'è bisogno in questo momento.

Ma nei prossimi giorni dovremo fare qualcosa in più, insieme, coinvolgendo i cittadini attivi di altre organizzazioni. Con quella determinazione di cui parlavo prima.

Vorremo capire perché anche questa volta, come in altre occasioni, in casi di terremoto gli edifici pubblici, in molti casi da poco ristrutturati, sono i primi a crollare. La scuola di Amatrice crollata e da poco ristrutturata con importanti risorse (parte delle quali dai fondi del terremoto dell'Aquila…), l'Ospedale di Amatrice chiuso, quello di Amandola chiuso, chiese ed altri edifici pubblici pericolanti e crollati.

Dobbiamo sapere, lo dobbiamo a chi non c'è più e a chi resta.

Perché, nel paradosso del circolo vizioso, il rischio che l'impresa che ha recentemente ristrutturato strutture crollate possa ricostruirle nel post terremoto è più che concreto. E questa sarebbe una ulteriore beffa.

Mettere in sicurezza l'Italia è sicuramente un investimento di cui non si può fare a meno, ma far sì che quando le strutture vengono messe in sicurezza o ristrutturate lo siano davvero è un imperativo da paese serio e "normale".

Nelle prossime settimane, appena la fase della prima emergenza sarà superata, sarà il nostro impegno.

Nella foto di cover un'immagine del Festival della Partecipazione che ha avuto luogo all'Aquila lo scorso numero


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